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domenica, Agosto 17, 2025

Case pubbliche, città vive: perché l’efficientamento energetico è una politica sociale

Come il recupero delle case popolari e l’efficienza energetica possono trasformare i quartieri, ridurre le disuguaglianze e migliorare la vita quotidiana nelle nostre città

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In un momento storico in cui il costo dell’energia cresce e la crisi climatica impone scelte rapide e coraggiose, la questione abitativa torna al centro del dibattito pubblico. Le case popolari, nate per dare una risposta all’emergenza abitativa del dopoguerra, oggi portano addosso i segni del tempo. Molti edifici pubblici, costruiti tra gli anni cinquanta e ottanta, hanno impianti obsoleti, pareti che disperdono calore, spazi pensati per esigenze di un’altra epoca. Recuperarli non significa soltanto rimetterli a nuovo: significa renderli più sicuri, più confortevoli e meno costosi da mantenere per chi li abita, ma anche restituire vitalità a quartieri che spesso sono stati lasciati ai margini delle trasformazioni urbane.

L’efficientamento energetico diventa così una leva che unisce sostenibilità ambientale e giustizia sociale. Grazie a strumenti come la Misura PNRR M.7-I.17 del programma europeo REPowerEU e ai contratti di rendimento energetico, è possibile realizzare interventi che riducono consumi e emissioni senza gravare sui bilanci pubblici. In questi casi il privato investe e recupera la spesa attraverso i risparmi ottenuti sulle bollette, in un meccanismo virtuoso che premia sia chi gestisce gli immobili sia chi li abita. È un approccio che va oltre la semplice ristrutturazione: riduce la povertà energetica, migliora la qualità dell’aria, stimola l’economia locale creando lavoro e competenze, e contribuisce a costruire comunità più coese.

Quando il patrimonio edilizio pubblico viene rigenerato, la città cambia. Gli spazi comuni si riempiono di vita, l’illuminazione e il verde urbano diventano elementi di sicurezza e di socialità, le famiglie possono vivere in ambienti salubri e dignitosi senza dover scegliere se pagare la bolletta o riscaldare la casa. In questo processo il ruolo pubblico non si limita a quello di amministratore di case, ma diventa quello di regista dello sviluppo urbano, capace di orientare investimenti e innovazione verso obiettivi di interesse collettivo.

La casa, in questa visione, è un’infrastruttura sociale, al pari delle scuole o degli ospedali. Abitare bene significa vivere meglio, avere più opportunità di studio, di lavoro, di partecipazione alla vita della comunità. Significa ridurre le disuguaglianze e aumentare la resilienza delle città di fronte alle sfide ambientali e sociali che ci attendono. Investire nella qualità dell’abitare, oggi, è forse il modo più concreto di investire nella qualità della vita di tutti.

Francesco Pellegrini

Ivano Zeppi

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