Cinque schede, cinque quesiti e un appello alla partecipazione: l’Italia chiamata a decidere
Domani, domenica 8 e lunedì 9 giugno, le urne saranno aperte in tutta Italia. Si vota per cinque referendum abrogativi: cinque quesiti, cinque schede di colore diverso, cinque scelte che riguardano diritti, lavoro, cittadinanza. È un passaggio importante. Per questo il primo invito è alla partecipazione. Prima del Sì o del No, c’è un gesto fondamentale: andare a votare.
Il quorum è la condizione essenziale affinché i referendum siano validi. Se non si raggiunge il 50% più uno degli aventi diritto, tutto decade, qualunque sia l’esito delle urne. Chi sceglie di astenersi esercita legittimamente un’opzione prevista, ma va detto con chiarezza: non partecipare equivale a rinunciare a incidere su temi fondamentali. Per questo l’appello è semplice e fermo: andate a votare. Poi, ognuno deciderà secondo la propria coscienza.
Cinque schede, cinque colori, cinque quesiti
Ai seggi verranno consegnate cinque schede, ciascuna con un colore diverso per distinguere le materie oggetto del voto.
Scheda rossa: riguarda i controlli a distanza sui lavoratori introdotti dal Jobs Act. Il quesito propone l’abrogazione della norma che consente l’utilizzo di strumenti tecnologici per controllare da remoto i dipendenti, anche senza accordo sindacale.
Scheda arancione: punta ad estendere le tutele contro i licenziamenti illegittimi anche ai lavoratori delle piccole imprese (meno di 15 dipendenti), dove oggi il reintegro non è previsto.
Scheda gialla: riguarda i licenziamenti per giustificato motivo oggettivo nelle aziende con più di 15 dipendenti. Il referendum propone di ripristinare la possibilità del reintegro, oggi esclusa in questi casi.
Scheda grigia: intende abolire l’attuale forma di lavoro occasionale con voucher, considerata da chi promuove il referendum una modalità che alimenta precarietà e lavoro povero.
Scheda verde: tocca un tema simbolicamente e politicamente delicato: la cittadinanza. Il quesito propone l’abrogazione della norma che permette il riconoscimento della cittadinanza italiana solo al compimento dei 18 anni per i figli di stranieri nati in Italia. Si tratta, in sostanza, di riaprire la strada allo ius soli temperato o anticipato.
Una proposta per cinque Sì
Comitati promotori, realtà sociali, sindacati – in primis la CGIL – spingono per un voto compatto a favore di tutti e cinque i quesiti. La loro proposta è chiara: cinque Sì per rafforzare i diritti, contrastare la precarietà, tutelare il lavoro e riconoscere la cittadinanza a chi è italiano di fatto. Ma anche tra chi condivide l’obiettivo politico generale, c’è chi invita a valutare ogni singolo quesito nel merito. Non è un pacchetto da accettare o rifiutare in blocco: ciascun cittadino può votare Sì a uno, No a un altro, e lasciare in bianco altri ancora. Ogni scheda è un’opportunità di scelta autonoma.
Un voto libero, consapevole, personale
Votare secondo coscienza significa prima di tutto informarsi. Significa leggere, ascoltare, riflettere. Non serve schierarsi per forza con qualcuno: serve capire cosa si vota, e cosa comporta un Sì o un No. Il referendum abrogativo ha un meccanismo semplice: se vince il Sì, la norma viene cancellata. Se vince il No, resta in vigore. Tutto qui. Ma le conseguenze sono concrete: si parla di contratti, di licenziamenti, di riconoscimenti giuridici, di vita quotidiana. Per questo la responsabilità è grande. E non va delegata.
La democrazia vive se la partecipiamo
Non è solo un voto tecnico. È un atto di cittadinanza. È una delle poche occasioni in cui le persone possono decidere direttamente, senza intermediari. È un momento in cui la politica – quella vera, fatta di scelte collettive – torna in mano alle persone. Qualunque sia l’esito, la cosa peggiore sarebbe l’indifferenza.
Le urne sono aperte dalle ore 7:00 alle 23:00 di domenica e dalle 7:00 alle 15:00 di lunedì. Cinque schede, cinque domande, una sola certezza: oggi e domani la democrazia aspetta la tua voce.