Rudolf Joseph Lorenz Steiner. Sono stata sempre affascinata dalle sue teorie e soprattutto dal loro utilizzo in molti ambiti della vita, fra cui principalmente la pedagogia.
Studiare in modo scientifico e unitario la realtà fisica e la dimensione spirituale, concependole come un’unica manifestazione divina in continua evoluzione. Questo in modo molto semplicistico il concetto che sta alla base dell’antroposofia, disciplina teosofica basata sugli insegnamenti dell’esoterista austriaco.
Sapevo dell’esistenza della scuola steineriana a Colle di Val d’Elsa. Mi sarebbe piaciuto che mio figlio la frequentasse. Ma poi, forse per pigrizia, forse per mancanza di coraggio ad andare contro tanti stereotipi sociali, così non è stato.
Qualche anno fa, però, sono venuta a conoscenza che anche alla Fattoria Didattica Santa Margherita nel Vecchio Molino di Ville di Corsano c’era una realtà impostata sui principi steineriani. E, se alla scuola vera e propria non ce l’ho fatta a mandare mio figlio, almeno delle settimane estive immerse nella splendida campagna delle Ville sono riuscita a regalargliele. Settimane che sono rimaste impresse nella sua memoria; settimane diverse dalla sua vita consueta; settimane trascorse a contatto ininterrotto con la natura, utilizzando le mani per costruire cose concrete anziché per scorrere i video del telefonino.
E’ stato così che ho conosciuto Federica Chiarulli e suo marito Xavier che portavano avanti il lavoro delle settimane tematiche estive. Persone che hanno trovato il coraggio di cambiare vita e realizzare il Sogno del loro Mondo Parallelo.
Federica, ci racconti come è nata questa avventura al Vecchio Molino?
“Tutto è cominciato nel 2009. Noi vivevamo in Emilia Romagna. Era una regione molto inquinata e in quel periodo iniziammo a cercare altri posti dove trasferirci – racconta -. Avevamo già due bimbi e decidemmo di dare la priorità a loro cercando una realtà scolastica che ci piacesse. Guardammo le scuole steineriane sia in Italia che in Francia perché mio marito Xavier, che purtroppo non c’è più, era francese. Dopo aver visto tante realtà, abbiamo scelto la Toscana, soprattutto perché ci erano piaciute molto le scuole steineriane che c’erano, a Colle di val d’Elsa e a Firenze. Così – prosegue – dopo aver deciso di seguire questa via per l’educazione dei nostri figli ed essere rimasti innamorati delle realtà toscane, iniziammo a cercare dove poter lavorare in questa area geografica, nelle aziende biodinamiche, in modo che ci fosse un filo conduttore che unisse le scelte pedagogiche per i bimbi e le nostre scelte lavorative. Tutto questo pur non avendo dei curricula adatti a delle aziende agricole – io ero laureata in conservazione di beni culturali con un dottorato in arte medievale e mio marito aveva fatto una specializzazione sui brevetti -. Dopo aver fatto colloqui in varie realtà biodinamiche abbiamo deciso di venire in questa, qui al Santa Margherita a Ville di Corsano. All’epoca producevano formaggi di capra e cercavano qualcuno che si occupasse dell’agriturismo, sia per la ristorazione che per l’accoglienza in appartamento. E questo fu in un primo momento il nostro lavoro”.
Un inizio che niente aveva a che vedere con il mondo che poi, in tempi anche piuttosto brevi, hanno realizzato. Sono curiosa e chiedo: come sono nati, dunque, i campi estivi prima e la scuola primaria parentale poi?
“In realtà – riprende Federica – già dalla prima estate che eravamo qui, nel 2011, grazie alla conoscenza di qualche maestro di ambito steineriano, abbiamo iniziato a far partire dei centri estivi. Si svolgevano, e si svolgono, completamente all’interno dei boschi dell’azienda agricola dove c’è anche un ruscello sorgivo ed un lago. Lo spazio è molto grande, ci sono 80 ettari di terreno con diversi animali: asini, cavalli, capre. I maestri con cui siamo partiti hanno impostato il ritmo che abbiamo ancora adesso per i campi estivi: il cerchio del buongiorno, con canzoni, filastrocche e giochi, la passeggiata, le attività manuali o artistiche per sviluppare le forze di volontà nei bambini che per noi sono fondamentali per lavorare poi in seguito nella didattica. Sono occupazioni che solitamente non sono tanto proposte nella scuola pubblica. Lavoriamo con il legno, quindi anche con strumenti che a volte possono essere giudicati un po’ pericolosi, come seghetti, raspe, chiodi, martelli, coltellini per l’intaglio. Però in realtà questi lavori con materiali duri che creano ostacoli per i bimbi, fanno sviluppare tanto la loro forza di volontà. Spesso, poi, i ragazzi ci aiutano nel tagliare le verdure, nel preparare i pasti, sentendosi così coinvolti a 360 gradi nello sviluppo della giornata”.
