Allora, se stasera, l’esito del Palio dovesse essere la somma dei parametri matematici o riferimenti valutativi di cui abbiamo discusso nei giorni precedenti… Se dovesse essere… l’esito è Torre. In alternativa Pantera e Chiocciola alla pari, a seguire Drago.
Per capirsi: mossa indica la capacità di partire dell’accoppiata, corsa la capacità di esprimersi sui tre giri, ambientamento gli handicap o i punti di forza manifestati, l’esperienza si riferisce al fantino, l’accoppiata indica come ha lavorato nei quattro giorni, la testa ve l’abbiamo spiegata ieri, la capacità è riferita alla capacità di spesa, l’entusiasmo è una prevalente dell’ansia/euforia del popolo.
Forse la Torre meriterebbe di meno sulla forza del cavallo, forse la Pantera che già festeggia è troppo quotata. Forse la convinzione di Atzeni non è così elevata, oppure forse non è stato evidente che in realtà la piazza l’ha tutta provata, a pezzettini. Forse la Chiocciola meriterebbe un handicap più alto che gli abbiamo ridotto perché al canape c’è più spazio. Forse potrebbero rientrare le contrade escluse, fatto al momento in cui scriviamo non noto. Di certo la loro esclusione ci priva di un’accoppiata che tenevamo in fortissima considerazione e aumenta i punti delle avversarie che si liberano la… testa. Forse.
Volevamo darvi subito il risultato, perché così possiamo parlare dei forse, che sono il sale della Festa, l’imponderabile che dovrà essere affrontato. Volevamo parlarvi con calma anche degli elementi oggettivi che non ci è stato possibile valutare.
La strategia dei soldi – In tempi moderni i partiti, e in molti casi la rincorsa, sono direttamente contrattati fra dirigenze e i fantini, tra loro, fanno le salve, il chip di partecipazione, che, se ci riescono, provano a far pagare alle contrade nell’entusiasmo della Festa. I capitani hanno due dotazioni formalizzate dai priori; l’una certa, per la cui entità e gestione, dedotto l’incasso dei partiti, dovrà esser fatto un resoconto all’assemblea successiva al Palio, l’altra stimata a vittoria, la cui rendicontazione è sempre motivo di apoteosi. Quest’ultima, in genere iperbolica, varia a seconda delle dimensioni della contrada e della volontà di vincere. I soldi che più contano sono quelli che non rientrano in questi ragionamenti: il capitano li tira fuori di tasca propria, oppure intorno a lui c’è una cerchia di sostenitori, che gli dà una dotazione da non rendicontare. Questi “tesoretti” sono impegnati prima della corsa, servono a pagare i “servizi” e generalmente li tiene un garante che ha istruzioni certe se renderli o assegnarli. Per questi servizi, di vario tipo, entrano in gioco anche le avversarie che non corrono: la “taglia” va a chi danneggia la corsa di una contrada, basta poco per incassarla: una parata, un’alzata al canape, una nerbata data bene magari a difesa della propria posizione, tanto il partito del nerbo legato è desueto, un appoggio a San Martino che manda fuori traiettoria (esattamente, pur non voluto, quello che è avvenuto nella falsa di ieri), una stretta al Casato. Tartuca, Oca e Aquila, sicuramente hanno soldi a giro, il Nicchio forse un po’ meno, l’Onda di solito ha più inventiva.
Il bisogno dei soldi – Sì, i Paliotti vanno bene. Imprenditori lombardi, astigiani o fucecchiesi fanno bene al comparto, ma tutto è in preparazione e funzione di Siena dove la fetta di torta è incomparabilmente diversa. Né qui né altrove, si è corso per due anni per un settore che non ha ammortizzatori sociali: i cordoni di borsa non si sono allargati per due anni oltre simpatia e empatia a fronte del fatto che le scuderie sono divenute aziende. Vogliamo fare due conti alla buona: dieci cavalli da muovere e nutrire per 24 mesi costano a stare bassi e, se l’azienda-scuderia è in grado di produrre un po’ di foraggio, 150 mila euro cui aggiungiamo veterinari, maniscalchi, medicine e altri prodotti più il sostentamento al fantino e la propria famiglia. Siamo convinti che la prospettiva superi sempre in valore i soldi, ma oggi ad essi va a braccetto il bisogno che, tradotto per la preparazione della tegamata, vuol dire che un fantino stasera potrebbe trovarsi a decidere fra quel che gli basta e gli serve e un incerto per il quale deve rischiare.
Blaise Pascal e Tiche – L’uno è un teologo francese del XVII Secolo, l’altra è la dea della fortuna. L’uno giustifica la propria fede in Dio con una scommessa nei confronti dell’ateo: se Dio esiste allora avrà un premio nell’aldilà, mentre il secondo non avrà nulla comunque. La dea invece distribuiva gioie e dolori secondo giustizia, finché l’umanità non la disgustò e la sorte divenne cieca. E anche un po’ irritata: chissà se lo è nei confronti di fantini e contrade che si sono sottratti con artifici all’alea di avere Remorex, Solo Tue Due, Violenta o Tale e Quale? Con la scommessa di fede si entra in un campo di totale immaterialità e utopia. Avevo un padre tanto intelligente quanto spiazzante: credeva che a questo punto non abbiamo fantini, cavalli o popoli, ma dieci tutt’uno che pulsano come unità complesse e uniche, voleva pensare che forze paranormali in questa fase agissero sul Palio. Ai propri contradaioli talvolta diede un consiglio: appena il Carroccio faceva il suo ingresso in Piazza dovevano per cinque minuti pensare tutti, con concentrazione, che il barbero della propria contrada fosse più pesante degli altri. Quello è il momento in cui i giudici della vincita scozzolano la sfera e fanno ricadere i barberi delle contrade in Piazza in tre cilindri sigillati, quello è il momento in cui un barbero più “peso degli altri” potrebbe meritarsi il posto in basso. Quello è il momento: il simbolico silenzio che annuncia l’apertura della busta è per sentire meglio, ma nulla cambia in quello che Tiche ha deciso.
