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mercoledì, Marzo 12, 2025

Una giornata nell’antica Roma – Recensione

Uno sguardo sul libro di Alberto Angela edito da Mondadori

Alberto Angela si è dedicato alla divulgazione televisiva con i programmi Superquark, Passaggio a Nordovest ed Ulisse ed anche in questo libro ha un linguaggio da documentario, infatti  è scritto come se l’autore fosse presente, contemporaneamente ai fatti che mostra, come se lui fosse una guida in questa giornata tipica della Roma del 115 d.c. Il linguaggio è accessibile a tutti e colloquiale.

La storia è ambientata a Roma nel 115 d.c. sotto l’imperatore Traiano. Il perimetro dei confini dell’impero romano era di 10.000 KM e si estendeva dalla Scozia all’Iran e dal Sahara fino al mare del Nord , la moneta era il sesterzio e la lingua ufficiale era il latino.

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Tutti i centri erano collegati da una rete stradale efficacissima ed a difesa dei confini c’erano le Legioni, che proteggevano le frontiere: i limes. Sul territorio c’erano gli ausiliari, che tutelavano l’ordine nelle province.

L’opera narra la vita quotidiana nella Roma Imperiale e descrive come erano strutturate le abitazioni e come si incontravano le persone nelle vie o sulle gradinate del Colosseo.

I ricchi abitavano nelle Domus, che avevano un grande portone che accedeva ad un grande corridoio dove in terra c’era un mosaico che raffigurava un cane… cave canem – Attenti al cane. In una stanzetta c’era un uomo su una sedia ed era il portiere. L’atrio grande non aveva il tetto perché c’era l’Impluvium, che consentiva la raccolta dell’acqua piovana. Questa veniva incanalata e raccolta ed in alcune domus alcuni proprietari noti ed importanti avevano il collegamento con l’acquedotto.

Le camere da letto erano chiamate Cubicula: erano affrescate e avevano mosaici ed erano illuminate con candele e riscaldate da bracieri. I maschi e il padre di famiglia “pater familias” alloggiavano al piano nobile, che era il piano terreno e sempre qui si trovava il Tablinum, che era l’ufficio del capofamiglia.

Il giardino della domus era il peristilio dove c’erano fiori e piante. La cucina era il luogo delle schiave che cucinavano ed accendevano il fuoco con un piccolo ferro di cavallo colpito con pezzo di quarzo e quando si formano le scintille, queste venivano catturate da una striscia di fungo che iniziava a bruciare. Le varie pentole erano di rame ed erano chiamate i rami.

Inoltre vengono descritte le abitazioni popolari chiamate le Insulae, con il monumento di Mercurio che era la fonte di acqua. Infatti dalla bocca della statua usciva un filo d’acqua e qui venivano di giorno le donne a riempire i secchi di legno per prendere l’acqua ed anche i bambini e gli schiavi.

Il lettore viene sapientemente guidato da Alberto Angela in questa Roma e molte sono le cose che incontrerà e conoscerà della vita della storia romana.

La lettura di questo libro ci accompagna in una visita guidata nella vita nella Roma antica, con i tanti personaggi e le tante attività sia lavorative che di svago, che venivano svolte dalle persone.

Mi sembrava di sentire quei rumori dei vari portoni quando venivano aperte le attività commerciali, che erano chiamate “Tabernae” dove si vendevano e si acquistavano sia prodotti alimentari che tante altre cose.

Lo “struscio” che è il passeggiare per svago nella Roma imperiale e le persone si ritrovano al Portico d’Ottavia, oppure ai portici degli Argonauti e tanti altri luoghi per passeggiare con i loro bambini ed ammirare monumenti o altre opere d’arte. La scuola dei bambini piccoli con le loro vocine sotto i porticati, che cercano di recitare a memoria un testo.

