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martedì, Maggio 6, 2025

Le dittature serrano i cuori: il viaggio di Stefano Bisi nella memoria antifascista

Nel centenario dell’uccisione di Giovanni Becciolini, da un libro il monito contro l’oppressione e un invito a studenti, istituzioni e cittadini in tutta Italia a preservare la memoria storica

Stefano Bisi, con il suo libro “Le dittature serrano i cuori” sta percorrendo l’Italia per far comprendere il valore della libertà e della democrazia.  Esprimere un monito contro l’oppressione e un invito a preservare la memoria storica.   

Del libro abbiamo parlato il 2 novembre. Vi si ricostruisce la tragica vicenda di Giovanni Becciolini, massone e antifascista ucciso a Firenze nella “Notte di San Bartolomeo” del 3 ottobre 1925.

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Stefano, dopo aver presentato il libro oltre che a Siena, in diverse città italiane, tra cui Firenze, Roma, Milano e Colle Val d’Elsa, hai notato differenze tra i territori in termini di sensibilità e interesse? Quali sono le realtà che si sono mostrate più pronte a raccogliere e rilanciare questo ricordo?

“Sono molte di più le città dove ho presentato “Le dittature serrano i cuori”. Tra queste c’è anche Siena, dove il libro è stato occasione di incontro all’Istituto storico della Resistenza e all’Accademia dei Rozzi. L’interesse c’è ovunque perché c’è curiosità attorno a una pagina storica dell’antifascismo un po’ dimenticata. Sono passati cento anni”.

Il corpo martoriato di Becciolini venne trovato in una strada centrale di Firenze. Qual è oggi il rapporto della città con quella memoria? Ci sono segni visibili, luoghi della memoria, riconoscimenti pubblici?

“Sul muro del mercato di San Lorenzo, in via dell’Ariento, c’è una lapide seminascosta dalle bancarelle e poco leggibile. Il Comune di Firenze ha dedicato una via a Giovanni Becciolini e ogni anno una corona viene deposta sulla tomba al cimitero di Trespiano”.

C’è stato nel tempo un oblio istituzionale intorno alla sua figura. Perché secondo te? Era scomodo per qualcuno ricordarlo?

“No no, l’oblio istituzionale non c’è stato. Pensa che 50 anni fa il sindaco Elio Gabbuggiani, comunista, convocò il consiglio comunale straordinario per ricordare la tragica Notte di San Bartolomeo del 3 ottobre 1925 quando vennero uccisi Becciolini, Gustavo Console e Gaetano Pilati”.

Ha trovato disponibilità nei comuni, nelle scuole, nelle associazioni culturali a inserire questa vicenda tra i momenti stabili della memoria democratica?

“Sì, ho trovato disponibilità. Del libro ne ho parlato al Gabinetto Vieusseux, alla Fondazione Spadolini-Nuova Antologia, alla Fondazione Paolo Murialdi, nella sede del consiglio regionale della Toscana e l’8 maggio nella sede della giunta regionale e in tanti altri luoghi con presenze importanti di amministratori pubblici, storici e giornalisti. E’ previsto un incontro con una scuola di Fasano, in provincia di Lecce, ma sarebbe giusto che di questa pagina storica si parlasse soprattutto tra gli studenti fiorentini”.

Il 2025 segnerà il centenario dell’uccisione di Becciolini. Pensi che si possa arrivare a quella data con un programma condiviso, di iniziative? Qualcosa che resti anche dopo le celebrazioni?

“Il libro è uscito alla fine del 2024 proprio come una sorta di promemoria per istituzioni pubbliche e associazioni in vista del centenario. Propongo un Itinerario per la Libertà: la sera del 3 ottobre potremmo fare un pellegrinaggio laico, in via dell’Ariento dove venne trucidato Giovanni Becciolini, in via Bertelli dove venne ammazzato Gustavo Console e in via Dandolo dove gli squadristi spararono a Gaetano Pilati”.

Secondo te oggi, in un contesto dove le parole “fascismo” e “antifascismo” sono spesso banalizzate o strumentalizzate, qual è il valore di una memoria come quella di Becciolini? Può ancora parlare ai giovani?

“E’ il valore del ricordo di chi capì, da giovanissimo, che il fascismo portava alla soppressione della libertà”.

Esistono altre figure simili a quella di Becciolini, dimenticate o sottovalutate, che meriterebbero una riscoperta pubblica?

“Quando cominciai a interessarmi della figura di Becciolini ‘incontrai’ le vittime di quella Notte, il corrispondente dell’Avanti Gustavo Console, massone, e il socialista Gaetano Pilati. Mi hanno appassionato le loro storie e anche quelle dei familiari che hanno dovuto sopportare soprusi di ogni genere”.

Se tu potessi esprimere un desiderio, oggi, per dare continuità e forma concreta a questo impegno sulla memoria, cosa chiederesti alle istituzioni e alla società civile?

“Intanto vorrei che il centenario di quella Notte dell’Apocalisse, come la definì Vasco Pratolini, venisse celebrato in maniera adeguata”.

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