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martedì, Luglio 8, 2025

Area Senese: va costruito nuovo patto tra Comuni, Provincia e Regione

Intervista a Simone Vigni del Pd: “Necessaria una governance stabile e condivisa, con il supporto attivo della Regione per cooperazione strategica”

Simone Vigni, perché si torna a parlare di governance sovracomunale nel Senese?

“Un vecchio detto recita che l’unità fa la forza,  ciò vale anche e soprattutto  nel campo amministrativo della cosa pubblica, dove la forza viene data principalmente non da l’estensione territoriale ma bensì dalla densità demografica. Le risorse calano in modo evidente ed occorre ottimizzarle su di una fetta di popolazione più ampia. Superare il “campanilismo” è oggi come non mai un aspetto fondamentale per la crescita e lo sviluppo, senza voglie di conquista sia ben chiaro. Il capoluogo negli ultimi anni ha perso in modo esponenziale la sua attrattività con una decrescita demografica che sembra inarrestabile, serve mettere a rete con gli altri territori strumenti condivisi, semplificando la cosi detta copianificazione”.

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“Perché – riprende Vigni – ormai è evidente che i comuni, soprattutto quelli più piccoli, non riescono da soli a far fronte a sfide complesse. Il territorio cambia, le esigenze aumentano e le risorse calano.  E il capoluogo sta perdendo terreno nel confronto competitivo con le città vicine. Serve un salto di scala, ma non nel senso di fondere i municipi: serve invece pensare e agire insieme, con visioni comuni e strumenti condivisi. Sanità, scuola, trasporti, promozione turistica, sostenibilità ambientale: nessuna di queste partite si può vincere da soli”.

Qual è oggi l’ostacolo principale?

“Manca una vera volontà politica che faccia superare divisioni come ho detto prima dei “campanili”, fare sintesi non è certo facile quando si pensa solo al proprio orticello e alla propria visibilità. La regione Toscana nel corso degli anni ha promulgato bandi, progetti e inviti alla collaborazione fra comuni su più ampia scala. Anche il progetto governativo di unione dei comuni qui da noi è sostanzialmente fallito, credo che sia arrivato il momento dove si passi dagli inviti a mettere in campo veri strumenti. Manca una regia. Manca un supporto continuativo che renda possibile una vera cooperazione istituzionale. La Regione Toscana, che pure negli anni ha promosso bandi e progetti, non ha ancora aperto un cantiere vero e proprio su questo tema. Bisogna uscire dalla logica degli inviti alla collaborazione e passare agli strumenti strutturati: tecnici, finanziari, politici”.

Come si collega questa necessità al contesto senese?

“Il territorio senese è in un contesto delicato: è vero che ha caratteristiche varie e scarsamente omogenee, le aree interne sono sempre più un contesto da cartolina che da vita reale, i servizi essenziali sono garantiti sempre con maggiore difficoltà, e per questo serve una forma di governo sovracomunale con poteri sia di indirizzo che di attuazione, e sia chiaro non per annientare le individualità e le diversità che sono un valore, ma per trovare soluzioni condivise allo stesso di tipo di criticità. Il Senese vive una transizione delicata. C’è chi fatica a mantenere i servizi essenziali, chi prova a valorizzare i borghi con nuove energie, chi si affida ai fondi europei. Ma senza una cornice comune si rischia di disperdere ogni sforzo. Serve una governance sovracomunale stabile. Questo non vuol dire annullare le specificità, ma riconoscere che i problemi sono condivisi, e che anche le soluzioni devono esserlo”.

In passato ci fu una proposta in questo senso: lo SMAS.

“La mia opinione personale è che purtroppo questo strumento è rimasto solo sulla carta e nella testa di amministratori lungimiranti, poteva essere l’inizio di un percorso quanto mai oggi necessario. Non a caso in altre zone della Toscana progetti similari sono stati portati a compimento. Credo fermamente che dovremmo riaprire quel dossier. Lo ripeto, da soli si va più veloci ma  in tanti si va più lontano. Un patto nuovo, con altri strumenti che metta a regime una collaborazione fattiva e produttiva fra regione, provincie e comuni”.

Uno strumento che dia risorse in base a progetti e in modo diffuso e non per amicizia…

“Sì, ma è rimasto sulla carta. Quella proposta avrebbe potuto rappresentare un laboratorio avanzato, anticipando ciò che ora si sta facendo in altre zone della Toscana. Purtroppo non è andata così, ma oggi le condizioni sono più mature. Dovremmo riaprire quel capitolo, magari con altri strumenti, ma con la stessa ambizione: costruire un patto nuovo tra Comuni, Provincia e Regione”.

Siamo vicini alle elezioni regionali. È il momento giusto per aprire il dibattito?

“Ad essere sinceri dovrebbe già essere iniziato, il tema della copianificazione (non solo urbanistica) e della sua attuazione dovrebbe essere al centro del programma del centrosinistra, ma temo che non lo sarà come non lo è stato. Programmare, ascoltare e condividere sono aspetti difficili che la politica e gli amministratori stanno sempre più trascurando; si governa sempre più spesso l’emergenza e si trascurano visioni di lungo termine. Un esempio: finite le risorse del PNRR resteranno poche briciole da distribuire in futuro; senza una visone collettiva si rischia di usarle in modo scollegato e scarsamente produttivo, o peggio ancora di sprecarle”.

La regione Toscana deve essere traino per costruire politiche condivise?

“Lo è eccome. Le poche risorse che avremo, finito il Pnrr, senza coordinamento si rischia di sprecarle o di usarle in modo scollegato. Se la Regione vuole davvero valorizzare queste aree deve accompagnarle nel costruire politiche condivise, con continuità, ascolto e strumenti. È una sfida di visione e di metodo”.

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