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sabato, Agosto 2, 2025

Quando il gioco nasconde un pericolo invisibile che può divenire tragedia

L’ urgenza di un’educazione al rischio per vivere la libertà in sicurezza

Una semplice buca scavata nella sabbia è diventata fatale per un giovane durante una vacanza estiva. Quella che sembrava un gioco si è trasformata in tragedia: la sabbia, instabile, è crollata all’improvviso, intrappolandolo senza scampo.

Non è la prima volta che accade, e purtroppo non sarà l’ultima se non cambiamo approccio. Gesti comuni e apparentemente innocui, come scavare nella sabbia, possono nascondere pericoli reali, spesso ignorati.

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Ricordo la mia prima colonia estiva. Prima ancora di tuffarci in acqua o di correre in pineta, seduti al buio, guardavamo diapositive che mostravano i rischi a cui andavamo incontro: in acqua, in camera, nei boschi. Immagini forti, a tratti raccapriccianti, ma necessarie. Ci insegnavano che la libertà non è assenza di limiti, ma la capacità di conoscerli e rispettarli.

Oggi sembra prevalere l’idea che parlare di pericoli significhi togliere libertà. Si tende a minimizzare o a ignorare i rischi, lasciando che l’educazione alla sicurezza venga relegata in secondo piano. Ma l’assenza di informazione non rende il pericolo meno reale.

Educare al rischio non significa spaventare o proibire, ma rendere consapevoli. Sapere che la sabbia può cedere, che un’onda può travolgere, che una buca troppo profonda è una trappola. Solo così possiamo evitare che semplici gesti diventino tragedie.

Questa storia dovrebbe ricordarci che la responsabilità è di tutti: famiglie, scuole, istituzioni e singoli. Serve un impegno reale per trasmettere una cultura della sicurezza, fatta di attenzione e rispetto, senza togliere la gioia di giocare e vivere.

Perché solo conoscendo i rischi possiamo davvero essere liberi.

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