Luca Revelli, medico chirurgo del Gemelli di Roma, è forse il più antico degli amici del Festival della Salute che ne coniuga ogni anno una diversa qualità mediatica. Direttore scientifico del format “Zorba”, la trasmissione di Franz Campi che del Festival è il traino, lo riteniamo per effetto estensivo anche una delle eminenze grigie che supporta l’amico Paolo Amabile, direttore artistico, nella cernita del miglior assortimento di contenuti e personaggi.
Allora, professore, che ne pensa del programma scelto per Siena quest’anno? Il ritorno agli eventi in presenza è stato massiccio a Viareggio e così sarà anche a Siena. Quali sono le attrattive del programma che lei personalmente predilige?
“Sono un grande appassionato di tecnologia. Mi piace. Sono contento di vivere in questo momento di grandi trasformazioni, di fermenti tecnologici e di enormi potenzialità. Ogni giorno mi aspetto qualcosa di nuovo: sul lavoro e fuori. Amo la domotica: anche solo passare tra una stanza e l’altra e avere le luci che ti seguono. Oppure comandare ad un cilindretto di plastica – tra i libri della biblioteca – di riprodurre le musiche e le canzoni preferite. Per non parlare della possibilità di controllare sullo smartphone le stanze di casa quando si è lontani. Sono un tecno-amatore anche se forse un po’ tecno-plegico. Unica giustificazione: cerco sempre di utilizzare strumenti elettronici senza leggere le istruzioni. La tecnologia in ospedale e in sala operatoria mi affascina. E di questo si parlerà diffusamente durante l’appuntamento senese del Festival della Salute. La città toscana ha un’indubbia vocazione scientifica. Anzi: l’Amministrazione, l’Università e le aziende locali puntano molto al veloce riconoscimento di Distretto delle Scienze della vita. Per cui “Scienza, ricerca e innovazione: la salute futura” è un tema assolutamente appropriato e consono ai tempi e ai luoghi. Tecnologia e innovazione sono quasi sempre sinonimo di sicurezza e precisione. Entrambe hanno lo scopo di promuovere l’efficienza e la velocità del lavoro di équipe. Questo vale particolarmente in campo medico e soprattutto chirurgico. L’unico svantaggio sono i costi. In alcuni casi anche molto elevati. Ma in relazione alle brillanti outcome, amministratori illuminati riescono a concedere ai medici e ai chirurghi il meglio della tecnologia disponibile.
“Tecnologia – continua il prof. Revelli – significa anche cose semplici: dalle scialitiche (le “luci senza ombra” della sala operatoria) che si autoregolano per ridurre lo stress visivo dei chirurghi (autofocus e compensazione automatica delle ombre); ai lettini operatori con materassino visco-elastico e “riscaldino” ad aria, per migliorare il confort termico del paziente. Fino alla creazione di playlist musicali personalizzate (da riprodurre in sala operatoria) costruite secondo i gusti del paziente. Tecnologie semplici sono anche gli schermi 4K ultra HD per riprodurre immagini di esami radiologici, endoscopici e di telecamere ambientali (diafanoscopi digitali) o anche “solo” per dare al chirurgo la visione del campo operatorio (anche in 3D) di strutture piccole, fini e delicate da poter ingrandire per tre-dieci volte (chirurgia video-assistita). Negli ultimi vent’anni i progressi tecnologici in sala operatoria sono stati veramente straordinari. È il caso – ad esempio – degli interventi in video-laparoscopia che, iniziati negli anni Settanta, sono ormai diventati il gold standard in moltissimi campi (colecisti, surrene, chirurgia urologica, chirurgia digestiva, neurochirurgia…). Negli Stati Uniti le assicurazioni non rimborsano più le colecistectomie che non siano fatte per via laparoscopica. Oggi siamo arrivati alla chirurgia robot assistita: soprattutto per interventi urologici (prostata), di chirurgia endocrina (surrene), di chirurgia bariatrica (interventi per obesità patologica) e neurochirurgia. L’Italia è forse il Paese dove ci sono più robot-chirurghi in rapporto alla popolazione”.
“Per comunicare tutte queste novità – conclude il chirurgo romano -, il patron della manifestazione, l’instancabile Paolo Amabile – giunto alla XIV edizione della sua creatura – ha avuto un’idea geniale: il Festival multicanale. “Tutto quello che non si può fare in presenza si manda in rete”. Così non si perde niente. E si può seguire da lontano, in diretta, o – comodamente – “à la demande” su qualsiasi terminale. Un’altra grande scommessa di Siena è quella di immaginare alcuni scenari futuri: quelli delle nuove malattie (meno tumori, meno malattie cardiovascolari ma forse la comparsa di nuovi virus o altri patogeni), i nuovi farmaci, le nuove tecnologie (ospedale del futuro con nuovi criteri architettonici, nuove reti e infrastrutture), nuovi modi di spiegare e comunicare la medicina, la scienza, le malattie… e addirittura gli alimenti e la cucina del futuro”.
Lei è tante cose a conferma della sua grande preparazione. Da sempre predilige il mare… Ah, già, Lei è anche istruttore subacqueo. Vorremmo chiederle se il suo ruolo crescente al Festival si deve alle sue nozioni o alla sua capacità di esser personaggio che ispira fiducia e simpatia e sa spiegare alla gente comune aspetti complessi della medicina con termini semplici?
