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sabato, Febbraio 22, 2025

Dietrofront del PD in Emilia-Romagna

Sull’autonomia differenziata un mix tra contraddizioni e calcoli politici

Il passo indietro della Regione Emilia-Romagna sull’autonomia differenziata rappresenta uno di quei rari momenti in cui una parte della sinistra ammette, seppur indirettamente, di aver intrapreso una strada sbagliata. Non è un vero e proprio mea culpa, perché viene mascherato dietro il pretesto delle politiche del governo attuale, ma il cambio di rotta è evidente e significativo.

Per anni il centrosinistra ha sostenuto l’autonomia differenziata, con il presidente Stefano Bonaccini in prima linea. L’Emilia-Romagna, pur non avendo mai seguito fino in fondo l’approccio di Lombardia e Veneto, aveva chiesto una maggiore autonomia su materie come lavoro, istruzione e sanità, cercando un modello di decentramento che migliorasse l’efficienza amministrativa senza minare l’unità nazionale. Tuttavia, oggi la regione si ritira dal progetto, e il PD cerca di riscrivere la narrazione parlando di “autonomia solidale” e della necessità di una revisione del Titolo V della Costituzione.

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Il cambiamento di posizione non è isolato, ma si inserisce in una più ampia ridefinizione della linea politica del PD sotto la guida di Elly Schlein. La nuova segretaria ha sempre mostrato scetticismo nei confronti dell’autonomia differenziata, soprattutto per il rischio di aumentare le disuguaglianze territoriali, e il ripensamento dell’Emilia-Romagna appare come un segnale di allineamento alla direzione nazionale del partito.

Il cambio di rotta non è passato inosservato. La Lega e Fratelli d’Italia hanno subito bollato la scelta come una manovra politica priva di giustificazioni amministrative, accusando il PD di incoerenza. Secondo i critici, il ritiro del sostegno all’autonomia differenziata risponde più a calcoli elettorali che a un reale ripensamento sul modello di governance regionale.

Tuttavia, la questione dell’autonomia differenziata è più complessa delle semplici contrapposizioni ideologiche. Uno degli aspetti più delicati riguarda il sistema di finanziamento: il nodo centrale è il passaggio dalla spesa storica ai costi standard, ossia il criterio con cui vengono distribuite le risorse tra le regioni. Alcuni temono che, senza un meccanismo di perequazione adeguato, le regioni più ricche possano trattenere maggiori fondi, aumentando il divario con quelle più povere.

Se da un lato il dietrofront dell’Emilia-Romagna può essere letto come un adeguamento alla nuova leadership del PD, dall’altro riflette anche una maggiore attenzione ai rischi di un’autonomia mal gestita. Il tema resta divisivo: da una parte, un’autonomia differenziata ben strutturata potrebbe migliorare l’efficienza amministrativa e adattare le politiche alle specificità territoriali; dall’altra, senza una riforma complessiva della fiscalità e dei meccanismi di solidarietà interregionale, il rischio di un’Italia a più velocità rimane alto.

In definitiva, il ripensamento del PD può essere visto come un’ammissione implicita degli errori commessi in passato e della mancanza di una visione coerente. Ma può anche essere letto come un segnale di maggiore prudenza, necessario per evitare che l’autonomia differenziata si trasformi in una frattura economica e sociale difficilmente sanabile.

(La foto di Michele De Pascale, presidente Emilia Romagna è tratta da pagina pubblica fb del Pd)

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