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mercoledì, Luglio 30, 2025

Il Parco dei Re, dei Presidenti e dei “cammelli pendenti”

Racconto tratto da “La Strada Racconta: la Via Francigena incontra l’antica Via del Sale”

Quando Ferdinando de’ Medici, grande appassionato di animali esotici, decise di popolare la Tenuta di San Rossore di dromedari, questi assunsero, quasi per adattarsi allo skyline della città, una postura molto simile a quella della celebre Torre di Pisa e, anche per questo, sono stati a lungo apostrofati come i “cammelli pendenti”.

Testimoni di oltre tre secoli di storia, cavalcati da re e regine, furono descritti anche da Friedrich Nietzsche ne Il viandante e la sua ombra. Il filosofo, passeggiando nel Parco di San Rossore, fu fortemente colpito dall’apparizione di alcuni cammelli tanto da rammentarli con queste parole: “Pensai proprio così (che fosse tutto finito), quando in un bosco presso Pisa vidi prima due poi cinque cammelli”.

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In seguito, i cammelli furono impiegati nei lavori agricoli al posto dei cavalli. Grazie al clima favorevole, raggiunsero negli ultimi anni del 1700 il ragguardevole numero di circa duecento esemplari. Purtroppo, furono fatti cibo durante la Seconda Guerra Mondiale fino alla loro scomparsa.

Scarsi furono successivamente gli esiti di reintroduzione da parte dei Presidenti della Repubblica che avevano stabilito a Villa del Gombo la loro residenza estiva.

Lo scheletro dell’ultimo dromedario vissuto a San Rossore è custodito nel Museo di Storia naturale della Certosa di Calci che si può trovare proprio al termine del nostro viaggio. Resta il ricordo di alcuni loro nomi quali Gelosa, Bella, Zebedeo, Messalina e lo Sparviero, quest’ultimo talmente attuale da essere divenuto il nome di battaglia di un noto randonneur di San Gimignano. Ma resta anche la speranza che i tre esemplari donati nel 2014 dagli Scout al Parco possano costituire il seme per il futuro della specie vivente in Toscana.

La storia dei “cammelli pendenti” è il racconto preferito che si può ascoltare al centro Visite dell’Ente Parco Regionale, nato nel 1979. Un’area immensa di ben ventitremila ettari con trenta chilometri di spiagge, ampie lagune, boschi di latifoglie e pinete, vie d’acqua come i fiumi Arno, Serchio e il lago di Massaciuccoli, tutti navigabili in barchino. A ciò si aggiungono aree archeologiche e agricole dove pascolano allo stato brado molti animali come la pecora massese e il mucco pisano.

Gabriele D’Annunzio ne “La Gioconda” descrive con queste parole il Parco: “A traverso i cristalli si vedono gli oleandri, le tamerici, i giunchi, i pini, le arene d’oro sparse d’alghe morte, il mare in calma sparso di vele latine, la foce pacifica dell’Arno, di là dal fiume le macchie selvagge del Gombo, le cascine di San Rossore, le montagne di carrara marmifera…”.

Prenotare un letto al Casale La Sterpaia per qualche giorno, in attesa della partenza, oppure regalarlo agli accompagnatori nei giorni di attesa del ritorno, può essere una buona idea per un’escursione con il barchino, una gita in carrozza o una avventurosa ricerca del “fratino”, il raro uccello in via di estinzione che predilige il Parco come suo habitat.

Il fratino Charadrius alexandrinus, così vuole la sua carta d’identità, è un limicolo, il genere di animali che popola i fondi melmosi del mare e delle acque dolci. Uccello di piccole dimensioni depone le sue uova, quasi sempre in numero di tre, sotto la sabbia che consente loro di mimetizzarsi e mettersi al riparo dai pericoli. La ricerca del fratino non è facile e convien sempre evitare di disturbarlo. Pertanto, molto meglio è dedicarsi a cercare le gustose lumache del Parco, oppure visitare le tenute agricole dove assaggiare del latte appena munto, del pecorino fresco, del miele di spiaggia o di edera. Piccole cose che possono riempire le giornate di autentica e gustosa bellezza, tanto da essere ispirati a immergersi, poco distante, nello splendido scenario del teatro all’aperto di Torre del Lago, in compagnia di Giacomo Puccini, a immaginare i suoi passi nel Parco di San Rossore che lui chiamava “il Paradiso”, a inventare la sua musica immortale. Oggi le imbarcazioni d’epoca veleggiano sul lago a ricordare quei tempi e qui hanno pensato bene, in occasione del Giro d’Italia, di togliere dalle acque e restaurare il “Navicello di Puccini”, un piccolo naviglio ottocentesco di legno, già utilizzato nel film di Paolo Benvenuti La fanciulla del lago. È certo che la barca a fondo piatto, anticamente di proprietà dei conti Ginori, nel 1904 abbia trasportato Puccini ferito per un incidente dalla Piaggetta fino alla sua villa in Torre del Lago.

Ma una volta tanto, per decantare la bellezza di ciò che ci circonda, affidiamoci ad un contemporaneo e lo facciamo con Enrico Lo Verso, un noto talentuoso attore di cinema e teatro, tanto da essere stato il protagonista del film Così ridevano di Gianni Amelio, vincitore del Leone d’Oro al Festival di Venezia nel 1998. Lo Verso, capitato a San Rossore, si lascia andare sulla spiaggia a uno spontaneo atto d’amore per quel luogo: “Vorrei dire tante cose, vorrei dire che mi piace stare qua, vorrei dire che sono felice, ma non ci riesco perché è tutto talmente bello che mi sovrasta, è tutto talmente straordinario che essere qui a San Rossore per la prima volta in vita mia mi chiedo: ma come è possibile che sia solo la prima? No, io ci torno, ci torno, torno”.

Sì, a San Rossore bisogna venirci e tornarci, ma ora è il tempo di partire per un viaggio che non lo farà dimenticare e il gusto del ritorno sarà ancora più bello.

Un’Avventura in tutti i sensi

L’odore del latte appena munto. / Il sapore del miele di spiaggia. / L’incanto del suono dell’orchestra al teatro Puccini. / La vista degli ultimi “cammelli pendenti”. / La forma delle morbide dune della spiaggia del Parco.

(Il disegno è di Valter Ballarini)

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