Un mio amico genovese, esperto di pesto, ma anche del dialetto dei carruggi (infatti abita in Vico Chiuso della Rana) mi dà una valida mano nel tradurre i riff che intervallano la storia…
Guardala come arriva, guarda com’è, guardala che arriva, è lei, è lei… Non è l’acqua che fa sbadigliare, ma chiudere porte e finestre … non è l’acqua di un colpo di pioggia, ma un gran casino, un gran casino … guardala come arriva, guarda che è lei, è lei…
Mentre Faber “spiega”:
… Nera che porta via, che porta via la via, nera che non si vedeva da una vita intera, così dolcenera nera, che picchia forte, che butta giù le porte … nera di malasorte che ammazza e passa oltre, nera come la sfortuna che si fa la tana dove non c’è la luna …
E poi, nel finale:
“… e la moglie di Anselmo sente l’acqua che scende, dai vestiti incollati da ogni gelo di pelle, nel suo tram scollegato da ogni distanza, nel bel mezzo del tempo che ora le avanza, così fu quell’amore dal mancato finale, così splendido e vero da potervi ingannare …”
Com’è splendido, d’altra parte, il nostro Faber che mischia ermeticamente l’alluvione della sua città con un amore non corrisposto.
Alla prossima.