Quanto c’entra il Governo nell’attacco di Conte a Grillo?

L’idillio, se mai c’è stato, tra l’ex premier Giuseppe Conte e il guru Beppe Grillo sembra finito. Qual è la sostanza dello scontro che è sfociato nella conferenza stampa di inizio settimana? Cosa sta dietro la domanda “decida se vuole essere genitore generoso o padre padrone”?

L’ex premier ha annunciato chiaramente come voglia trasformare il movimento in un partito con organismi, statuto e cariche elettive. L’ex fondatore non intende rinunciare alle prerogative che si è dato nel nuovo ruolo di Garante.

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Già il Garante, che figura è? Difficile farla essere una carica eterna, non elettiva, non legata a un congresso. I Garanti nelle associazioni politiche esistono. Ma non sono figure paternalistiche, non definiscono le regole, caso mai garantiscono la loro applicazione.

Così com’è ora, un Garante cui spetta l’ultima parola sui problemi del Movimento assomiglia più a una guida spirituale. E anche così, diciamo la verità, il ruolo svolto da Grillo sembra davvero sovrastimato.

Dell’identità, dell’ideologia e della dottrina del Movimento cosa resta? Molto, se non tutto, sembra andato in frantumi. Senza buttarla in “caciara”, dove sono finiti l’uno vale uno? La democrazia diretta? I due mandati? La piattaforma Rousseau?

Poco male, è uso in politica dire che solo gli stupidi non cambiano idea. E Grillo non è uno stupido a giudicare dai cambiamenti repentini. Vedremo…

Beh, speriamo che ricambi idea… Certo è che per Giuseppe Conte in politica la strada delle riforme sembra proprio in salita e probabilmente alla fine ne andrà di mezzo il sostegno dei CinqueStelle al Governo.

Oppure, sotto sotto, è proprio questo il cuore del contendere con Grillo che ha sostenuto Draghi da subito mentre Conte deve acquisire delle carte ignote nel suo mazzo per trattare il destino dei CinqueStelle.

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