Quando la retorica dell’umanità serve solo a giustificare il livore politico
Mi sono imbattuto in questo post. Ho tolto ogni riferimento nominativo e al partito di cui si parla, non serve, ai fini del mio ragionamento. Non riguarda ne Siena e neppure la Toscana.
Un politico parla di un suo avversario, evidentemente raggiunto da un provvedimento giudiziario, e scrive:
“Lo detesto, detesto il suo partito ma gli auguro di chiarire la sua posizione e sono solidale con lui, da uomo prima, e poi come avvocato. Politicamente probabilmente gli sputerei in un occhio, atteso che il suo è un partito che, secondo me, meriterebbe l’estinzione. Come uomo e come avvocato, lo abbraccerei perché la scure di un’indagine è un qualcosa che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico”.
Ho riletto questo testo tre volte, per essere sicuro di averlo capito. Ma davvero? Davvero si può pensare che sia coerente augurare la “scomparsa” di un partito — e quindi di chi lo rappresenta — arrivare a dire che si sputerebbe in un occhio a un avversario politico, e poi concludere con un abbraccio morale, in nome dell’umanità e della professione?
Questo non è garantismo. È autoassoluzione travestita da civiltà. È la solita scorciatoia retorica per salvare la coscienza: odio il politico, ma salvo l’uomo. Peccato che, nella realtà, l’uomo e il politico siano la stessa persona.
La pretesa di separare il giudizio politico dal rispetto umano ha senso solo se si mantiene un linguaggio rispettoso su entrambi i piani. Ma se da una parte invochi lo sputo e l’estinzione, e dall’altra ti abbracci al garantismo, stai solo cercando di darti un tono. Dici di non augurare il male, ma lo mascheri da disprezzo legittimo.
È legittimo criticare qualsiasi forza politica, qualsiasi figura pubblica. È legittimo anche detestare una visione del mondo. Ma non si può continuare a confondere la passione politica con il livore, e poi appellarsi alla dignità umana solo quando l’indagine colpisce qualcuno che odi.
Questo tipo di discorsi non aiuta il dibattito democratico. Al contrario: normalizza l’odio e finge umanità solo per compiacersi della propria presunta superiorità morale. E no, non funziona. È una contraddizione troppo grossa per passare inosservata.