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sabato, Giugno 21, 2025

Quando l’Europa perde la bussola delle priorità

Infuriano guerre e crisi umanitarie, ma a Strasburgo l’unità arriva solo sul microchip per cani e gatti. Riflessione amara sul disallineamento tra urgenze globali e priorità politiche

Mentre il mondo brucia – letteralmente e metaforicamente – e in Ucraina, a Gaza, in Iran, Sudan, in Congo e in altri angoli dimenticati del pianeta si continua a morire come mosche nel silenzio o nell’impotenza delle istituzioni internazionali, il Parlamento Europeo si riunisce per discutere, in prima lettura, dell’obbligo di microchip per cani e gatti in tutta l’Unione.

Non si nega l’importanza del benessere animale. Né si sottovaluta il fenomeno, pur serio, del commercio illegale di cuccioli. Ma l’asimmetria è stridente. Perché mentre il Trattato sul Funzionamento dell’UE riconosce gli animali come “esseri senzienti”, pare che per milioni di esseri umani massacrati nei conflitti contemporanei questa sensibilità non sia altrettanto urgente.

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In aula si chiede un sistema armonizzato per l’identificazione obbligatoria degli animali domestici, si cita l’iniziativa “End the Cage Age”, si aggiorna il mandato della Piattaforma UE per la Salute Animale fino al 2030, includendo anche esperti di cani e gatti. Intanto, in quella stessa Europa, la parola “cessate il fuoco” resta un sussurro, o peggio, un fastidio.

Non è questione di mettere in competizione i diritti degli animali con quelli degli esseri umani. È questione di gerarchia, di senso delle proporzioni, di coscienza politica. Se un Parlamento ha tempo, voce e risolutezza per occuparsi della tracciabilità di un collare, ma non riesce ad avere una posizione chiara e condivisa su massacri e guerre che insanguinano il presente, allora qualcosa si è rotto nel sistema delle priorità.

Forse un microchip lo meriterebbe anche la coscienza collettiva. Per vedere dov’è finita.

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