Medico, attivista, politico e accademico. Alla Festa della Costituzione di Trequanda organizzata da Anpi Valdichiana, al tavolo con Mina Welby a parlare delle questioni ancora aperte per una sanità equa, c’era anche Vittorio Agnoletto, oggi responsabile scientifico dell’Osservatorio Coronavirus – https://www.medicinademocratica.org/wp/?page_id=9549 -, da lui fondato, e membro del comitato promotore europeo, oltre che coordinatore del comitato italiano, per la Petizione Europea Diritto alla Cura – Nessun profitto sulla Pandemia – anche https://noprofitonpandemic.eu/it/ -.
Agnoletto è anche docente di Globalizzazione e Politiche della Salute all’Università di Milano, i due temi fondamentali sui quali ha incentrato l’impegno di tutta una vita.
Prima, con la lotta contro l’Aids, da quando nel 1987 fonda la Lila, della quale è presidente nazionale fino al 2001. All’impegno medico si aggiunge quello sociale contro il business dell’Aids, che si manifesta nell’adesione al movimento contro la globalizzazione liberista.
Il 2001 lo vede portavoce della delegazione italiana al Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre – https://it.wikipedia.org/wiki/Forum_sociale_mondiale – e, in luglio, a Genova, in occasione del G8 – https://it.wikipedia.org/wiki/Fatti_del_G8_di_Genova -, dove si ritroverà ad assistere, impotente testimone, al pestaggio dei manifestanti nella scuola Diaz da parte della polizia.
La sua posizione di “antagonista” gli costò allora l’estromissione, per mano dei ministri Maroni e Sirchia, da tutti gli incarichi governativi che ricopriva fin dai primi anni ‘90, dalla direzione dei corsi di formazione sull’Aids all’Istituto Superiore di Sanità, alla Commissione nazionale per la lotta contro l’Aids al ministero della Sanità, al comitato nazionale di coordinamento contro la droga con il dipartimento Affari Sociali della presidenza del Consiglio.
Dopo l’esperienza al Parlamento Europeo come indipendente di Rifondazione Comunista/Sinistra Europea, torna a fare il medico del lavoro, senza dimenticare l’impegno contro la diffusione dell’Aids in Africa.
Agnoletto è anche speaker radiofonico di Radio Popolare su cui tiene la trasmissione 37.2 dedicata alla salute – https://www.radiopopolare.it/trasmissione/37-e-2/ -. Ha inoltre raccontato “Le verità nascoste sul G8 di Genova” – https://www.vittorioagnoletto.it/project/leclisse-della-democrazia/ – nello spettacolo L’Eclisse della Democrazia, realizzato e recitato con Marco Fusi e il suo gruppo musicale.
Il tema, nell’incontro di Trequanda, era sempre incentrato sull’articolo 32 della Costituzione – http://www.senato.it/istituzione/la-costituzione/parte-i/titolo-ii/articolo-32 -.
“Vi parlerò della mancanza di equità in sanità, prima a livello nazionale e poi internazionale” dice Agnoletto in apertura del suo intervento.
“Tanti cercano di modificare gli articoli – dice richiamandosi all’articolo 3 (È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che (…) impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”) -. La nostra Costituzione non affida il compito ad altre istituzioni per poi fare da arbitro. Affida un ruolo attivo perché gli enunciati non siano questioni di principio, ma diritti esigibili. In Sanità però si registra la situazione opposta”.
Agnoletto lei ci porta l’esempio della Lombardia…
“Accade che la Cgil chiede con una lettera all’Asl dati sui ricoveri sia in strutture pubbliche che private di persone colpite da Covid. La Rst Bergamo Ovest risponde: noi i dati non ve li diamo in quanto non possiamo, poiché in seguito alla riforma regionale la Sanità in Lombardia è un mercato e dobbiamo tutelare il segreto commerciale”.
Questa è la sanità che rischiamo di trovarci a livello nazionale – continua Agnoletto – una sanità dove il privato domina totalmente sul pubblico. Parliamo di una situazione di oltre 400 decessi Covid ogni 100mila abitanti – https://www.istat.it/it/files//2022/03/Report_ISS_ISTAT_2022_tab3.pdf –. Non c’è un caso simile nel mondo occidentale”.
Qualcuno potrebbe controbattere che la sanità lombarda è considerata d’eccellenza…
“L’eccellenza c’è sì, ma dove si crea il profitto. E pensare che il centrosinistra ha detto che dobbiamo generalizzare il modello lombardo. Il privato che interviene nella salute, in realtà sta investendo su malattie e malati. L’obiettivo della salute pubblica è nella prevenzione. Si capirà che i due interessi sono antitetici. La prevenzione toglie malati al privato. Il problema nasce quando la sanità pubblica viene gestita come privata. Alla fine del 2019 è stato registrato un allarme per diversi casi di polmoniti interstiziali. Dopo 40 giorni c’è stato il primo caso di Covid, ma senza che si sia fatto niente per prevenire l’evidente anomalia”.
