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mercoledì, Marzo 12, 2025

C’è Pierino, ma non è quello delle barzellette

Diciamo subito che la storia è di una semplicità disarmante (ma quanto mi piace quest’aggettivo che toglie le armi alla gente !). Né avrebbe potuto essere diversamente dal momento che l’autore aveva lavorato su una creazione dedicata soprattutto ai bambini, anche se poi, come spesso accade in questi casi, ne hanno beneficiato anche gli adulti. E continuano a trarne molti insegnamenti musicali.

La favoletta, che arriva allo spettatore o all’ascoltatore grazie ad una voce narrante, ci informa che Pierino, sfuggito alle attenzioni del nonno, prende la strada dello stagno, intenzionato a farsi una nuotata. Durante il percorso gli fanno compagnia un uccellino e un’anatra. Il primo prende per i glutei l’anatra perché non sa volare, lei gli rinfaccia di non avere confidenza col nuoto. Ecco che però arriva un gatto e Pierino mette in guardia i suoi amici. L’anatra si tuffa in acqua e l’uccellino vola su un ramo. Arriva anche il nonno, brontolone, che si porta via il nipote a casa, rimproverandolo per il fatto che “il lupo potrebbe arrivare da un momento all’altro”.

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E infatti il lupo arriva e si precipita sull’anatra, la cattura facilmente, le spruzza della lacca sulle penne, quindi se la pappa in un boccone, soddisfattissimo in quanto è noto che ai lupi piace … l’anatra laccata (nessuno biasimerà chi a questo punto decida di interrompere la lettura). Ma Pierino, dal cancelletto di casa, vede la scena, prende una corda, sale su un albero e riesce a catturare il lupo per la coda, arrivano i cacciatori, li blocca e gli dice di portare il lupo allo zoo. Tutto finisce nel migliore dei modi con una marcia trionfale, a parte la piccola anatra, la quale però, nello stomaco del predatore si pavoneggia allo specchio, felice per la lacca spruzzata sulle piume …

A questo punto, uno è liberissimo di chiedersi com’è che un musicista affermato come Sergej Prokof’ev si sia messo a musicare una favoletta del genere, ma allora è d’obbligo fare un passo indietro (come dicono spesso i politicanti, che però non si allontanano mai troppo dall’amato scranno, vocabolo che ha il suono di un versaccio maleducato con la bocca, ma che invece significa “poltrona”).

Siamo nella allora Unione Sovietica, negli anni a cavallo tra i ’30 e i ’40. Prokof’ev, con le sue creazioni musicali cercava nuove strade rispetto ai parametri tradizionali, ma, specie dopo l’esecuzione del “Canto sinfonico”, fu attaccato dalle autorità “che vigilavano sulla cultura”. Per costoro era come se il musicista avesse invaso il territorio della musica popolare. Come a dire “ci sta bene oltrepassare i confini di una nazione vicina, ma guai a toccare quelli della musica tradizionale”…

Il povero Sergej provò a difendersi, ma in pratica si dedicò a scrivere composizioni molto semplici e soprattutto dedicate ai bambini. Quella di Pierino & Co. è la più nota. Anche perché gli strumenti diventano le voci dei personaggi della storia. Così facendo Prokof’ev ha portato alla ribalta del grande pubblico strumenti che solitamente sono conosciuti solo dagli appassionati di musica classica. Non è una battuta, ma per molti il “fagotto” è soltanto quello che si vede nelle riprese televisive a fianco dei disgraziati che lasciano casa perché qualcuno gliel’ha distrutta.

Ironia della sorte , visto che la nazione a stelle e strisce non era gradita dentro i confini sovietici, il successo mondiale per l’autore (dopo i mugugni in patria alla prima esecuzione) arrivò dopo che Adolph Bolm creò a Chicago un balletto intitolato, appunto, “Pierino e il lupo”.

Alla prossima.

https://youtu.be/-iiIq8_t-qo?si=T75HKsHPO29wDK4X  (benigni, abbado)

https://youtu.be/aAWb-VV38bo?si=Vf26DwyUY6zTWONS  (lucio dalla)

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