È come indossare una mascherina da sci, con lenti trasparenti. Vedi tranquillamente tutto quello che ti sta di fronte. Ma ad un certo punto si aggiunge qualcosa: tecnicamente è un ologramma, una sorta di immagine ‘fantasma’ in tre dimensioni.
Volendo ci puoi girare intorno, come si fa curiosando con gli oggetti reali. Ma in questo caso l’oggetto aggiunto non c’è. Ma si vede. Una possibilità in più per chi opera in tempi reali (pensiamo ad un chirurgo) che non può ‘staccare’ per andare a cercare da qualche altra parte le informazioni che gli servono: ad esempio l’esame radiografico del paziente.
In questo modo gli appare tutto sulle lenti, mentre continua ad operare. I tecnici la chiamano “Realtà Aumentata”. Non c’è bisogno di essere un chirurgo. Qualsiasi persona può provare l’esperienza di avere una normale visione che però viene arricchita di dati in formato digitale.
Un’esperienza insolita: una vera integrazione fra la realtà fisica di tutti i giorni e il mondo digitale. Tutto combinato in un modo che dopo qualche istante appare persino naturale.
Molti cittadini di Siena hanno potuto fare questa esperienza grazie a Fondazione Vita che era presente in piazza della stazione nell’ambito del Festival della Salute.
Ed è stato proprio Stefano Chiellini, direttore di Fondazione Vita, a far indossare i caschi e i visori per far vivere ai più curiosi l’esperienza sia della realtà aumentata che della realtà virtuale. Quest’ultima è una sorta di simulatore che permette di fare vere e proprie esperienze virtuali: ad esempio muoversi all’interno di un laboratorio chimico, senza mai aver messo piede dentro un reale laboratorio. S’impara senza rischiare
La Fondazione Vita infatti mette a disposizione dei propri studenti due laboratori altamente tecnologici: uno è Vita Lab che si occupa di realtà virtuale e realtà aumentata. L’altro è “Vita Lab 2.0” che prevede anche la presenza di un’aula di informatica. Un’occasione davvero preziosa che permette agli studenti di lavorare attivamente sul campo con strumenti di ultima generazione.
Grazie alle applicazioni di software e realtà immersiva gli studenti possono interagire in un ambiente simulato in totale sicurezza diventando parte attiva del processo di Learning by doing, ovvero di imparare attraverso il ‘fare’.