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lunedì, Novembre 25, 2024

Cuperlo e il pensiero: un ossimoro

Dal profilo Facebook di Gianni Cuperlo. Post del 30 settembre sulla vicenda di Mimmo Lucano, ex Sindaco di Riace.

Difficile capire. Forse impossibile spiegare.

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La condanna di Mimmo Lucano a tredici anni e due mesi di reclusione sovverte ogni premessa o presupposto che si potevano ragionevolmente immaginare alla vigilia di una sentenza attesa. Non è solo l’enormità della condanna in sé, il numero di anni che i giudici hanno ritenuto di comminare a fronte di una richiesta del pubblico ministero che si “limitava“ a una pena di sette anni e undici mesi. Parliamo concretamente di un caso non frequente dove la sentenza tende quasi a raddoppiare la pena richiesta dall’accusa. Ma persino aldilà dello sconcerto per una “risposta dello Stato“ che pare assurda e spropositata rispetto alla vicenda che ha visto Mimmo Lucano protagonista, la prima reazione e di interrogarsi a fondo sul contesto, il clima che ha contrassegnato negli anni l’attenzione pubblica attorno a quella esperienza che per moltissimi rimane nulla più e nulla meno che un avamposto sperimentale di accoglienza e solidarietà. L’impressione, al netto dell’esito di questo primo passaggio processuale, è stata di una vera campagna di denigrazione e delegittimazione dello sforzo di una comunità, a partire da chi all’epoca aveva il compito di rappresentarla. Lo sforzo di invertire una prassi e un metodo fondati sul respingimento di corpi, vite, sofferenze offrendo, al contrario, una modalità costruita sull’ascolto, l’inserimento, la dignità. Come si usa dire in questi casi, come si deve dire in questi casi, sarà necessario leggere le motivazioni di una sentenza tanto severa e punitiva. Ma ciò che si può dire, nel più classico rispetto della magistratura e delle sue prerogative, e che la parabola di un uomo impegnato in una forma pubblica, dunque sotto gli occhi di chiunque, a trovare una via di rispetto umano verso “l’altro” da noi, bene quella ricerca faticosa e non scontata trova in una giornata per molte ragioni buia la risposta meno umana che si potesse ipotizzare. Tacere su questa realtà non sarebbe un bene per la stessa giustizia che ogni cittadino ha il diritto di rivendicare per sé e per gli altri. Adesso la battaglia di Mimmo Lucano proseguirà come è naturale che sia nella speranza, vorrei fosse la convinzione, che un esito diverso possa ancora realizzarsi e che una storia “bella“ non debba per forza concludersi con una “brutta” fine. Oggi a Trieste, domani si chiude a Roma.

Buona serata

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