Il capitolo “Ore 11.00” parla del mercato degli schiavi, che portavano un cartello appeso al collo, dove i mercanti di schiavi, i mangones, annotavano le loro qualità, la loro nazionalità e anche qualche difetto e se lo schiavo era fuggito sulla sua fronte veniva incisa la scritta “Fug” (fuggitivo) e se aveva rubato veniva scritto ”fur” (ladro)

Nel successivo capitolo è molto interessante il racconto “Nascere a Roma” che narra il parto di una madre assistita da un’ostetrica e la presenza del Dominus che è il padrone e sarà il padre del nascituro. La sofferenza delle doglie della partoriente e la nascita del bambino, che sembra non riuscire a respirare; per stimolare il riflesso del respiro l’ostetrica gli batte con le mani sulla schiena. Finalmente inizia a respirare ed ora sarà il Dominus che deciderà se accettarlo prendendolo in braccio e mostrandolo a tutti parenti, oppure lo lascerà in terra non accettandolo. Il figlio abbandonato verrà portato nelle conosciute “ruote” nelle varie strade romane e per i figli abbandonati il destino è doloroso o saranno schiavi o servi di vario genere se sono maschi o prostitute se sono femmine.

Tutto era deciso dal “Dominus” e la madre non aveva nessuna possibilità di aiutare quel figlio. La passeggiata si conclude alle ore 24:00 dal punto da dove è iniziata prima dell’alba e precisamente davanti alla statua di “Mater Matuta” che è “la Madre Propizia” e si è rivelata utile per conoscere la vita a Roma in tanti suoi aspetti sia lavorativi che sociali ed anche di vita quotidiana.

Questi due capitoli fanno riflettere che certe cose che si fanno oggi, si facevano già nell’antica Roma e così propongo un breve riassunto.

Ore 7,30 “Segreti per farsi bella 2000 anni fa” In questo capitolo viene raccontato come La Domina, che è la moglie del padrone veniva truccata dalle schiave. Questo pezzo incuriosisce il lettore e qui si racconta, che per allungare le sopracciglia si usava un bastoncino di carbone. La forma degli occhi veniva delineata con l’inchiostro di nero seppia oppure con il nerofumo di datteri arrostiti e poi il rossetto rosso era ottenuto dal cinabro o dal minio. Il volto della signora veniva reso luminoso con la biacca ed un po’ di miele, che venivano mescolati con del grasso. Già in quei tempi c’erano le maschere di bellezza per la pelle ed infatti per i foruncoli si usava il burro e la placenta della mucca per le eventuali ulcerazioni e per cicatrizzare veniva usato il bicarbonato di sodio. I capelli venivano tinti con miscele di antimonio e grasso di pecora per avere il colore nero corvino e se i capelli si sciupavano si metteva la parrucca fatta con capelli veri, che se erano biondi o rossi arrivavano dalla Germania, mentre i capelli neri arrivavano dai Paesi Orientali e dall’India. Le acconciature erano molto elaborate e con varie decorazioni.

Leggendo questo pezzo ho voluto confrontare il modo di truccarsi di noi donne di oggi con quello delle signore romane ed è stato molto interessante conoscere queste tecniche ed i materiali utilizzati.

Ore 9,55” I giochi romani” Nella prima parte si parla dei giochi dei bambini e ci viene raccontato che giocavano alle biglie e la loro biglia era una noce ed anche con le trottole e non mancavano di divertirsi a giocare a rimpiattino oppure sull’altalena. Le bambine che non venivano fatte uscire avevano le bambole e già in epoca romana c’erano delle vere e proprie “Barbie” (pupae) realizzate in terracotta oppure in avorio ed anche in legno. Venivano scolpite sulla testa delle vere e proprie acconciature che erano in voga in quegli anni.

In questo capitolo si racconta anche come giocavano gli adulti e troviamo la morra, scommettendo sul numero delle dita dei due giocatori. Poi c’era il nostro “testa o croce” che in quell’epoca era il “nave o testa” perché la moneta aveva da una parte la testa di Giano bifronte e dall’altra la prua di una galea. Poi c’era il gioco d’azzardo, che nonostante fosse proibito, veniva praticato nel retrobottega delle osterie. Qui si giocava a dadi e tante sono le enormi fortune dilapidate ed in alcuni casi il giocatore indebitato è arrivato alla morte. La ludopatia è una dipendenza molto antica, che accomuna il nostro tempo con quello dell’antica Roma.

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