La storia come campo di battaglia politica per nascondere un conflitto da enormi risvolti umanitari
L’amico Lorenzoni su Primapagina ha scritto del dibattito attorno al Manifesto di Ventotene e delle sue implicazioni politiche attuali. Sospetta, con ragione, che questa improvvisa riscoperta serva più a legittimare un riarmo europeo che a riflettere seriamente sull’eredità del documento. E soprattutto, che sia un diversivo per non parlare di Gaza, dell’emergenza umanitaria in atto e delle contraddizioni dell’Occidente.
Ma c’è un’altra questione di fondo, che riguarda l’uso della storia nella polemica politica. La Presidente Meloni è figlia politica di una cultura che con Ventotene ha un rapporto problematico. Non sorprende che non lo riconosca come suo, così come non riconosce pienamente la Costituzione nata dalla Resistenza: entrambe sono figlie delle culture politiche che sconfissero il fascismo.
La storia è chiara: il Manifesto fu scritto da confinati, che il regime considerava pericolosi sovversivi. Ventotene non era un laboratorio di idee, ma una prigione a cielo aperto per chi immaginava un’Europa democratica e libera. E allora non ci si può stupire se Meloni non si ritrova in quell’idea di Europa.
Nel frattempo, mentre si litiga su un testo del 1941, a Gaza si muore sotto le bombe. Il governo israeliano porta avanti un’operazione militare che sta cancellando intere aree urbane, con migliaia di vittime civili. Di fronte a questa tragedia, la politica europea balbetta, gli Stati Uniti coprono, l’ONU condanna a parole e alcuni media trattano la questione con un’attenzione selettiva.
Eppure, questo sembra essere il richiamo del mio amico Marco, la sinistra sembra mobilitarsi più facilmente per Ventotene che per Gaza. Una discrepanza che pesa. Anche la discussione sul riarmo europeo rischia di scivolare nel solito equivoco: si dice di volere un’Europa della pace, ma la si costruisce sulle armi. E mentre si gioca con la storia, nella realtà quotidiana una guerra continua a mietere vittime sotto gli occhi del mondo.