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giovedì, Giugno 12, 2025

Cuperlo, “Zaino in spalla e si riparte”

Il commento dopo i referendum: onestà sul risultato, rispetto per chi ha votato, impegno per il futuro di opposizione e democrazia

Gianni Cuperlo che si esprime sui suoi profili social… Con i suoi dieci proponimenti dopo l’esito dei referendum…

  1. Quando si raccolgono le firme per indire un referendum popolare l’obiettivo è cambiare le parti delle leggi che si vogliono abrogare. Se non si raggiunge il quorum previsto dalla Costituzione il referendum tecnicamente fallisce. Riconoscere oggi di avere mancato quel traguardo è un atto di onestà.
  2. Circa quindici milioni di italiani (tra l’Italia e l’estero) sono usciti di casa per andare al seggio ed esercitare il loro diritto di voto: lo hanno fatto nell’idea che i temi al centro della consultazione meritassero quell’impegno. A loro non solo va il giusto ringraziamento, ma il rispetto dovuto a un popolo che si è sentito coinvolto e responsabile.
  3. Garantire una vera sicurezza sui posti di lavoro; il diritto alla reintegra se licenziati ingiustamente; la lotta alla precarietà come destino di vita; la possibilità di essere cittadini italiani con pari diritti e doveri: tutte le questioni sulle quali il referendum non è riuscito a incidere rimangono aperte e su ciascuna di esse dall’opposizione proseguiranno il nostro impegno e la nostra iniziativa.
  4. Se, come sembra, alle urne si è recato un numero di giovani superiore alle consultazioni più recenti, tanto il mio partito che il centrosinistra nel suo complesso debbono farne tesoro e investire su quella parte di società più colpita e offesa dal fallimento dell’azione della destra.
  5. Da destra e dal centro (qualunque cosa voglia dire) leggo e sento dichiarazioni che pontificano sulla scomparsa del “campo largo” e di un’alternativa possibile al governo Meloni. Faccio mio il commento lapidario di Mark Twain alla comunicazione del suo avvenuto decesso: “Trovo la notizia sovrastimata!” Tranquillizziamo amici, compagni e avversari: l’opposizione c’è stata, c’è e ci sarà e la piazza straordinaria di sabato a Roma lo ha confermato.
  6. La presidente del Consiglio (“vado al seggio e non ritiro la scheda”) e la seconda carica dello Stato hanno alimentato la spinta a disertare le urne. Farlo in un contesto che da tempo vede una partecipazione al voto tra le più basse della storia repubblicana e farlo occupando alcune delle più alte cariche dello Stato esprime tutta la loro concezione della democrazia.
  7. Affrontare seriamente la crisi democratica aperta da tempo nel nostro Paese come in tutto l’Occidente diventa una priorità non più rinviabile. Le urne non servono solo a definire chi vince e chi perde. Dobbiamo rifondare le ragioni della partecipazione e va fatto con atti e riforme rinviate per troppo tempo. Una democrazia con partiti e sindacati fragili soffre. Una democrazia senza elettori muore.
  8. Chi ha vissuto anche questa campagna referendaria con lo spirito di sempre (banchetti, volantinaggi, assemblee e incontri nei circoli o nelle piazze) ha toccato con mano la passione e la voglia di contare di tante e tanti che non si arrendono. Quel patrimonio diventa oggi ancora più prezioso. Il ringraziamento e l’abbraccio sincero questa sera vanno a ciascuna e ciascuno di loro.
  9. In bocca al lupo per i ballottaggi di Taranto e Matera.
  10. Da domani, zaino in spalla e si riparte!

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