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mercoledì, Giugno 4, 2025

Repubblica fragile: l’Italia è stanca ma non rassegnata

Tra crisi demografica, disuguaglianze e sfide globali, cerchiamo ancora la nostra direzione. Ma non mancano voci e gesti che alimentano speranza e senso civico

La Repubblica Italiana si avvicina all’80° anniversario della sua nascita attraversando una fase delicata, fatta di contraddizioni e di snodi cruciali. È un Paese che sembra oscillare fra il bisogno profondo di rigenerarsi e la fatica di rimuovere inerzie antiche. Il suo stato di salute va letto attraverso molte lenti: la demografia, la giustizia, l’economia, la sanità, la credibilità internazionale, il rispetto dei diritti, la fiducia istituzionale e il ruolo della cultura civile. Una riflessione onesta e paziente deve tener conto di tutto questo.

Un’Italia che invecchia e si svuota

Il dato demografico più allarmante è il crollo della natalità. Secondo Istat, nel 2024 le nascite sono state appena 370.000, segnando un ulteriore calo rispetto al 2023 e confermando il trend di decrescita che dura da decenni. Il tasso di fecondità si attesta a 1,18 figli per donna, tra i più bassi d’Europa. Questo vuoto è anche sociale e psicologico: molte giovani coppie non si sentono sostenute, il costo della vita cresce, e il lavoro è spesso precario, intermittente, mal retribuito. Le politiche per la famiglia si sono finora concentrate su bonus e incentivi, ma manca una visione strutturale: casa, servizi educativi, congedi paritari, lavoro stabile.

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Sanità pubblica: sotto pressione ma ancora centrale

Il Servizio Sanitario Nazionale resta un presidio fondamentale della coesione civile, ma le disuguaglianze territoriali e le difficoltà di accesso si ampliano. La spesa pubblica sanitaria italiana è ferma al 6,5% del PIL, ben al di sotto della media UE. Le liste d’attesa crescono, i medici di base diminuiscono, e il ricorso alla sanità privata è ormai una necessità per chi può permetterselo. Il PNRR ha destinato risorse importanti alla sanità territoriale, ma il personale scarseggia, e molte Regioni faticano a mettere a terra i progetti. Nonostante tutto, la qualità clinica resta alta: negli ospedali, ogni giorno, professionisti competenti tengono in piedi il sistema con abnegazione.

Giustizia: lentezza, polarizzazione e riforme a metà

Il sistema giudiziario italiano resta uno dei più lenti in Europa. Le riforme della giustizia civile e penale sono partite, ma l’efficienza complessiva resta debole. I tempi dei processi, specie in appello e in Cassazione, minano la fiducia dei cittadini e degli investitori. La giustizia è anche terreno di scontro politico, con la sensazione che ci si preoccupi di garantire impunità ai potenti piuttosto che equità ai cittadini comuni. Il carcere, infine, è il volto più trascurato della giustizia: sovraffollamento cronico, suicidi in aumento, personale carente. I richiami del Presidente della Repubblica al rispetto della Costituzione e alla dignità delle persone detenute restano spesso inascoltati.

Economia e lavoro: crescita debole, salari fermi

Nel 2025, l’economia italiana registra una crescita fragile, attorno all’1%. L’inflazione si è ridotta, ma il potere d’acquisto è ancora debole. I salari reali sono sostanzialmente fermi da vent’anni, mentre l’occupazione precaria è diffusa, specie tra i giovani. Il lavoro povero, ovvero chi lavora ma non guadagna abbastanza per vivere dignitosamente, è ormai un fenomeno strutturale. Il divario Nord-Sud resta ampio, mentre le transizioni ecologica e digitale sono frenate da burocrazia, ritardi infrastrutturali e mancanza di visione. Le imprese chiedono semplificazione, ma anche una strategia industriale coerente. I giovani emigrano: il saldo migratorio interno ed esterno è negativo per il Mezzogiorno.

Un Paese dentro l’Europa, ma spesso ai margini

L’Italia partecipa pienamente all’Unione Europea, ma lo fa con meno influenza di quanto le spetterebbe per storia e dimensioni. Nelle grandi scelte strategiche — difesa comune, politica estera, transizione energetica — fatica a far sentire la propria voce. Ha beneficiato del PNRR più ricco d’Europa, ma l’attuazione è rallentata e soggetta a continui rimpasti. La coerenza tra impegni europei e politica interna è debole: sulla giustizia, sulla governance economica, sull’energia, il nostro Paese oscilla tra retorica sovranista e dipendenza strutturale. L’Italia è una democrazia matura, ma sempre in tensione tra appartenenza europea e identità nazionale.

Democrazia, parità e diritti: la lunga manutenzione della Repubblica

Secondo gli ultimi rapporti di Freedom House e del Democracy Index dell’Economist, l’Italia è una “democrazia imperfetta”, con buoni livelli di libertà civile ma problemi di trasparenza, corruzione e partecipazione. La fiducia nei partiti è bassa, l’astensionismo è cresciuto (oltre il 50% alle ultime elezioni europee), e la rappresentanza è debole, specie tra i giovani e le donne. La parità di genere, pur migliorata in ambito accademico e imprenditoriale, resta lontana nei ruoli di vertice. Il lavoro di cura grava ancora in modo sproporzionato sulle donne. I femminicidi sono una piaga aperta. Il Presidente Mattarella ha più volte richiamato il Paese al rispetto della dignità femminile e all’urgenza di un cambio culturale.

Il ruolo del Presidente Mattarella: custode della coesione

In un panorama frammentato e spesso conflittuale, la figura del Presidente della Repubblica continua a rappresentare il punto più alto della tenuta istituzionale. Sergio Mattarella ha interpretato il suo secondo mandato con sobrietà, fermezza e profondità morale. I suoi richiami alla Costituzione, al rispetto delle istituzioni, alla tutela dei più fragili sono stati costanti. Nei suoi discorsi pubblici ha parlato della scuola come “architrave della Repubblica”, della giustizia come “misura della libertà”, e del lavoro come “fattore essenziale di dignità”. La sua autorevolezza, riconosciuta anche all’estero, è oggi uno dei pochi riferimenti stabili nel discorso pubblico italiano.

Gli italiani premiati dal Quirinale: eccellenza, sacrificio, umanità

Ogni anno il Presidente della Repubblica conferisce onorificenze a cittadini che si sono distinti per meriti civili, scientifici, culturali e umani. Nel 2024 sono stati premiati, tra gli altri, medici, infermieri, docenti, atleti, volontari e giovani che si sono impegnati per la giustizia, la solidarietà, l’inclusione. Nomi noti e volte meno, che raccontano un’Italia generosa, spesso silenziosa, che continua a operare ogni giorno per il bene comune.

Conclusione: la Repubblica come impegno quotidiano

Lo stato di salute della Repubblica Italiana non si misura solo con gli indicatori economici o i ranking internazionali. Si misura nella vita concreta dei suoi cittadini: nella fiducia reciproca, nella qualità delle istituzioni, nella possibilità di costruirsi un futuro. È una Repubblica che ha bisogno di cura, di visione, di equità. Ma anche di gratitudine verso chi ogni giorno, spesso in silenzio, ne tiene vivo il senso più profondo. Come ricordava Piero Calamandrei, la Repubblica non è solo una forma di governo: è un ideale che si realizza nella coscienza civica di ciascuno.

Nel 2025, l’Italia resta un Paese complesso, imperfetto ma vivo. E la Repubblica, nonostante tutto, continua a essere la sua forma più alta di speranza.

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