Il miraggio delle chiappe chiare – Che Siena domani l’altro, forse addirittura prima, si spopoli e diventi teatro incontrastato dei turisti e dei “berebem nannà nannà, berebem nannà nannà, il palio l’ha vinto una bre.. nà nà”, per le dirigenze di contrada comincia già ora ad apparire come un miraggio agognato. Esporre al sole dei lidi le chiappe chiare vale due giorni di dormite sotto l’ombrellone. Proprio perché tutti nuovi, avranno avuto bisogno di parlare, verificare, ascoltare chi insieme non può stare per poi interagire nuovamente. Durante il giorno la contrada, durante la notte gli altri, sonnellini rubati, tantissimi caffè, una stanchezza che diventa visibile. E probabilmente in queste ore, nella quasi certezza di un Palio a otto ci sarà da rivedere e rimettere a punto. In pochi, consegnato il fantino al correttore, saranno quelli che oggi continueranno a perseguire un obbiettivo di Palio: quel che è fatto, è fatto… Eppure, c’è ancora qualcosa che si può fare, verificare; ci sono punti della Siena murata dove si percepisce l’anima di ciascun quartiere, dove, come la marea dell’oceano che si ritira, si comincia a intravedere quello che finora è stato sommerso, oscuro, sconosciuto. Punti dove l’eccessiva tranquillità o l’eccessiva ansia dell’anima popolare rivelano particolari che in un angolo dell’Entrone o dell’ex Tribunale possono essere ancora spostati nel bagaglio culturale del proprio fantino. Facciamo un esempio, del tutto ipotetico, proprio sulla nostra maggior candidata dai numeri alla vittoria. Ci sono state mosse in passato dove tutta la sua potenza e la sua ricchezza non gli valevano una cortesia al canape; e ne risentiva il già provato morale del fantino che si trovava di fronte all’inaspettato. E come si dice è sempre meglio saper di esser soli che scoprirsi in cattiva compagnia.
Tiche, sempre lei – Obbiettivamente abbiamo, delle otto contrade quattro che partono benissimo, e almeno tre che se non sono così attardate possono portarsi nel gruppo nei 10”7 che separano la mossa di San Martino. Con una situazione del genere, l’ordine di mossa sarà vitale: per fare un esempio, nella terza prova, mossa un po’ anticipata, la Chiocciola di rincorsa, a fronte della partenza delle altre aveva quasi 30 metri da recuperare: tanti se si corre per il Palio. Ci sono contrade che il “viottolo di Beppe”, qualora volessero percorrerlo non l’hanno mai davvero fatto. La veterana partente ha probabilmente qualcosa in meno delle altre se la Paliata dovesse esser decisa al terzo giro, ma chi vuol rimontare deve poter galoppare con pista libera, e non sempre lo è. Una mossa lunga infine potrebbe essere il colpo del ko per certi cavalli che non sanno che ad attenderli ci sono stasera tre ore fra Corteo Storico e attesa nell’entrone con un percepito previsto di 34 all’ombra. Quindi, forti della saggezza di un vecchio dirigente che diceva sempre che tutte le attività precedenti valevano il 10% di una vittoria e il 90 ce lo metteva la fortuna, per un secondo pronostico per l’articolo, ci siamo affidati a un mucchietto di strani simbolini glifi attribuendo a ciascuno un significato, per esempio Terzi di Siena, cavallo maschio-femmina, colori della bandiera… Ci è uscito un “Vince chi non ha mai vinto”. Che chiaramente può avere capacità di distinzione solo per i fantini, dato che è sicuramente esatto per cavalli e capitani. Quindi o non vale nulla oppure si tratta di Pantera, Lupa, Bruco o Valdimontone.
Grazie Siena, felice di aver congetturato con te, speriamo che quanti più di voi stasera si divertano, dato che l’augurio che verrebbe di fare so che invece ha un’accezione di sventura.
P.S. Dimenticavo le due tre rilevazioni dalle prove che abbiamo fatto nei giorni scorsi e che ora hanno un valore relativo. Il Bruco ha tolto i paraombre laterali che il cavallo sembrava non gradire, Torre e Leocorno li hanno mantenuti così come la Lupa con quello frontale che è stato aggiunto stamani anche dal Drago. La mossa di ieri aveva cinque posizioni su 9 dell’allineamento, ma le restanti quattro non erano evidenti Civetta e Chiocciola, Torre e Drago che, l’un l’altra vicina, si erano invertite. Stamani 5 su 8 con Bruco, Chiocciola e Leocorno che si sono mescolate a centro canape.