Si ferma un attimo, poi riprende: “Iniziammo nel 2011 con il primo centro estivo di poche settimane. Piacque molto e già l’anno successivo facemmo molte più settimane. In questa occasione alcuni genitori ci chiesero di fare qualcosa per i loro bimbi che all’epoca avevano 5 anni anche nell’inverno, perché non erano tanto soddisfatti della proposta della scuola pubblica. Fu così che nacque un gruppo giochi per bambini di 3-6 anni, misto per età. Queste attività invernali partirono nel 2012 con una decina di bimbi. C’era una maestra già formata in pedagogia steineriana. Io la affiancavo perché all’epoca avevo appena iniziato la formazione a Colle Val d’Elsa per diventare maestra steineriana. Era un gruppo giochi con cadenza quotidiana per periodi di 3 settimane. Erano settimane tematiche; per ognuna proponevamo un tema: falegnameria, creazione di lanterne in concomitanza con la festa delle lanterne a San Martino, lavori con la lana cardata o con i fili di lana per Natale, tessitura con il telaio, acquarello, modellaggio della cera d’api”.
E la scuola primaria?
“A un certo punto, nel 2016, i genitori hanno chiesto di poter avere anche una prima classe ad istruzione parentale. La normativa italiana prevede che ci sia l’obbligo di istruire i propri figli ma non l’obbligo di portarli a scuola. Quindi, questi genitori, che erano già all’interno del gruppo giochi e che venivano da noi già da 3 anni, ci chiesero questo. All’epoca – sorride Federica e dice – io avevo finito il corso di formazione e stavo facendo i tirocini in diverse scuole di Italia. Ho accettato questa nuova sfida e nel 2017 è nata la prima classe di istruzione parentale in fattoria”.
Ed ora che attività ci sono alla Fattoria Didattica del Vecchio Molino?
“Sono rimaste tutte queste attività: campi estivi, gruppi gioco invernali e scuola elementare. Al momento abbiamo una maestra per il gruppo dei 3- 6 anni, io sono con le classi elementari e poi c’è un babbo, uno dei primissimi che ci chiesero di far partire le elementari, che nel frattempo si sta formando come maestro steineriano e da 2 anni mi affianca nelle classi. Quindi allo stato attuale siamo in 3. Ora, da settembre a giugno, abbiamo una trentina di bambini”.
Come è impostata la pedagogia steineriana?
“Per i ragazzi a istruzione parentale in età di obbligo scolastico l’insegnamento è tutto fatto a epoche. Significa che non si alternano come nella scuola pubblica le varie materie nelle ore ma si cerca di fare per almeno 3 o 4 settimane un approfondimento di una materia. Si fa solo quella; alcune delle altre vengono messe proprio a dormire in questo ritmo sonno veglia. Altre, invece, tipo la matematica e l’italiano sono sempre presenti per mezzo dell’esercitazione settimanale che permette di tenerle in un certo modo deste. La tecnica – prosegue – è comunque quella del sonno veglia: per 3 o 4 settimane si avanza parecchio in una certa materia, poi la si mette a dormire per altre 3 o più altre settimane e poi la si riprende in un’epoca successiva. Tutto questo perché – continua con entusiasmo a spiegarmi – in quel periodo di sonno in realtà dentro al bambino tutto viene rielaborato e lo si ritrova poi nell’epoca successiva. Altro elemento cardine dell’insegnamento – conclude – è che tanta didattica, soprattutto nei primi anni, viene portata attraverso immagini. Attraverso racconti portiamo le lettere, i numeri, le 4 operazioni, introduciamo la geografia, la grammatica. Quest’anno per la grammatica abbiamo messo in scena una vera e propria recita per dare vita e volti a nomi, verbi, aggettivi. Questo approccio immaginativo che proponiamo risuona molto di più con lo sviluppo animico (cfr: interiore) dei bambini. Portarli molto precocemente all’astrazione rischia di bruciare delle forze di fantasia creativa che sono invece fondamentali per il loro sviluppo, per tenere desto l‘entusiasmo e la voglia di imparare e anche per il loro futuro. Sono forze che non vanno bruciate in fretta, anzi! Dobbiamo cercare di mantenerle fresche almeno fino alla 5 classe”.
Fino a che classe arrivate?
“Fino alla 5 classe. Poi se si vuole proseguire il percorso steineriano c’è la scuola di Colle Val d’Elsa. L’anno scorso qui è finita la prima quinta. I genitori di questi ragazzi sono riusciti a far partire la sesta classe, ossia la prima delle medie, in un altro podere sempre qui a Ville di Corsano. Per noi il ciclo completo va dalla prima alla ottava classe (quindi tutto il percorso comprese le medie) e dovrebbe essere sempre lo stesso maestro a seguirli. Da 2 anni, poi – conclude – è partito anche il Liceo scientifico ad indirizzo artistico, sempre di impronta steineriana, ad istruzione parentale”.
Ma questo è un mondo a sé… che merita uno spazio tutto suo. Come si diventa insegnanti steineriani?
