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martedì, Dicembre 3, 2024

Ozono: attenzione ai parchi cittadini nei mesi estivi

E’ estate, il caldo è insopportabile. Cosa c’è di meglio che uscire di casa e andarsene a sdraiarsi nel più bel parco alberato della città per respirare un po’ di fresco. Sbagliato.

“E’ una pessima idea – ha spiegato Lorenzo Catania di Radarmeteo al Festival della Salute nel corso della Presentazione del film “La giostra del tempo senza tempo” -. Nelle ore calde in estate è meglio non stare nei parchi perché il rischio è quello di intossicarsi a causa dell’anidride carbonica”.

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Tutti noi pensiamo che stare al fresco all’aria aperta sotto agli alberi sia un’abitudine buona, invece no. In estate infatti l’ossigeno prodotto dalle piante e dagli alberi dei parchi cittadini attraverso la fotosintesi clorofilliana, aumenta l’ozono che in questo caso è un gas nocivo.

Lorenzo Catania

“Il processo che si scatena produce ozono che rimane in basso e questo non fa bene alla salute. Un fenomeno che si verifica in città nei mesi caldi, per questo le raccomandazioni sono quelle di stare in casa nelle ore più calde”.

L’ozono quindi in alcuni casi può essere nocivo…

“Questo si sviluppa nelle città nei mesi più caldi, quando le automobili scaricano biossido di ozono che insieme all’ossigeno e ai raggi solari e ultravioletti provocano un aumento dell’ozono. Quindi non solo l’anidride carbonica è un problema, sono tanti i gas e le combinazioni che creano situazioni nocive. Combinazioni che inquinano e fanno male, solo se sono oltre una certa soglia”.

E il famoso “buco dell’Ozono” cos’è?

“E’ un modo semplificato per spiegare che i cloro fluoro carburi, usati per le bombolette spray, riescono facilmente a passare in atmosfera e non tornano più giù perché molto leggeri. In questo modo impediscono il passaggio dei raggi ultravioletti e distruggono l’ozono. Da qui il modo di dire buco dell’ozono”.

Quali sono le conseguenze di questo fenomeno?

“Minore ozono, maggiore passaggio di raggi ultravioletti diretti, che possono fare danni alla pelle”.

Fenomeni come quello avvenuto in Sicilia in questi ultimi giorni, sono il risultato di un cambiamento climatico in atto?

“I piccoli cicloni ci sono sempre stati, soprattutto in mezzo al mare. Quando si avvicinano alla costa creano danni. Fenomeni che si verificavano ogni dieci anni. Oggi li vediamo ogni anno. Se dovesse aumentare la frequenza, si potrebbe parlare di un cambiamento in atto”.

E le alluvioni?

“Spesso le alluvioni sono la conseguenza di piogge intense, ma i danni conseguenti sono spesso e volentieri causati dall’errata cementificazione, in luoghi dove ci sono fiumi o torrenti. Quindi in questo caso non si può parlare di cambiamento climatico”.

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