“Se hai bisogno – continua – di una risonanza magnetica, di una visita oculistica, aspetti sempre 18 mesi, un anno. Il 58,2% di italiani nell’ultimo anno ha rinunciato a curarsi almeno una malattia, per difficoltà economiche. In genere i primi interventi che si tagliano sono la fisioterapia e il dentista. Tutto questo implica maggiori spese in altro e il costo sociale è alto. In Italia su 40 miliardi circa di spesa sanitaria privata, risulta una cifra di 5mila euro all’anno a persona”.
A livello mondiale il discorso sembra ancora più complesso…
“La partita sul Covid non è definitiva. Non sappiamo che cosa accadrà in autunno. Le varianti Omicron b4 e b5 risultano molto più infettive rispetto a b1. Occorre battersi sulla proposta di India e Africa di applicare una moratoria di tre anni sui vaccini – https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?approfondimento_id=15854 -. Senza i brevetti molte nazioni sarebbero in grado di produrre vaccini. Abbiamo fatto una campagna con testimonial come don Ciotti e Gino Strada, ma abbiamo trovato il muro. I governi italiano, francese e tedesco non toccano i brevetti. Biden ha cambiato idea, ma in Italia no. Silvio Garattini (scienziato e farmacologo, ndr) ha detto: non vi importa niente della giustizia e dei diritti? Agite almeno in nome di un sano egoismo”.
Qual è la situazione odierna in fatto di vaccini?
“Quelli attualmente a disposizione funzionano per bloccare la malattia nell’organismo ma non per impedirne la trasmissione. Tra l’altro noi doniamo vaccini a Nigeria e Tunisia a poche settimane dalla loro scadenza. Così a loro tocca pensare anche allo smaltimento. Don Ciotti avverte: mai la carità sostituisca i diritti. Semmai viene dopo e li può integrare”.
E in fatto di brevetti?
“Con il professor Cossi della Sorbona abbiamo fatto una ricerca e abbiamo visto che cosa fa lo Stato italiano. Nel febbraio 2021, in piena campagna mondiale contro i brevetti, il Governo con il ministro Giorgetti prorogava quelli di Pfizer, AstraZeneca e Moderna. Sei giorni dopo votava a favore della campagna. Intanto, prolungavano il brevetto di altri cinque anni. Giorgetti risponde, non c’entra nulla il Governo, è Aifa che decide. Ma la Svizzera e la Germania l’hanno fatto. La Gran Bretagna e la Spagna no. La Francia ha bocciato la richiesta di proroga. Si tratta di brevetti che coprono l’uso dello mRna. È un danno gravissimo per i ricercatori italiani. Ho parlato con una ricercatrice italiana a Houston, che elabora un vaccino per il Covid per un’organizzazione no profit – https://ilmanifesto.it/corbevax-accende-le-speranze-e-il-primo-vaccino-senza-brevetto -. Costa solo 2 dollari, mi ha detto, ma non lo presentiamo perché tanto Ema lo boccia; li approva solo in base allo standard di produzione che c’è nei Paesi occidentali. E noi non troviamo partner per ragioni economiche e politiche”.
Nel libro “I padroni del vaccino” – https://jacobinitalia.it/i-padroni-del-vaccino/ – il giornalista Claudio Bonaccorsi e il sociologo Claudio Marciano, con dati e documenti dimostrano come gli Stati nazionali, la finanza globale, i conflitti geopolitici e il sistema di regolazione sorto intorno alla difesa della proprietà intellettuale stiano rallentando la lotta contro il Covid…
“Alla fine passano solo quelli controllati da BigPharma – continua Agnoletto -. E infatti Reithera è bloccato – https://www.scienzainrete.it/articolo/vaccino-reithera-cronaca-di-scommessa-perduta/stefano-menna/2021-07-08 -. Abbiamo pagato perché andasse avanti la ricerca, azzerando il rischio di impresa, e poi ricompriamo gli stessi vaccini a prezzi altissimi, con la clausola di non poterli donare senza l’autorizzazione dell’azienda produttrice. Si pensi che il 97,2% dei costi di AstraZeneca è stato sostenuto da enti e associazioni. E intanto il Sud del mondo continua a infettarsi e il virus sviluppa nuove varianti”.
“Purtroppo siamo entrati nella fase storica delle pandemie – spiega ancora Agnoletto – cioè un’epoca in cui diminuisce il tempo tra una pandemia e l’altra, e se il mercato rimane questo, allora siamo messi male”.
Ma ci sarà un modo per uscirne?
“Prima di tutto serve un’azienda pubblica farmaceutica europea – è la proposta di Agnoletto -, caratterizzata da costi più bassi, non profit, accessibile a chi non può pagare, a cui spetterebbe organizzare i trial di ricerca. Ricordo che ad oggi i trial non sono effettuati sulla capacità del vaccino di bloccare la trasmissione, ma solo su quella di bloccare l’infezione e il progredire della malattia. Come obiettivo immediato, direi: la moratoria sui brevetti, in modo che tutti quelli che possono, producano in tempi veloci”.
“La mancanza di equità nella sanità – conclude Agnoletto – implica uno svantaggio per le popolazioni del sud del mondo, ma possiamo essere sicuri che la pagheremo anche noi”.
Simona Pacini
(Molte delle foto pubblicate sono Foto pubbliche di Facebook. In copertina Manlio Beligni dell’Anpi, Mina Welby e Vittorio Agnoletto a Trequanda)