Oltre una comunità che vota tuttora il primo partito della città, c’è da tutelare le amministrative in Provincia
In diversi ci hanno provato ma nessuno è riuscito a dare uno sbocco alla crisi del Pd della città. Congresso, commissariamento, tregua, dimissioni. Tante ormai le parole d’ordine sentite e lette.
C’è stato anche uno slancio di generosità di una candidatura risultata minoritaria che ha generato il ricorso ai Garanti. Come generose (premature?) erano state le dimissioni del Segretario.
Tutto inutile. Almeno fino ad ora. Al capezzale si sono recati in tanti: il Provinciale, il Regionale, si parla anche di un interessamento del Nazionale; ma Il partito democratico della città resta abbandonato a se stesso. Con un segretario dimissionario che ha in mano delle chiavi che ormai non aprono più nulla e non riesce a fare il passaggio delle consegne.
Certo, al Pd restano i segretari di Circolo, gli iscritti, i Consiglieri Comunali. Proprio nulla non è… ma non bastano per essere il punto di riferimento per un pezzo di città – che esiste ancora – e che vorrebbe un’iniziativa incisiva, fosse soltanto per marcare un’opposizione.
Non che non ci siano in giro energie e volontà che guardano al Pd e disponibili a riannodare i fili e guardare avanti. In fondo il Pd resta pur sempre il Partito più votato.
Con una metafora: manca “lo stollo”, quel lungo fusto di legno attorno al quale si ammassava la paglia per formare il pagliaio. Un’assenza che non può certo essere sostituita surrettiziamente da soggettività estranee alla politica.
Qualche osservatore si comincia a porre la domanda: quanto il Pd potrà restare in questa morta gora cittadina senza che ne sia contaminata l’azione anche del livello provinciale?
Fino a quando, le diverse componenti del Pd – che ne rappresentano la ricchezza – possono continuare a far politica nei territori limitrofi alla città, nei comuni della provincia, prescindendo dal trovare uno sbocco positivo allo stato del partito nel capoluogo?
Davvero possono pensare di affrontare le prossime scadenze elettorali amministrative nei comuni, senza riflettere su ciò che è accaduto a Siena nell’ultima tornata elettorale dove un centrodestra, al ballottaggio, ha avuto ragione di un centrosinistra diviso e senza alcuna capacità attrattiva sulle liste civiche? In quanti Comuni questo schema potrà essere ripetibile?
Non si vuole dire che necessariamente per la destra gli esiti siano scontati, ma sicuramente il Pd sarà ovunque più debole. Salvo che si pensi di poter passare la nottata con una scrollata di spalle e magari dicendo che il resto della provincia senese con il Pd cittadino ha poco o nulla a che spartire.
Igor Zambesi