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lunedì, Luglio 7, 2025

Non tutta la violenza è uguale

Parlare degli uomini maltrattati è legittimo, ma non può diventare un alibi per oscurare la violenza patriarcale che colpisce le donne

Che anche gli uomini possano subire violenze è un dato di realtà. Non va né negato né ridicolizzato. Le vittime maschili esistono, e in alcuni casi – nelle relazioni affettive, in ambito lavorativo, in contesti familiari o sociali – possono essere bersaglio di violenza fisica, psicologica, economica.

Possono essere vittime di altri uomini (pensiamo al bullismo, alle aggressioni omofobe, alla violenza carceraria, al mobbing) o, più raramente ma non eccezionalmente, anche da donne. Non è un tabù.

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Il punto, però, è che non tutta la violenza è uguale, e soprattutto non è uguale il contesto culturale, storico e strutturale in cui si manifesta.

La violenza maschile contro le donne ha una matrice specifica: nasce in larga parte da una cultura patriarcale, fondata sull’asimmetria dei poteri tra uomini e donne. Una cultura che autorizza, giustifica o minimizza la violenza agita dagli uomini nei confronti delle donne quando queste decidono, semplicemente, di essere libere. Libere di dire no, di separarsi, di non accettare ruoli subordinati.

Quando ho chiesto a una amica cosa pensasse della violenza sugli uomini, la sua reazione immediata è stata: “le donne sono maltrattate da secoli, fisicamente, psicologicamente, economicamente; se ora c’è qualche uomo non sarà poi un dramma”.

Questa frase, che può sembrare brutale, fotografa però un sentimento diffuso: la percezione che la storia della violenza subita dalle donne sia talmente profonda, sistemica e strutturale da rendere imparagonabile ogni altro discorso.

Iniziative come quella del VI municipio di Roma, dove viene istituito uno sportello per “uomini maltrattati”, suscitano polemica perché sembrano inserirsi non in una logica di sostegno e prevenzione, ma in una narrazione reattiva e negazionista. Come se parlare degli uomini vittime fosse un modo per riequilibrare – o peggio, delegittimare – il discorso sulla violenza maschile sulle donne. Ma non siamo di fronte a due fenomeni speculari. La violenza domestica non è un campo neutro dove le parti si equivalgono. È, storicamente e numericamente, un terreno in cui a colpire sono prevalentemente gli uomini e a cadere sono prevalentemente le donne.

Questo non significa che non si debbano aiutare gli uomini in difficoltà. Anzi, è giusto farlo. Ma senza mettere sullo stesso piano realtà radicalmente diverse, senza fare finta che la violenza sia sempre uguale, e soprattutto senza usare la figura dell’uomo vittima per oscurare o relativizzare il lavoro che da anni viene fatto, con fatica, dai centri antiviolenza e dalle operatrici.

La vera sfida, infatti, è culturale. E chi la combatte sa bene che il riconoscimento della specificità della violenza patriarcale è un passaggio imprescindibile. Sostenere il contrario, anche indirettamente, vuol dire rimettere in discussione ciò che ancora oggi, ogni giorno, porta donne a morire per mano di uomini che non accettano la loro libertà.

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