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sabato, Novembre 23, 2024

A Wine&Siena la manodopera è contradaiola

Gianpaolo Betti, chiusa l’edizione di gennaio, ci parla delle prospettive dell’evento

Ad ogni occasione, non manca di ringraziarli. Gianpaolo Betti è orgoglioso dei ragazzi di
contrada che ad ogni edizione di Wine&Siena, da quasi dieci anni (a gennaio si è tenuta la nona rassegna enologica), lavorano per allestire e disallestire gli eventi, gestiscono la distribuzione dei bicchieri da degustazione e sono impegnati in altre mansioni tecniche.

“Fin dalla prima edizione – racconta Gianpaolo Betti, una vita tra la contrada (la Giraffa) e il buon vino – si è presentata la necessità di trovare delle persone addette a questo tipo di lavoro. Qualcuno propose di rivolgersi a un’agenzia interinale, ma io feci notare che a Siena abbiamo già un vasto patrimonio umano, quello delle Contrade, che avrebbe potuto fare al caso nostro. Non solo i ragazzi avrebbero potuto guadagnare qualche soldo, ma si sarebbero anche resi conto direttamente di come questa manifestazione sia importante per la città”.

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E come è andata?

“Scrissi a tutti i presidenti delle contrade facendo presente quello che ci serviva e chiesi di farmi contattare dagli interessati. Naturalmente i ragazzi lavorano con regolare contratto, limitato ai giorni della manifestazione, e vengono retribuiti secondo le regole. Loro, per lo più studenti o giovani in attesa di occupazione, sono contenti. Oltre al guadagno si ritrovano con i coetanei e stringono nuove relazioni continuando a vedersi anche dopo i giorni di Wine&Siena”.

Quanti sono ogni anno?

“Una ventina circa, divisi in gruppi. Ci sono quelli addetti agli eventi, quelli che gestiscono il
guardaroba e altri che distribuiscono i bicchieri per le degustazioni, raccogliendo la cauzione. Poi capita che facciano anche altro, come mansioni tecniche, intervenendo se si verificano delle necessità”.

Sono sempre gli stessi?

“No, anzi. Comincia ad esserci un certo ricambio e ogni anno c’è qualche soggetto nuovo, tutti dai 18 anni in su. Però succedono delle cose che mi fanno molto piacere. Come quando i ragazzi che hanno partecipato alle prime edizioni, ormai cresciuti e con un lavoro, tornano a Wine&Siena come fruitori, per degustare. È un buon segnale. Perché tornano e apprezzano la qualità dell’offerta. Questo significa che il nostro sforzo sta dando frutti e che la manifestazione è sentita come un’espressione della città”.

Poi ci sono anche i giovanissimi delle scuole alberghiere…

“Sì, e i nostri ragazzi coordinano anche il loro apporto, in genere limitato alla mise en place, alla gestione dei secchielli del ghiaccio e alla distribuzione dell’acqua”.

Gianpaolo Betti è stato da poco eletto Vicario all’organizzazione dell’Imperiale Contrada della Giraffa…

“Quando si fece la prima edizione ero economo, poi sono stato presidente e
coordinatore dei presidenti”.

Il suo ruolo in Wine&Siena in che cosa consiste?

“Io sarei l’anello di congiunzione tra Merano e Siena. La nostra manifestazione, voluta da
Stefano Bernardini, Andrea Vanni ed Helmut Koecher, è figlia del Merano WineFestival. Andrea, senese ma con la famiglia a Merano, era socio di Helmut e aveva aperto un negozio di vini in Alto Adige. L’idea di replicare l’esperienza meranese a Siena la coltivava da anni, ma non era mai riuscito a concretizzarla, osteggiato dalle amministrazioni comunali cui si era rivolto. È stato quando ha incontrato il Bernardini, il presidente di Confcommercio, grazie a un altro senese, Ettore Silvestri di Bottega Nuova, che le cose hanno preso la strada giusta. Stefano era stato a Merano dove aveva avuto modo di apprezzare l’evento altoatesino. La manifestazione prese il via nella sede storica del Monte dei Paschi. Ora purtroppo sia Andrea che Ettore non ci sono più”.

E lei?

“Io ero il braccio destro di Andrea, lo rappresentavo a Siena gestendo l’enoteca in Pescaia
anche mentre stava a Merano. Così mi sono preso l’impegno di portare avanti tutto questo per lui. Se lo merita”.

Un’ultima domanda. La nona edizione di Wine&Siena appena chiusa al Santa Maria della Scala dimostra che la manifestazione sta crescendo di anno in anno, sia per gli eventi (quest’anno c’è stato anche il Fuori Salone) che per la partecipazione. Quali potrebbero essere le nuove opportunità di sviluppo?

“Potrebbe essere un Wine & Siena aperto tutto l’anno, con iniziative singole, convegni, incontri, degustazioni, cene a tema, dall’autunno alla primavera (d’estate, tra turismo e Palio la città è già fin troppo impegnata). Abbiamo già collaborato con successo con l’Università di Siena, possiamo valorizzare ulteriormente i ristoranti e le aziende che hanno partecipato allo Small Plates e non solo. I tre giorni al Santa Maria diventerebbero così il clou di una serie di eventi diffusi in città e sul territorio, come in parte sta già succedendo. Il rischio è quello di arrivare tardi con i tempi. Bisogna partire presto, coinvolgendo attivamente tutte le istituzioni per ottenere sostegno e collaborazione. A breve ci saranno incontri proprio in questa direzione”.

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