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venerdì, Marzo 7, 2025

Le donne nella filiera agroalimentare: inclusione, sostenibilità e futuro

L’intervento di Sara Guidelli, direttore generale di Legacoop Agroalimentare, al convegno Uila di Firenze

Riteniamo di fare cosa interessante pubblicando un suggestivo intervento di un’amica di SienaPost, la dott.ssa Sara Guidelli, sulle prospettive cooperative per le donne nella filiera agroalimentare…

(…) Come Legacoop Agroalimentare, rappresentiamo un settore che è strategico per il nostro Paese: l’agroalimentare non è solo produzione, ma anche sicurezza alimentare, tutela del territorio e valore per le comunità. Ma oggi voglio porre una domanda: le donne che ruolo hanno in tutto questo?

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La loro presenza nel settore è in crescita, eppure permangono molte disuguaglianze. Ancora troppe donne hanno difficoltà ad accedere alla terra, al credito, ai mezzi di produzione e alle opportunità di formazione. E questo non è solo un problema di equità: è un limite allo sviluppo dell’intero settore, perché significa privarsi di competenze, innovazione e visione strategica.

 Il peso delle disuguaglianze e la sfida della conciliazione

Il tema della conciliazione tra vita e lavoro resta una sfida enorme. In Italia il welfare familiare si basa ancora troppo sulla famiglia, e questo incide pesantemente sulle possibilità di crescita professionale delle donne. Dobbiamo dirlo chiaramente: se vogliamo un’agricoltura più moderna e competitiva, servono politiche di welfare più forti, che permettano alle donne di lavorare senza dover scegliere tra carriera e vita privata. Ma oltre alle sfide sociali, ce n’è un’altra di cui dobbiamo parlare: il cambiamento climatico.

Le donne e la sfida della sostenibilità

Donne e uomini stanno vivendo l’impatto della crisi climatica in modo diverso, perché le disuguaglianze di genere e intergenerazionali amplificano gli effetti della crisi ambientale. In agricoltura, dove la presenza femminile è significativa, le donne hanno meno strumenti per adattarsi alle nuove sfide, perché raramente possiedono la terra o hanno accesso a tecnologie innovative.

Eppure, le donne possono essere protagoniste della transizione ecologica, perché storicamente hanno sviluppato competenze fondamentali nella gestione sostenibile delle risorse. Penso alla conservazione del suolo, alla gestione dell’acqua, alla tutela della biodiversità. E gli studi lo dimostrano: dove ci sono più donne nei ruoli decisionali, le scelte aziendali e istituzionali sono più attente alla sostenibilità e all’innovazione.

Le cooperative sono un esempio concreto di come questo approccio possa diventare realtà. Nel nostro settore, molte cooperative guidate da donne stanno puntando su agricoltura biologica, filiera corta, economia circolare e digitalizzazione. E questi non sono solo modelli virtuosi: sono strategie necessarie per garantire un futuro all’agroalimentare.

Cooperazione: inclusione, emancipazione e legalità

Le cooperative non solo promuovono un modello di sviluppo più sostenibile, ma sono anche un luogo di inclusione e riscatto. Dove c’è cooperazione, c’è lotta contro le mafie, c’è emancipazione, ci sono percorsi di integrazione per chi arriva da situazioni di violenza o marginalità.

Abbiamo esperienze straordinarie di donne che, grazie al modello cooperativo, hanno avuto una seconda opportunità. Donne che hanno ricostruito la loro vita attraverso il lavoro, che hanno avviato imprese agricole, che stanno portando avanti pratiche innovative e sostenibili.

E qui voglio sottolineare un punto: le donne che hanno ruoli di responsabilità devono lavorare per le donne. Chi ha il potere di cambiare le cose ha anche il dovere di farlo, creando spazi di crescita, investendo nella formazione, sostenendo nuove leadership femminili.

Strumenti concreti per il cambiamento

Abbiamo bisogno di strumenti concreti per garantire alle donne pari opportunità di accesso alle risorse e ai ruoli decisionali. Tra questi, i rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro sono stati un passo avanti importante, perché rappresentano strumenti efficaci per migliorare le condizioni di chi lavora nella filiera agroalimentare. E quando sindacati, cooperative e imprese lavorano insieme con questo obiettivo, si ottengono risultati reali.

Conclusione: il futuro passa dalle donne

Se vogliamo un’agricoltura più competitiva, sostenibile e inclusiva, dobbiamo mettere al centro il lavoro femminile. Le donne stanno guidando l’innovazione, stanno sperimentando modelli più sostenibili, stanno cambiando il modo in cui produciamo e consumiamo cibo.

Ma per fare questo servono politiche di welfare più forti, strumenti di accesso al credito più equi e un cambiamento culturale profondo. E questo cambiamento dobbiamo costruirlo insieme: istituzioni, sindacati, cooperative e imprese.

Solo così potremo garantire che il valore del lavoro femminile non sia più una questione di dibattito, ma una realtà consolidata (….).

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