In molti stanno ragionando e rimuginando sulla Siena che dovrebbe essere e sulla Siena che vorremmo. Insomma su dove dovrebbe andare la città del futuro.
Quasi tutti, se non tutti quelli che lo fanno, stanno pensando in realtà a come posizionarsi per le elezioni amministrative del 2023, quelle in cui si voterà per eleggere di nuovo il Sindaco e il Consiglio comunale di Siena.
E così prenderanno il via nuove associazioni e aggregazioni che si daranno l’obiettivo di diventare liste, in particolare motivate a conquistarsi il voto così detto civico, cioè persone al momento non tesserate ad alcun partito e movimento che possono esser spinte a impegnarsi sulla candidatura di un indipendente molto stimato e noto oppure su particolari temi della vita cittadina che li riguardano da vicino.
Il civismo ha delle regole e un retaggio, ma sarà la parola più usata e forse, da qualcuno, anche abusata.
Non che le preoccupazioni sul futuro non siano autentiche e tantomeno che non ci sia bisogno di un tale approccio al confronto politico. Siena ha bisogno di persone capaci di guardare lontano. Che siano in grado di vedere un futuro oltre la stagnazione e soluzioni ai problemi della città che cominciano dall’invecchiamento della popolazione, per andare al tema del lavoro: gratificante e dignitoso per la fascia demografica sotto i 35 anni, possibile e concreto per chi il lavoro lo ha perso suo malgrado senza aver raggiunto l’età pensionistica. Poi ci sono chiaramente i migliori servizi, almeno proporzionali all’incremento dei tributi e quell’idea latente, ma non del tutto concretizzata, di come sia possibile di esser città ospitale-intellettuale e non statico museo vivente.
Auguri. Le idee potrebbero esserci, ma il razzolare odierno non depone per l’ottimismo. In pochi sono quelli che si stanno preoccupando del fatto, semplice quanto banale che questi, di fine 2021 e quelli prossimi del 2022, saranno i mesi decisivi per decidere anche a Siena sul Pnrr e i progetti che la città presenterà per l’accesso ai futuri finanziamenti. In altre parole, ora e subito servirebbe la coesione su questa progettazione, il rischio è che questa programmazione conduca a risultati inferiori alle aspettative e si perdano occasioni importanti fino al 2026, anno in cui, forse, si riapriranno i giochi.
E sarà questo di ora il parco progetti che costituirà il futuro della città almeno per quello che riguarderà le risorse eventuali che arriveranno dall’Europa.
Se il futuro dell’Amministrazione comunale, del suo colore politico, la continuità della giunta De Mossi si deciderà nel 2023 non sarà così per il parco progetti che potranno ricevere o meno i finanziamenti nei prossimi mesi.
Il futuro materiale si decide qui e ora. A cominciare in particolare dalle linee di rigenerazione urbana.
Qualunque sia il colore della prossima amministrazione l’eredità che prenderà in mano dipenderà dalle cose che l’amministrazione di oggi metterà a punto in questo scorcio di fine mandato.
Si dirà: è sempre stato così! Si però nessuno si era trovato nel post pandemia e in una grande operazione continentale di investimenti, se si eccettua il così detto Piano Marshall del dopoguerra in cui l’Italia, fresca Repubblica, avanzava senza la stretta dei particolarismi e dell’impianto burocratico evoluto che c’è ora.
C’è da dire che il sindaco De Mossi lo aveva detto con chiarezza in una conversazione con il nostro SienaPost (Guardare insieme al futuro di Siena – SienaPost) e aveva dato delle aperture e disponibilità al confronto.
Come sempre il tempo si incaricherà di dire “chi ha fatto cosa” e chi è stato sull’albero a cantare. Chi è la cicala e chi la formica.
Igor Zambesi