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mercoledì, Novembre 27, 2024

Festival, la chirurgia pediatrica da Siena al Kurdistan

L’esperienza “particolare” di entrare da clandestini per poter curare e venir poi scacciati dall’Isis

Nel mondo una persona su sette non ha accesso alle cure adeguate, un dato che va peggiorando se lo si trasla al terzo mondo dove esistono realtà in cui mancano chirurghi, sale chirurgiche, sistemi sanitari pubblici, le tecnologie adatte e la possibilità di fare training e migliorare le competenze dei professionisti. Fortunatamente ci sono persone che aiutano i territori che hanno bisogno di tanto sostegno dal punto di vista sanitario, come nel caso dei protagonisti dell’incontro “Global Surgery in età pediatrica. I chirurghi pediatrici nei paesi poveri e in via di sviluppo” intervistati da Franz Campi su Canale3 per il Festival della Salute.

“Siamo andati in Kenya e Kurdistan con diversi progetti per dare la nostra mano nei settori pediatrici – racconta Francesco Molinaro, docente di Chirurgia Pediatrica, Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze dell’Università di Siena –. Mi sono ritrovato davanti situazioni in cui una malattia che in Italia è totalmente curabile, a Nairobi presentava percentuali molto alte di mortalità. Come se questo non bastasse ciò che vedevamo nei pazienti pediatrici era la presenza di più patologie contemporaneamente a rendere il tutto più complicato. Negli ospedali dove abbiamo prestato aiuto come prima cosa abbiamo insegnato a riportare dati per tenere tutto sotto controllo e poi abbiamo dovuto pulire gli ambienti per evitare infezioni ulteriori”.

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La dottoressa dell’AOU senese Rossella Angotti ha proseguito: “Un’esperienza fortemente voluta dal professore Messina che è durata sin dal 2007 e finché l’Isis non ci ha bloccati. Abbiamo portato in Kurdistan la nostra esperienza attraverso innovazioni e formazione in loco, creando una rete con l’Ospedale Le Scotte per curare tutte quelle patologie che non potevano essere curate lì. Ciò che mi ha colpito e l’aver visto tantissima voglia di essere curati, famiglie intere che hanno camminato per giorni solo per farsi curare da noi medici europei”.

“Ho fondato questa organizzazione per il contatto diretto con una giornalista kurda, incontrata qui a Siena, che mi chiese di dare una mano agli orfanotrofi – spiega Iole Pinto, presidente e fondatrice Associazione Iniziative Solidarietà ODV dell’Ospedale Gaslini di Genova –. Entrai nel territorio kurdo da clandestina pur di aiutarli. Quando vedi i bambini che soffrono la tentazione è più grande è di prenderli e portarli con te, ma non si poteva perché i bambini non avevano i documenti. Dopo la seconda Guerra del Golfo le speranze di poterli aiutare aumentarono, purtroppo con il terrorismo divenne tutto più difficile e pericoloso e in quella occasione il Professor Messina dell’Università di Siena diede una grande mano”.

A concludere l’incontro le parole di Francesco Molinaro, socio del Lions Club Siena Torre di Mezzo (nella foto): “Prima di partire ero sicuro che avremmo trovato la strada per migliorare le realtà che saremmo andati a conoscere. Ci siamo impegnati per raggiungere gli obiettivi delle iniziative che ci siamo prefissati e speriamo di poter continuare così anche per il futuro. Mi preme sottolineare che i soci Lions sono chiamati cavalieri della luce perché in passato hanno sempre aiutato le persone non vedenti lasciate ai margini della sanità negli anni 40 in America, dove la nostra società è nata. Fortunatamente ancora oggi lo spirito è questo e non abbiamo mai difficoltà a trovare persone desiderose di aiutare in tutto il mondo”.

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