“Comunicare bene è fondamentale. In tutti gli ambiti. Quasi sempre non servono molte parole. Una brutta notizia corre già sulla mimica facciale. In medicina, in formazione, in urgenza-emergenza la comunicazione chiara, efficace e – quando possibile – empatica, è la medicina migliore. Sott’acqua è ancora più sintetica: ci sono i segnali, un vocabolario ampio e internazionale. Compagni di immersione a Ko Phi Phi Lee (Krabi, sud della Thailandia) cinque subacquei giapponesi che non parlavano inglese. La guida era malese. Sulla spiaggia nessuno si capiva (ad eccezione dei giapponesi tra di loro). Sott’acqua era tutta un’altra cosa”.
Sarà anche a Siena, ospite di qualche evento? Che cosa può dirci del suo rapporto con la città di Siena?
“Ho visitato quasi tutti i cento borghi e città più belli d’Italia. Siena è il fiore all’occhiello. Da ragazzo ho visto un Palio, da “spettatore transennato” nella parte centrale di Piazza del Campo. Poi ci sono tornato per altri Palii, per una collaborazione con un’azienda di Monteroni d’Arbia e per un convegno a Le Scotte quando – per un paio di anni – mi sono dedicato alla chirurgia pediatrica – Siena ha una cultura di eccellenza -. Una volta sono anche salito sulla Torre del Mangia a fare delle foto. Sarò a Siena per il Festival della Salute. Sono molto contento dell’opportunità di partecipare alla Tavola Rotonda su “Covid e Media”. Per l’argomento e per il parterre. Mario Pappagallo, Michele Musso e Federico Mereta sono giornalisti e divulgatori scientifici di grande esperienza. Insieme abbiamo seguito eventi internazionali… una trentina di anni fa… Non vedo l’ora di un selfie tutti insieme”.
Prevalente su tutto in questo momento è l’aspetto pandemia. Il freddo incalza, i parametri si alzano, tornano i timori di chiusure, la terza puntura è cosa fatta. Le chiederemmo di dirci cosa succederà, a sua previsione, nei prossimi mesi e prossimi anni…
“Il coronavirus non andrà via domani. Ci dovremmo convivere per anni. Ma presto diventerà un compagno di viaggio molto meno pericoloso. Gli esperti parlano adesso di Covid 4.0. Un’ultima – attesa – inevitabile “ondina”. A questo abbiamo dedicato la prima puntata di Zorba 2021. I malati ci sono. I positivi asintomatici pure. Nelle rianimazioni ci sono soprattutto non vaccinati. Per questo inverno suggerirei anche la vaccinazione anti-influenzale, per quanti più possibile”.
E ci piacerebbe stante le sue passioni comunicative di conoscere il suo pensiero sull’informazione medica che è stata data relativamente alla pandemia… L’impressione nostra è che – in una fase in cui pochissimi studi scientifici sono stati resi pubblici per mancanza di dati – siamo passati da un’informazione istituzionale a un’informazione partigiana: quelli che sì e quelli che no. Ha opinioni in merito?
“Non credo alle macchinazioni internazionali e ai complotti dei Grandi Fratelli. Ricerche importanti, validate dalla comunità scientifica, sono pubblicate su riviste open access. Significa che tutti – senza spendere un euro – possono leggere i risultati delle ricerche e farsi un’opinione. Ce ne sono alcune più importanti, altre superflue, alcune in contrasto con altre… Ma fa parte del mondo scientifico, libero, senza bavagli. Diverso è il discorso sull’infodemia (circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza), dei paradossi e delle bufale (fake news). Per parlare di argomenti molto delicati bisogna avere basi culturali e capacità critica”.
Chiuderemmo ponendogli una domanda non scontata. Quali le sue risposte alle domande che non le abbiamo fatto?
“Bella domanda, Anzi, bellissima. Mi diverte e mi apre spazi infiniti. La consegna di un enorme foglio bianco. In questo ci metto due colori: il blu e il verde. I miei preferiti. Che sono, poi, quelli che ho cercato di mettere anche nel FdS (soprattutto su Zorba – gatto di Luis Sepùlveda e Piattaforma multicanale del Festival – e nell’evento di Viareggio). Blu come: Salute blu. La salute che viene dal mare: con tutte le opportunità terapeutiche di sole, acqua e vento. L’alimentazione dal mare. Capacità stimolanti e rilassanti delle distese blu, utili in alterazioni del tono dell’umore. E tanto altro raccontato anche nelle “Pillole di Medicina del Mare”, rubrica fissa, settimanale di Zorba. Salute green è tutto il bene che può venire dal buono delle terre emerse. Aria pulita, erbe, piante, alberi, acqua sorgiva, spazi, silenzi ma anche attenzione e controllo del global warming, dell’anidride carbonica, ruolo dell’ozono, inquinamento da polveri e metalli pesanti… Tanti argomenti… E proprio ora che tentiamo di fare un consuntivo di due eventi in presenza (Viareggio e Siena) di quattro giorni ciascuno, e di una ventina di puntate di Zorba (con il contributo di almeno otto esperti a puntata: oltre 150 specialisti intervistati dall’ineguagliabile Franz Campi)… Ci accorgiamo di aver bisogno ancora di tanto, tanto altro tempo. La pagina bianca la concluderei con una fotografia di Mario Di Luca, finalmente sereno, che – con chilometri di macchina e di telefonate – sudore, ansia e preoccupazioni è il problem-solver del FdS. La prova: al Principino e al Teatro Puccini lo salutavano tutti. Alcuni lo rincorrevano per avere un libretto del programma, colla, scotch e buoni pasto”.
(Il professor Revelli lo scorso anno fu protagonista a Siena in due eventi in cui parlava della medicina e del mare. Ne ricordiamo uno: https://canale3.tv/aerosol-dosi-di-vitamina-d-e-nuoto-quando-il-mare-e-una-medicina-intervista-a-luca-revelli-al-festival-della-salute/).