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lunedì, Marzo 31, 2025

Michele Nuti, la forza dal basso che vuol salvare Siena

Il vicepresidente di Usd Millenovecentoquattro intervistato a 360 gradi su sogni e paure di un vero sportivo

Incontro Michele Nuti in modalità virtuale, in una videochiamata post lavoro. Ci troviamo a fare quest’intervista per via di Usd Millenovecentoquattro, associazione di cui – ad oggi – Michele è vicepresidente. Decido di partire da qui…

Chi è Michele Nuti come persona e come questa persona si trova a ricoprire una carica così importante?

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“Sì, io facevo (e faccio ancora) parte come molti altri del “Battaglione Boscagli”, un gruppo che seguivo perché mi sentivo abbastanza affine al loro modo di vivere il tifo. Lì furono soprattutto Simone Bernini e Paolo Bartalucci a diffondere le idee che venivano da alcune associazioni di tifosi del nord Europa che stavano cominciando a nascere anche in Italia. A me il discorso interessava e iniziai ad informarmi tramite link e articoli che venivano mandati nel gruppo. Intanto si avvicinava il terzo fallimento del Siena e piano piano cominciò a sembrarmi urgente provare a replicare questo genere di cose. Una volta che l’idea diventò chiara si pensò subito di andare a dialogare con l’amministrazione comunale per sentire se c’era la loro volontà di supportarci o meno in questa nuova avventura. Preciso che noi non avevamo bisogno del loro essere pro o contro, ma ci interessava collaborare in maniera più ampia possibile. Insomma, io conoscevo bene l’assessore Lorenzo Lorè e mi proposi quindi come contatto. Da quel momento in poi in ogni incontro o riunione partecipai attivamente. Quindi, quando arrivò il momento di trovare un piccolo numero di persone che si ponessero alla base come soci fondatori e avessero le funzioni di consiglio, Simone e Paolo mi chiesero di unirmi a questo gruppo. A me fece molto piacere, accettai volentieri e poi, dopo un anno, con le nuove elezioni, Simone mi chiese se mi sarebbe piaciuto rimanere nel consiglio e avere la carica di vicepresidente. Mi sembrò anche una sorta di obbligo morale non abbandonare subito il progetto ma cercare, nel limite del possibile, di continuare a dare una mano. Per questo ho accettato”. 

Vorrei che mi raccontassi che cos’è per te il Calcio e che cos’è per te il Siena all’interno del macro-insieme del Calcio

“Il Siena è una passione che ho da quando ero ragazzino. Il calcio è uno sport che mi piace, ma di cui sicuramente apprezzo più l’aspetto sociale che la singola partita o il singolo campionato. Mi appassiona quando si parla di società, di storia delle squadre o di storia dei club di tifosi. Poi oggi, rispetto a quando ero ragazzo, escluso il Siena e la Nazionale, riesco a seguire il calcio veramente poco. Però ecco, in generale direi che mi ha sempre affascinato di più l’aspetto storico-sociale di questo sport”.

Quali sono l’episodio più bello e quello più brutto che ricordi come tifoso del Siena?

“Ho paura di essere un po’ banale, ma pazienza, te li dico lo stesso. Per me i ricordi più belli sono legati a due gol: uno è quel famoso colpo di testa di Flo nel derby con la Fiorentina in serie A, nel 2005. L’altro invece è il gol di Voria in serie C contro il Pisa, qualche anno prima. Probabilmente me li ricordo con questa emozione anche perché ho avuto la fortuna di vivere quei momenti nella fase della mia vita che va dai venti ai trent’anni. In quei tempi andavo allo stadio con gli amici della contrada, era tutto fantastico. I momenti più brutti ovviamente sono i fallimenti, ma se devo sceglierne uno sicuramente è il primo. L’aspetto brutto, più che altro, fu il fatto di dover accettare che quella società, con quel simbolo e tutto il resto – cioè qualcosa che amavo fin da ragazzino – non sarebbe più esistita. Magari sarebbe rinata – come poi è successo – sotto altre vesti, con un altro nome, però faceva proprio male l’idea che quel Siena che avevo tifato io per tanti anni sarebbe sparito”.

Torniamo a Millenovecentoquattro e poniamola all’interno del contesto cittadino: qual è l’impatto che vorresti che l’associazione avesse dentro e fuori dalle mura di Siena?

“Io credo che Millenovecentoquattro a Siena sia importantissima. Anche se si sa che bisognerebbe smettere di parlarne, questa città ha bisogno di superare un trauma che ha vissuto ormai un bel po’ di anni fa. L’associazione fa parte, a parer mio, di un movimento che, dal basso, serve a dare riscatto a Siena, in poche parole serve a dire: “rimbocchiamoci le maniche e facciamo qualcosa”. A partire dal calcio, noi vorremmo dare beneficio alla città. Penso anche che possa diventare un esempio, sulla scia di “Supporters in Campo”, che stanno facendo un grande lavoro. In generale, se questi gruppi di tifosi – come possiamo essere noi – cominciano a essere sparsi in tutta Italia e, come dice Simone, a “creare sinergie”, io credo che il beneficio possa davvero arrivare a tutto il movimento del calcio. Certamente, le persone ci devono credere”.

