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domenica, Gennaio 5, 2025

In chi ha fiducia il Presidente della Repubblica?

Faccio una pausa nell’apatia del giorno di festa, lascio divano, caminetto e film-tv. Accendo il computer d’ufficio. Per un attimo ripenso a passati capodanni lavorativi. Per contratto non si lavorava la vigilia di Natale, ma Santo Stefano sì, non si lavorava il 31, ma l’uno, sì. In pratica i giornalisti non hanno mai deciso quando non lavorare, sceglievano per loro gli edicolanti che in alcuni giorni si rifiutavano di aprire per vendere. I giornalisti erano sempre pronti a informare.

Oggi sia gli edicolanti che i giornali della carta stampata sono diventati una rarità. Di cose scritte se ne trovano tante e non è sempre facile individuare con certezza chi è lì per informarci. Io non ho più le risorse e gli strumenti per fare informazione generalista, quindi mi ritengo di essere uno che oggi sta qui per riferire con un tentativo di professionalità alcune cose che conosce e soprattutto ci sto per dialogare. Con chi accetta di farlo.

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Allora, come ieri sera che sono tornato a farlo, ritenevo importante ascoltare il messaggio del Presidente della Repubblica perché al di là del contenuto era un momento in cui gli italiani potevano sentirsi tutti uguali, parimente degni di esser destinatari delle parole della più alta carica dello Stato. Da quando sono diventato giornalista ne ho per ora ascoltati sei di presidenti – Sandro Pertini, Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano, Sergio Mattarella -, non tutti, sia chiaro, allo stesso modo interessanti; e pochissimi capaci di vera empatia per gli italiani.

Leggo i giudizi all’indomani. Mattarella ha ottenuto plauso generalizzato e unanime. Chissà se quel messaggio che per improvvisi salti di inquadratura è sembrato registrato, era in realtà stato precedentemente condiviso e rettificato? Chissà? Sta di fatto che il Presidente ha riconosciuto meriti al Governo e indicato tutti quei temi, compreso il pacifismo, cari all’opposizione. In più c’era empatia.

Ma guarda un po’. Il nostro Presidente spesso chiacchierato per essergli difettate qualità politiche pari a molti predecessori e autorevolezza, che è stato picconato in passato tanto da Grillo che Salvini… quando parla, sembra davvero che sia lì per ciascuno di noi. Per un attimo ci inorgoglisce anche; lo fa quando cita la Treccani che al pari di SienaPost ha enucleato la parola “rispetto” come rappresentativa dell’anno.

Mattarella ha parlato ben più dei quindici minuti, spingendoci a due riflessioni consequenziali.

La prima. La massima istituzione dello Stato ha saputo citare tutti i problemi più gravi che abbiamo. Lo ha fatto con una naturalezza e una brillantezza che testimoniano bene che, lassù, si sa dove si dovrebbe intervenire e perché farlo, al di là delle contrapposizioni di colore politico. Vedete, in tempi difficili, i problemi messi per priorità uno sopra l’altro costituiscono un’ampia piramide. Quelli che stanno in cima sono problemi che hanno un’unica soluzione – p.es. far lavorare i giovani o curare i vecchi -; e questa soluzione proprio per la sua unicità non ha colore politico. La differenza sta fra chi ha voglia di fare e chi non ce l’ha.

Quindi la politica – quella politica che si specchia nella sua grandezza e purezza – sa che cosa chiediamo, di cosa abbiamo bisogno, cosa siamo pronti a fare. Perché, allora e in genere, dal 2 gennaio, i problemi tornano a restare nostri e basta, bestie puzzolenti del nostro recinto di solitudine? Credo sia innegabile che la quasi totalità dei mezzi per intervenire è a disposizione delle istituzioni determinate da quella politica.

Secondo. Quel che ci è sembrato, ma forse non è stato. La fiducia, l’ottimismo, i buoni sentimenti. Ma per chi?

Serve un passo indietro, però. Ci sono molte persone intorno a noi che criticano, svalutano, parlano con risentimento di tutto. Queste persone però non ricordo che mi abbiano aiutato una volta a trovare una soluzione. Di dubbi me ne hanno messi tanti, ma non ho mai accettato di condividere le loro certezze, perché basate sul vuoto che si erano create intorno: non soffro d’amore perché non amo, non ho amici perché diffido di tutti, non cerco lavoro perché non ce n’è per me, etc.

Quindi io non ho mai rinunciato a fiducia e speranza; e quando averlo fatto mi ha condotto a una delusione mi restava il valore del cammino fatto.

Ecco che se Mattarella mi indica la fiducia: io accetto il suo augurio se essa è per noi stessi, mentre lo rifiuterei se venisse a dirmi che essa va rivolta allo Stato che egli rappresenta.

Non credo che dire che le istituzioni italiane non meritano fiducia ci renda meno patrioti. Anzi essere italiani comporta esprimere giudizi sul nostro Paese, con la parola, il famoso articolo 21 Cost. e il voto. E lo Stato ha lungamente differito la condivisione di problematiche la cui soluzione richiede oggi scelte riformistiche significative. Solo in conseguenza di come me le porrà potrà cambiare la mia disciplina in rispetto.

Ed ancora… Probabilmente il primo che proporrà riforme difficili sarà impallinato. E questo calo di consenso determinerà paure e rinunce, senz’altro non ci saranno aggregazioni bipartisan. Ma va fatto. Mi chiedo allora se Mattarella ha fiducia che quei capi della politica che costantemente riceve sapranno usare le risorse che l’Italia dà loro per farlo…

Me lo chiedo, ma non conosco la risposta.

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