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sabato, Giugno 21, 2025

Chianciano Terme e il confine sottile tra accoglienza e legalità

Il caso del rimpatrio volontario assistito riaccende il dibattito su integrazione e sicurezza

È di ieri, 19 giugno, la notizia del rimpatrio volontario assistito di un cittadino senegalese di trent’anni, accompagnato con volo a Dakar dopo essere stato ritenuto dalle autorità “pericoloso per la sicurezza pubblica”. Una vicenda che arriva a seguito delle sollecitazioni istituzionali avanzate ad aprile, quando la sindaca Grazia Torelli – insieme a tutta la Giunta comunale – si era fatta interprete del disagio crescente avvertito dalla cittadinanza, richiamando Prefettura, Questura e magistratura a un’azione risolutiva.

L’uomo, soggiornante in Italia dal 2022 grazie a un permesso per protezione sussidiaria, era stato raggiunto da una misura di prevenzione: un divieto di ritorno a Chianciano Terme per quattro anni, emesso dal Questore di Siena. Successivamente, rivolgendosi direttamente al Commissariato di Chiusi-Chianciano Terme, ha attivato tramite la Prefettura – con il supporto dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – la procedura per il rimpatrio volontario. Dopo la rinuncia formale alla protezione, il permesso di soggiorno è stato revocato, e nella giornata di ieri il giovane è stato accompagnato fino all’aeroporto di Fiumicino, dove è stato imbarcato su un volo diretto in Senegal.

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La sindaca Torelli ha commentato pubblicamente l’episodio come un atto conclusivo di una situazione ormai insostenibile. “Chianciano Terme – ha dichiarato – seguendo la sua storica vocazione solidaristica, è tra le comunità della provincia di Siena che offre il maggior contributo sul tema dell’accoglienza. Un’accoglienza che deve voler dire integrazione, solidarietà, sviluppo e futuro e non violenza, vandalismo e inosservanza delle leggi e delle regole di civile convivenza”. Il tono è quello di chi difende una linea chiara: mantenere l’equilibrio tra apertura e fermezza, tra dovere della solidarietà e necessità della legalità.

Il tema, è ovviamente più ampio della singola vicenda. Chianciano Terme, con la sua vocazione turistica, il suo tessuto sociale in trasformazione e la pressione crescente su servizi e convivenza, è anche un caso rappresentativo di molte realtà locali che si trovano a gestire un’accoglienza reale, quotidiana, spesso lasciata in carico alle autonomie locali più che ai livelli centrali. La questione dell’ordine pubblico non è marginale, ma neppure esaustiva. È su questo crinale che si gioca la tenuta del modello chiancianese: tra volontà di offrire opportunità a chi arriva e necessità di garantire tranquillità e coesione a chi vi abita.

L’episodio odierno chiude un percorso, e ci auguriamo riapre una discussione: l’accoglienza è un progetto complesso, che non si improvvisa. Chianciano Terme ha scelto di affrontarlo, con i suoi limiti e i suoi strumenti, rivendicando un ruolo attivo e una voce nel dibattito. Ora tocca alle istituzioni mantenere alta l’attenzione, non solo sulle emergenze, ma sulle politiche strutturali che rendano possibile, davvero, la convivenza.

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