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domenica, Luglio 27, 2025

Jeremy Corbyn lancia un nuovo partito di sinistra

“Your Party” prende forma come alternativa al Labour di Starmer

Dopo mesi di speculazioni e pressioni dalla base, l’ex leader laburista Jeremy Corbyn ha annunciato ufficialmente la fondazione di un nuovo partito politico di sinistra, promettendo una piattaforma partecipativa e radicale per contrastare le diseguaglianze sociali e ambientali. Accanto a lui, nella conferenza stampa del 24 luglio, anche la deputata indipendente Zarah Sultana, volto emergente della sinistra britannica e tra le prime sostenitrici del progetto.

Per ora, la nuova formazione politica non ha ancora un nome definitivo: il sito web attualmente utilizzato si chiama Your Party (“Il tuo partito”), ma lo stesso Corbyn ha spiegato che saranno gli aderenti a decidere democraticamente l’identità del movimento in occasione di un congresso costitutivo previsto per l’autunno.

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“Stiamo costruendo qualcosa di nuovo — dal basso — che metta le persone al centro. Il nostro messaggio è semplice: la politica non appartiene solo ai potenti o agli interessi delle grandi aziende, ma alla gente comune”, ha detto Corbyn nel suo intervento.

Una nuova casa per la sinistra

Il progetto nasce in un momento di evidente transizione per la sinistra britannica. Dopo la vittoria elettorale del Labour nel 2024 sotto la guida centrista di Keir Starmer, molti elettori progressisti si sono sentiti orfani di rappresentanza. Corbyn, espulso dal partito dopo essersi ricandidato da indipendente nel collegio storico di Islington North — dove è stato rieletto battendo il candidato ufficiale laburista — ha lavorato dietro le quinte per dar vita a una nuova forza politica che potesse raccogliere e rilanciare le istanze più radicali.

Le adesioni non si sono fatte attendere: nelle prime 24 ore dal lancio, oltre 80.000 persone hanno espresso interesse o registrazione sul sito del partito. Un sondaggio recente condotto da YouGov indica che il 18% degli intervistati si dichiara disponibile a votare per un nuovo partito guidato da Corbyn, anche se al momento le intenzioni di voto stimate si attestano intorno al 10%.

Programma: giustizia sociale, clima e Palestina

I primi punti programmatici diffusi dal movimento toccano temi storicamente cari alla sinistra radicale: nazionalizzazione dei servizi pubblici, costruzione massiccia di edilizia popolare, giustizia climatica, tassazione progressiva dei redditi più alti e un embargo totale sulle armi verso Israele. Corbyn e i suoi alleati si propongono di combattere le crescenti diseguaglianze sociali e una politica estera “complice di crimini umanitari”.

La questione palestinese — cavallo di battaglia di Corbyn da decenni — è centrale nella retorica del nuovo partito. “Non possiamo più restare in silenzio mentre si calpestano i diritti di un popolo. Vogliamo un Regno Unito che sia in prima linea per la pace e la giustizia internazionale”, ha dichiarato.

Rischi per il Labour

L’iniziativa è vista da molti analisti come una minaccia elettorale concreta per il Partito Laburista, soprattutto nei collegi urbani e multietnici dove la sinistra radicale ha ancora un forte seguito. Anche i Verdi e altri partiti progressisti rischiano di perdere consensi in favore del nuovo soggetto politico.

Alcuni dirigenti del Labour temono che una divisione a sinistra possa, paradossalmente, rafforzare la destra populista di Reform UK e i conservatori, in particolare nei collegi marginali. Ma Corbyn respinge l’accusa di voler “dividere” il fronte progressista: “Non stiamo spaccando nulla. Stiamo costruendo qualcosa che oggi non esiste. Un’alternativa vera.”

Le prossime tappe

Il congresso fondativo del nuovo partito è previsto per l’autunno 2025. Sarà in quell’occasione che verrà scelto il nome ufficiale, definito lo statuto e nominata una leadership formale. L’obiettivo è partecipare alle elezioni locali del 2026 e, successivamente, alle generali del 2029, con un’organizzazione territoriale ampia e radicata.

Corbyn, a 76 anni, non sembra intenzionato a ritirarsi: “Finché ci sarà ingiustizia, io ci sarò. Ma questa non è la mia battaglia personale. È una battaglia collettiva, per una società più giusta, più umana, più nostra”.

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