Conosco il tuo impegno per la contrada di cui sei parte, vorrei porti una domanda maledetta, che spesso fa arrabbiare i senesi, ma te la faccio esattamente per questo: che cosa può esserci di simile tra l’impegno che si mette in campo come tifosi (e in questo caso come supporter trust) e quello che invece si dona alla contrada di appartenenza? Io ci vedo lo stesso desiderio radicato negli esseri umani, quello di sentirsi parte di una comunità e, nei casi migliori, di vederla prosperare, trovandoci noi stessi dentro le maglie che la compongono. Sbaglio?

“Certamente, lo spirito è lo stesso e anche le motivazioni che ti muovono: la passione, il mettersi al servizio di una comunità per cercare di portare avanti certe tradizioni che mi piacciono. Alla base c’è il desiderio di dare il proprio contributo senza un interesse. Certo, il grado di emozione che uno sente può non essere lo stesso, anche se è sicuramente difficile creare una scala di coinvolgimento emotivo, anche perché varia da persona a persona. Ci sarà sicuramente chi prova più emozioni per la contrada e chi invece è più preso dalla propria squadra, ma l’impegno e la passione alla base delle due cose sono gli stessi”.

Francesca Guasparri mi ha parlato lungamente dell’evento che avete organizzato lo scorso anno per discutere dell’annosa Questione Stadio, quali sono le tue idee e le tue aspettative su questo tema? Pensi che sia una priorità?

“Sì, sicuramente sì. Forse sarò ingenuo, ma secondo me lo stadio è un punto fermo e questa questione, se fosse risolta, potrebbe davvero portare tanti benefici a Siena. Sicuramente ci sono molte criticità ma anche tanti modelli da seguire e da cui prendere esempio, con i dovuti gradi di differenza. Per quanto mi riguarda, avere lo stadio in una posizione centrale come nel nostro caso, anche se alcuni non sono d’accordo, è soltanto un vantaggio. In più abbiamo un’area tutto intorno che potrebbe essere tanto valorizzata da un ipotetico progetto. Certo, ci vuole qualcuno che abbia coraggio e voglia di fare ma al giorno d’oggi ci sono persone che sanno fare bene questo genere di cose. In quell’incontro che facemmo questa cosa fu evidente. Siena, d’altra parte, non è una realtà industriale che potrà contare su questo aspetto per la propria economia, perciò io credo che dovremmo fare di necessità virtù e lavorare su qualcosa che potrebbe aggiungere attrattiva a una città di cui sono già innamorati in tutta Europa”.

Michele Nuti, vicepresidente Usd Millenovecentoquattro

Tra i progetti che Millenovecentoquattro ha in cantiere per il futuro, qual è quello che ti sta più a cuore?

“Sicuramente vorrei portare avanti la “questione stadio” anche soltanto per tenerla viva, nonostante ovviamente poi quello che accadrà non dipenderà da noi. Poi certo, il “kit del tifoso” è un’iniziativa meravigliosa e Francesca Guasparri è stata fantastica nel curarla. In generale le iniziative che portiamo avanti mi piacciono tutte. Una cosa che vorrei dire perché mi sta particolarmente a cuore è che mi auguro che Millenovecentoquattro possa, nel futuro – quando saremo più strutturati e più solidi – partecipare attivamente alla società del Siena Calcio, nelle modalità che vedremo quando sarà il momento. L’impegno e il progetto della nuova società, con il loro sguardo al settore giovanile, mi sembra assolutamente condivisibile. Oggi nel calcio la sostenibilità è un tema fondamentale e necessario, per cui lavorare sui giovani ci fa ben sperare per il futuro e ci prospetta una certa solidità, che è il nostro bisogno e la nostra speranza più grande. Secondo me noi possiamo dare il nostro piccolo contributo su questo”.

Millenovecentoquattro ha da poco lanciato la campagna per il rinnovo delle quote associative per l’anno 2025: come sta andando?

“Siamo molto contenti perché abbiamo già raggiunto una buonissima percentuale di rinnovi e speriamo che da qui alla fine del campionato si possa fare ancora parecchio, recuperando qualche ritardatario. Però io, in generale, mi sento soddisfatto”.

Simone Bernini, alias Il presidente – lo confesso – mi ha dato dei cenni introduttivi su di te. Cito testualmente “intanto è il più giovane dei consiglieri (“senti come siamo messi”, commenta Michele), poi è la persona più buona del mondo – uno che sta in silenzio ma se lo chiami risolve sempre tutto – e infine è il vicepresidente, quindi, se è pronto a fare il vice a un cretino come me…”, frase volutamente non conclusa. Ironia a parte, ti ci rivedi?

“Allora, nello stare spesso in silenzio, sì, me lo dicono in molti. Invece sulla questione del buono… mah, mi sembra una cazzata. Poi sì, che ho deciso di fare il vice a lui… effettivamente è un’impresa. Scherzo, Simone è un genio, una persona incredibile e mai banale”.

Saluto e ringrazio Michele per la pazienza, Michele ringrazia me. La sua semplicità e, allo stesso tempo, la chiarezza e la fermezza con cui condivide idee e pensieri, hanno reso la chiacchierata piacevolissima e non stento a capire la scelta di Simone Bernini nel volerlo come suo vice.

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