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sabato, Luglio 26, 2025

La strada racconta: la Via Francigena come una macchina del tempo

Itinerari del viaggiare lento: la Prefazione di Rodolfo Montuoro al libro di Luca Bonechi

Benvenuti in un viaggio narrativo, visivo e innanzitutto plurisensoriale lungo la Via Francigena. Che non è solo via o percorso, fuga dal mondo o basolato di pellegrinaggio. La Francigena è una macchina del tempo, una scorciatoia tra i continenti. È lastricata di passioni, conversioni, smarrimenti, purificazioni. Ed è il portale del riscatto. Perché l’indulgenza (che, in qualche modo, è l’abilitazione al vivere) si ottiene solo nel viaggio su questa Via eraclitea. Che è anche fiume di terra e di pietra. E tutti i luoghi che tocca li riverbera, li nobilita, li tinge d’oro bizantino e li magnifica.

Dicono che questa rotta siderale (perché è intessuta di tutti i desideri dei pellegrini che l’anno battuta) abbia inizio a Canterbury e abbia fine a Roma. E viceversa. Ma Roma e Canterbury, pur nella loro fosca o madornale grandezza, non sono niente. Sono soltanto due puntini, l’alfa e l’omega su una mappa. Sono due stelle solitarie. Dunque, non sono niente. Come la nascita o la morte. Così che la Via diventa il tratto “da quella solitudine di stella a quella solitudine di stella” – come direbbe il poeta.

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La vita, invece, e tutta sulla Via. E dicono che la Toscana sia la sua culla. Con le esperienze, il “capitale umano” e le infinite storie e la bellezza dei luoghi che toglie il fiato e le magie dei borghi e gli occhi franchi delle persone tosche. E i sogni di luce, le madonnine a confortare i muri dei crocicchi, i sorrisi del sole tra i cipressi. I silenzi.

Tutto si dipana, si consuma e rinasce in questa sponda tuscia della Via Francigena. E questo lo sa benissimo Luca Bonechi, ciclista e argonauta, protofondatore di isole velate e “porti di terra” lungo la Via-vita, la Via-fiume. La Via Francigena, appunto.

E che dire della bici? La bici per lui è insieme Pegaso e macchina narrante. Quando è in sella diventa eterno aedo, un affabulatore, la voce stessa dei luoghi che racconta. Genius loci, anzi Genius vocis. Un aedo che, grazie al cielo, non è cieco. Anzi, è dotato di sguardo lungo e lampante. Vede al volo cose che di solito noi non vediamo. Ma, per fortuna, poi ce le racconta.

E la bici tra le sue mani continuamente si trasforma e diventa di volta in volta rabicano e rocinante, lumaca (è cultore del viaggio lento) e cronovettore (ama le corse a capofitto tra i secoli), mongolfiera (coltiva lo sguardo verticale) e nuvola, a spasso per i cieli. Perché la bici è essenzialmente leggerezza.

Luca Bonechi è l’autore di queste pagine meravigliose tra i luoghi più ammalianti della Francigena “toscana” ed è, soprattutto, impenitente e inesausto esploratore. Nessuno meglio di lui ci saprà condurre. E nessuno, meglio di Valter Ballarini, fulmineo ed elegante lentocipedista, sa tradurre tutto questo in immagini indimenticabili. Toccanti e lievi come i sogni.

Rodolfo Montuoro

(I disegni sono di Valter Ballarini)

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