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lunedì, Luglio 14, 2025

Made in Italy sotto attacco

I dazi americani minacciano l’economia tricolore: tra diplomazia, numeri e allarmi, l’Europa prepara la risposta

Il colpo è arrivato con una lettera firmata da Donald Trump e indirizzata a Ursula von der Leyen: dal 1° agosto, gli Stati Uniti alzeranno le tariffe doganali al 30% su tutte le merci europee importate.

La comunicazione – avvenuta sabato 12 luglio – ha scatenato una reazione a catena che coinvolge tanto le cancellerie quanto le imprese. La nuova misura, spiegata dallo stesso Trump sulla sua piattaforma Truth Social, ha l’obiettivo di “riequilibrare il deficit commerciale americano”, ma il messaggio politico è chiaro: se Bruxelles risponderà, Washington alzerà ulteriormente il livello dello scontro.

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Le prime stime parlano chiaro: secondo la Cgia di Mestre, l’export italiano rischia perdite fino a 35 miliardi di euro l’anno, con un impatto negativo su PIL e occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno. Coldiretti, dal canto suo, prevede un crollo del comparto agroalimentare stimabile in 2,3 miliardi, mentre Confcooperative parla senza mezzi termini di “KO tecnico per le filiere produttive italiane”.

A essere minacciati sono alcuni dei simboli identitari dell’Italia nel mondo: il vino, la pasta, il Parmigiano Reggiano, l’olio extravergine, ma anche la moda, la meccanica di precisione, il farmaceutico e l’automotive. In particolare, il comparto lattiero-caseario è tra i più esposti: il Consorzio della Bufala Campana lancia l’allarme su possibili perdite del 50% nel fatturato verso gli USA, con rincari che potrebbero rendere inaccessibili i prodotti italiani sugli scaffali americani. Il Parmigiano, già soggetto a tensioni tariffarie in passato, potrebbe toccare il prezzo record di 50 € al chilo.

Codacons, guardando ai consumatori, prevede un aggravio della spesa pari a 4,2 miliardi annui, con un conseguente aumento dello 0,5% dell’inflazione. Anche l’acciaio europeo alza la voce: Eurofer teme che le nuove barriere commerciali producano un eccesso di offerta interna e aggravino la già difficile situazione industriale europea.

Ma l’Unione Europea non è rimasta a guardare. Secondo quanto confermato dal ministro italiano degli Esteri, Antonio Tajani, Bruxelles ha già pronto un piano di contromisure da 21 miliardi di euro, che scatterebbe in caso di fallimento dei negoziati. La Commissione europea, pur mantenendo aperta la porta del dialogo, si prepara alla possibilità di una rappresaglia economica. La presidente von der Leyen ha ribadito che “l’Europa vuole una soluzione negoziale, ma non può farsi intimidire”.

Dal fronte agricolo e produttivo italiano, si levano appelli accorati all’unità europea. La CIA-Agricoltori definisce i dazi “irricevibili” e chiede che l’UE resti compatta, evitando una guerra commerciale che potrebbe rivelarsi catastrofica. Le preoccupazioni riguardano anche l’occupazione: secondo le analisi più pessimistiche, in Italia potrebbero essere a rischio fino a 178.000 posti di lavoro, con un impatto diretto sul tessuto sociale delle aree a più alta vocazione manifatturiera ed esportatrice.

Siamo dunque davanti a uno snodo cruciale: da un lato, l’auspicio di evitare lo scontro frontale grazie alla diplomazia e a un possibile compromesso sul piano commerciale; dall’altro, la consapevolezza che l’Italia e l’Europa devono prepararsi a difendere il proprio sistema produttivo con decisione. Lo stesso settore vinicolo, attraverso l’Unione Italiana Vini, ha parlato di una “pagina nera” per l’export tricolore, esortando Bruxelles a non arretrare.

La prossima mossa è attesa entro fine luglio. Se la via negoziale dovesse fallire, il 1° agosto potrebbe segnare l’inizio di una nuova stagione di tensioni economiche internazionali, con il Made in Italy – da sempre sinonimo di qualità e tradizione – costretto a combattere per la propria sopravvivenza nel più grande mercato occidentale.

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