In duemila per una marcia silenziosa di testimonianze e poesia non contro qualcuno, ma dalla parte delle vittime civili di Gaza.
La fiaccolata per la Palestina, svoltasi a Chianciano Terme, ha registrato una partecipazione ampia e inattesa. Una manifestazione diversa dalle consuete, che non si è prestata alla “polemica politica”, ma ha voluto tenere fede al messaggio dei promotori.

Gli organizzatori, infatti, hanno chiarito fin dall’inizio che l’iniziativa non nasceva come atto di schieramento, bensì come gesto collettivo contro la crudeltà della guerra, contro l’uso della fame e della sete come strumenti di sterminio, e in memoria delle vittime civili.
Non una contesa di simboli, dunque, ma una richiesta spontanea, dal basso, aperta a tutti: credenti e non credenti, associazioni, cittadini comuni. “Non è il luogo delle polemiche” – hanno ribadito – ma un cammino silenzioso di testimonianza e solidarietà. Oltre duemila i partecipanti, molti dei quali giovani e giovanissimi, a confermarlo con la loro presenza.

Il programma della fiaccolata
Il corteo si è snodato lungo un percorso scandito da soste di riflessione, testimonianze e letture poetiche, in un intreccio di memoria e denuncia.
Saluto iniziale – Apertura con gli interventi di Clori Bombagli, consigliera delegata alla Pace e ai Diritti civili del Comune di Chianciano Terme, Paolo Piccinelli, vicesindaco, e Agnese Carletti, presidente della Provincia.
Prima fermata (Piazzolina dei Soldati) – La testimonianza di Lina Ghassan Abu Zayed, studentessa di Gaza la cui casa e università sono state distrutte, ha raccontato la resilienza di chi continua a curare e soccorrere tra le macerie. A seguire, la poesia di Yousef Elqedra, scritta durante un attacco che sterminò intere famiglie.

Seconda fermata (Porta del Sole) – L’intervento di Abu Said Ahmed, medico palestinese rifugiato in Italia, che ha ripercorso la storia della Nakba chiedendo lo stop alla vendita di armi, corridoi umanitari e giustizia internazionale. Sono state poi lette poesie di Dareen Tatour ed Heba Abu Nada, poetessa uccisa nei bombardamenti del 2023.
Terza fermata (Parcheggio Coop) – La registrazione della testimonianza di un’infermiera palestinese ancora a Gaza, seguita dalla poesia Se io dovrò morire di Refaat Alareer, scrittore e professore ucciso insieme alla sua famiglia in un raid aereo.
Quarta fermata (Porta Rivellini) – Era prevista la canzone Al Hurriye (“La canzone della libertà”), dedicata ai bambini palestinesi, ma per motivi organizzativi non è stata eseguita. Sono state invece lette poesie di Mosab Abu Toha sul significato di “casa” e sulla perdita quotidiana di intere famiglie.
Finale in Piazza Matteotti – Conclusione con l’intervento del cardinale Augusto Paolo Lojudice e i saluti finali. La manifestazione si è chiusa senza incidenti, con grande partecipazione e intensità.

Un cammino che resta
La fiaccolata ha evitato la trappola dello scontro ideologico, restituendo una narrazione chiara: da un lato un esercito potente, dall’altro una popolazione inerme che resiste.
Il corteo di Chianciano Terme ha dato voce a chi non ce l’ha più, ricordando che la pace non è un concetto astratto, ma una condizione concreta che nasce dal riconoscimento del dolore delle vittime.
Significativa anche la presenza delle istituzioni: il senatore Silvio Franceschelli, il vicepresidente del Consiglio regionale Stefano Scaramelli, i Sindaci dei dieci comuni della Valdichiana senese con le fasce tricolori. Una compattezza che ha sottolineato il valore dell’iniziativa, con la città di Chianciano Terme che si è proposta come organizzazione e luogo simbolico di incontro.
In fondo, come recitava una delle poesie lette lungo il percorso:
“Se io dovrò morire, tu dovrai vivere per raccontare la mia storia.”