Con gli artigiani di pace

Gianni Cuperlo, Facebook 30 marzo 2024

Leggo sui giornali di una possibile candidatura di Marco Tarquinio nelle liste del Pd per il prossimo Parlamento europeo.

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Se così fosse la giudicherei una scelta giusta e preziosa per almeno tre ragioni.

Lo dico come parlamentare eletto in quel partito e che ha condiviso e sostenuto la linea che abbiamo tenuto sull’aggressione russa all’Ucraina e sulla tragedia in corso nella Striscia di Gaza dopo il pogrom del 7 ottobre ad opera di Hamas.

Il primo motivo del mio sostegno a Marco Tarquinio è nel riconoscere come a mancare oggi sono quelli che il cardinale Zuppi ha chiamato gli “artigiani” della pace.

Quelli capaci di aiutare gli “architetti” della pace, i capi di Stato e di governo.

Gli artigiani saremmo un po’ tutti noi, quella maggioranza che continua a ritenere la guerra un principio storico da rimuovere.

La risposta del cardinale Zuppi e del Papa sono il digiuno e la preghiera, ma loro testimoniano la fede.

Anche la politica dovrebbe moltiplicare artigiani e architetti di pace e penso sia oggi il compito che deve prevalere sugli altri.

La seconda ragione è che senza compromessi e intese la politica e le speranze di pace semplicemente tendono a morire.

È sempre stato così anche nella lotta e nei conflitti più duri.

Di più, senza ricostruire le ragioni storiche assieme a quelle culturalmente più profonde della parola pace, la democrazia perde consenso.

Per questo, come tante e tanti, sento impellente il bisogno di dotare di nuovo la politica e la sinistra di un “pensiero” su quel concetto troppo sbrigativamente e colpevolmente accantonato.

Tornare a pensare per capire se la parola pace è ancora in grado di ricostruire attorno a sé il consenso per condizionare scelte e destini di governi, parlamenti, popoli interi.

La terza ragione del sostegno a quella candidatura è che alle nostre spalle c’è qualcosa che somiglia a una sconfitta del linguaggio, quasi il timore di restituire a quel termine la sua dignità e ciò che a lungo ha rappresentato nella parabola di un continente come il nostro, depositario di odi e scontri fratricidi.

D’altra parte quel concetto ha investito la sfera della politica, del pensiero filosofico, del diritto, della fede religiosa, e da questa complessità è giusto ripartire per collocare il concetto di pace nel tempo storico davanti a noi.

Se Marco Tarquinio, con la sua esperienza e coerenza, sarà parte di questa fatica a trarne beneficio non sarà solamente il Pd, ma la buona politica in uno spirito dove le differenze, quando ci sono, non possono che arricchire.

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