Due segnalazioni da uno scambio di letture e visioni
Di tanto in tanto, Stefano Bisi — giornalista senese decano e Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia — mi invia articoli e materiali riguardanti le iniziative culturali e commemorative promosse dalla massoneria italiana. Lo fa da tempo, con la cortesia che nasce da una conoscenza risalente agli anni ’80, quando le nostre strade si incrociarono per la prima volta. Non ci lega alcun vincolo se non la reciproca disponibilità a uno scambio di riflessioni: lui con l’esperienza del cronista navigato, io con quella di chi, semplicemente, è stato condotto dalla vita a pensare.
Quel che rende interessante questo scambio è anche il fatto che Bisi sa bene della mia ritrosia, per non dire repulsione, verso tutto ciò che si struttura in forma riservata, opaca, o difficilmente leggibile dall’esterno. Forse è proprio per questo che mi propone queste letture: come a dire “guarda, c’è altro da considerare”.
Negli ultimi giorni mi ha mandato due articoli che offrono spunti non banali. Il primo è un comunicato del Grande Oriente d’Italia in cui si annunciano i vincitori della borsa di studio “Giovanni Spadolini”, promossa insieme alla Fondazione Spadolini Nuova Antologia, nel centenario della nascita dello statista. I due lavori premiati indagano — con strumenti accademici, senza retorica — la figura di Spadolini nel suo doppio ruolo di intellettuale e uomo delle istituzioni, ricollegandone il pensiero al valore delle minoranze, alla laicità repubblicana e al progetto politico del Partito Repubblicano Italiano negli anni cruciali della Prima Repubblica. Una forma di investimento nella memoria civile e nel sapere critico che merita attenzione. L’articolo è disponibile sul sito del GOI.
Il secondo articolo è uscito su Il Tempo e racconta l’apertura al pubblico della sede nazionale del GOI, Villa Il Vascello, a Roma. Un’iniziativa che si carica di significato simbolico: aprire le porte del luogo che custodisce la memoria del Grande Oriente per “sfatare il mito della società segreta”. All’interno, busti di Garibaldi, cimeli risorgimentali, documenti, la biblioteca e la sala dei lavori rituali. La visita si intreccia con un’altra battaglia identitaria: quella per il recupero simbolico di Palazzo Giustiniani, sede storica della massoneria italiana, espropriata dal fascismo e mai restituita, nonostante accordi sottoscritti con lo Stato. Anche su questo fronte, il GOI ha recentemente ottenuto una pronuncia favorevole dalla Corte Europea dei Diritti Umani.
Ora, se questi testi non dissolvono certo i veli che accompagnano l’universo massonico, aiutano però a spostare lo sguardo. Da osservatore esterno, riconosco il valore di iniziative che cercano di rendere pubblica la propria storia e di costruire memoria attiva.