L’estate è di là dallo star finendo, i senesi sono ancora in gran parte al mare, ma David Chiti, presidente dell’Acscs, si accontenta dei fine settimana e porta avanti le sue battaglie per il Centro Storico.
Ce ne è una vinta, una per cui bisognerà ancora lottare aspramente e un’altra che magari aprirà una serie di conflitti dal gusto lungo…
David cominciamo da quella vinta. Tu la chiami “Prove di un’altra Siena”. Che sta succedendo?
“Succede, che venerdì, domani, a partire dalle 20:00, via di Camollia sarà chiusa di nuovo al traffico; i ristoratori, e magari anche i cittadini, occuperanno il suolo pubblico con i loro tavoli e un’intera classe di Allievi dell’Accademia Chigiana darà il via ad esecuzioni di pianoforte e violoncello per deliziare gli intervenuti. Provammo a farlo con una cantante d’opera lo scorso 19 giugno e fu una cosa piacevole, stavolta, a cominciare dallo stesso entusiasmo dei chigianisti, promette di essere memorabile. Sono assolutamente affascinato, e chiaramente grato, che un grande come il Maestro Antonio Meneses voglia mettersi in gioco per il benessere del centro storico di Siena”.
Ma che ne è del tuo invito agli altri per la riscoperta di siti diversi della città? Qui si parla ancora di Camollia…
“Perché Camollia è terreno fecondo e fertile. Ho saputo tra l’altro di cittadini che sognavano la chiusura della strada e sono scomparsi senza vederla. Per altre zone della città, anche quelle che sono oggetto di degrado, bisogna aspettare che l’invito aperto e il messaggio dell’Associazione Centro Storico Città di Siena arrivi. Ci sono tanti siti preziosi, particolari, riservati; alcuni che molti senesi neanche conoscono. A me sicuramente piace buttarmi a corpo morto in un progetto, ma a volte bisogna lasciar sedimentare un’idea e aspettare che compagni di percorso si candidino a promuoverla con te”.
L’aspra lotta invece la stai combattendo per i negozi di vicinato. Non solo hai firmato l’atto di petizione al sindaco ma ora ti affianchi a loro – cioè a trenta attività a conduzione prevalentemente familiare – in un’ipotesi di disobbedienza civile. Spiegaci cosa sta succedendo?
“Come saprete… Il mondo, noi stessi, siamo passati da un’emergenza all’altra: il Covid, la guerra etc. Il Decreto Ristori per primo, concesse l’uso dei dehors ai locali pubblici, ristoranti e bar in primis, ma in seguito anche ai negozi di vicinato. Questi ultimi li usarono per mettere una panchina per chi aspettava, qualche tavolo senza sedie per chi voleva consumare in piedi un panino, un cestino per raccogliere l’immondizia. Il Milleproroghe ha derogato al termine e, di recente, il decreto ministeriale sull’emergenza economica causata dalla crisi ucraina, all’art. 10ter, proroga fino al 30 settembre le estensioni delle concessioni in deroga del suolo pubblico. Tale decreto cita solo ristoranti e bar e quindi nel provvedimento attuativo, il Comune ha escluso i negozi di vicinato. E’ stata di certo una dimenticanza, non una volontà espressa, ma di fatto si è creata una disparità di trattamento. Per ovviare a questo è stata presentata al sindaco De Mossi una petizione che anch’io ho firmato come presidente dell’ACSCS”.
Quindi, ipotizzando un accoglimento, perché definire questa una battaglia e perché questo attaccamento ai negozi di vicinato che rischia di metterti in cattiva luce nei confronti delle attività di ristorazione?
“Perché a un anno dalle elezioni tutto diventa politico, perché c’è una procedura non breve che abbiamo comunque avviato e perché queste attività risentono come le altre della crisi e qualcuna di esse è vicina alla chiusura: forse sarà finita l’emergenza sanitaria ma siamo ancora in piena emergenza economica… Non può esser loro negata una chance di maggiori ricavi. Vedete, pur se magari non ci credete, qualcuno ancora vive nel centro storico e magari trova scomodo andare a prendere l’auto per fare la spesa in periferia. I negozi tradizionali, gestiti da famiglie, quelli che mettono gli odori sul davanzale perché li usi qualche residente che ha bisogno di prezzemolo o basilico, quelli che quando sei in vacanza ritirano per te la posta, costituiscono la linfa del vivere in centro e nel caso di utilizzo dei dehors impediscono che la gente butti via cartacce aumentando il degrado. Molti dei problemi che vive Siena, stanno proprio in questa desertificazione del centro sempre più popolato da uffici e negozi grandi firme i cui titolari stanno a Roma, Treviso o Milano. Bene che ci sia un’offerta diversificata, ma non a spese di quello che è vero e vitale che sta già nel centro. E non possiamo voltarci dall’altra parte se un gruppo di cittadini chiede di fare qualcosa, molto semplice e limitato a un periodo che terminerà il 30 settembre…”
Ci parlava di disobbedienza civile. In che cosa consiste? E cosa vuol fare l’Associazione Centro Storico Città di Siena?
“Da domani – o nei prossimi giorni – la suggestione è che i negozi di vicinato torneranno a usare i dehors. Non c’è autorizzazione, ma neanche espresso divieto. Il mio appello è alla Polizia Municipale che sappia manifestarsi non in stretta applicazione delle regole che pur sempre vanno rispettate, ma con osservazione dei valori e principi di cui ho parlato. E comunque l’Associazione Centro Storico Città di Siena fin da ora annuncia che starà accanto ai negozi di vicinato che non danneggiano gli altri esercizi – e chi lo vuole affermare il contrario sta facendo solo mera propaganda -, e raccoglierà le contravvenzioni eventualmente emesse per fare un ricorso collettivo giustificato dalla evidente disparità di trattamento”.
Ultima cosa, i conflitti a gusto lungo. Di cosa stai parlando?
“Di una cosa che vi è nota, a voi del SienaPost. Organizzeremo a partire da metà agosto una serie di trasmissioni registrate e diffondibili sui social in cui ascoltare semplici cittadini e professionisti che si interpellano sulla vita del centro storico. L’evidente decadenza di questa area urbana, direi la più importante, è conseguente a scelte prese negli anni precedenti che ora devono essere riconsiderate. Non sarà il solito piangersi addosso senza reagire. Ci sono battaglie da fare. Avevamo, come senesi, dei punti fermi, riferimenti sulla città, che adesso si sono un po’ persi… E non certo per la poca dimestichezza a governare i processi di cambiamento della società. Come presidente del centro storico la mia missione è quella dell’ascolto. Oggi un po’ perduta a vari livelli della società; oggi questione prioritaria a mio avviso è appunto l’ascolto che, con la condivisione, rappresentano due cose che aiutano il cittadino a non sentirsi solo e al contrario sentirsi parte di una comunità”.
(Nella foto di copertina David Chiti con la figlia Margherita)