“C’è un corso di formazione che dura 3 anni. Sono 1000 ore fra studio, attività artistiche, attività manuali. Poi ci sono diverse settimane di tirocinio da fare e che variano a seconda che si voglia insegnare all’asilo o alla primaria. In Toscana viene fatto a Colle di Val d’Elsa”.
Starei ore a parlare con Federica. Sono affascinata dal racconto della sua Realtà. Una “scuola” completamente diversa da quella cui siamo abituati. Una scuola in cui le materie sembrano prendere vita e diventare “qualcuno” per i ragazzi. Trasmutarsi in qualcosa di vivo che possa servire per la crescita della loro mente e soprattutto della loro anima.
Qualcosa che va ben oltre le pagine di un libro da imparare in modo sterile a memoria al solo fine di prendere un voto che assicuri la sufficienza. Anche perché alle scuole steineriane non si danno voti, non si “giudicano” i ragazzi ma si fa un percorso con loro.
Ma non solo: non ci sono neanche tanti libri. I ragazzi studiano nei quaderni – fra l’altro bellissimi, ne ho visti alcuni che sembrano delle vere e proprie opere artistiche – che loro stessi realizzano durante l’apprendimento ad epoche. Insomma, un vero e proprio mondo parallelo per chi, come me, è abituato ad una realtà in cui fondamentalmente a scuola si travasano informazioni, noncuranti della creatività e dei talenti dei ragazzi, in cui gli insegnanti sono obbligati a seguire pedissequamente programmi privi di anima e spesso lontani anni luce dagli interessi di coloro che ne subiscono la somministrazione.
Un mondo parallelo che fa accendere in me la speranza che questi giovani “diversi”, che stanno vivendo una realtà completamente diversa da quella collettiva generalizzata, possano un giorno non lontano, per mezzo della loro anima risvegliata, cambiare questo nostro mondo appiattito sul pensiero unico di massa. Starei ore a sognare questa nuova Realtà di cui sento un piccolo seme germogliare… ma il tempo è sempre tiranno, e non posso trattenere Federica molto altro ancora. Così procedo con le mie solite ultime due domande…
Se, alla luce delle tue personali esperienze, dovessi dare un consiglio a chi, come te, ha un Sogno da concretizzare ma non sa come iniziare per renderlo Realtà, cosa ti sentiresti di dire?
“Bisogna avere coraggio – risponde di getto Federica.- La questione del coraggio per me è centrale, soprattutto perché oggi tanti non hanno il coraggio. Anche nelle nostre scuole – continua- facciamo le prove di coraggio per la festa di san Michele, il 29 di settembre. In molti attualmente non hanno il coraggio di buttarsi e restano pietrificati a valutare tutti i pro e i contro. Una piccola dose di spregiudicatezza è , invece, necessaria. Serve per dire a se stessi: Vai! Il momento è adesso”.
Fa un attimo di pausa e poi riprende: “Quando ho cambiato vita avevo 36 anni. Anche in antroposofia si dice che ci sono dei nodi lunari, ogni 18 anni, che sono dei momenti a livello biografico di mutamento e proprio quei momenti lì sono propizi al cambiamento. Darei, poi, un altro consiglio – conclude -. Direi di leggere testi che parlano di biografie in modo da trovare il coraggio di fare e per capire anche che tipo di biografia si vuole scrivere per noi. Leggere biografie di altri a volte può dare delle chiavi, aprire degli orizzonti e far venire questo famoso coraggio. Non è facile mollare tutto. Se ci si mette, però, in ottica di cambiamento e si cerca di trovare quel coraggio, i mondi spirituali aiutano sempre. Soprattutto se si va verso un miglioramento di vita e se c’è anche un risvolto sociale nelle scelte che si fanno, ossia se si opera non per mero interesse personale ma per qualcosa di più grande. Se si è aperti di spirito e si sa cogliere il senso di quello che ci accade, si aprono le strade, si fanno gli incontri giusti”.
Scorgo un lampo di entusiasmo nel tono di voce di Federica. Un entusiasmo che, misteriosamente, sembra contagiare anche me. E proprio con tale fremito nel cuore, chiedo a questa donna, delicata nei modi ma al tempo stesso forte e determinata: se dovessi definire con una parola questo tuo Mondo Parallelo realizzato, che parola ti verrebbe in mente?
Neanche il tempo di finire la domanda che mi risponde: “Natura. Senza alcun dubbio. Vivo nel bosco, sono proprio contornata dalla natura. Mi sento io stessa natura”.
Saluto Federica ringraziandola per questo tempo trascorso insieme. Ripenso alle sue parole. Ripenso alla filosofia di vita steineriana. Ripenso all’approccio animico con cui lei e gli altri insegnanti che seguono le teorie antroposofiche si interfacciano con i ragazzi. E se da un lato tutto questo mi dà speranza in un futuro diverso, dall’altro fa nascere in me l’atroce dubbio di non aver avuto il coraggio di essere una mamma diversa per mio figlio, di non avere fatto tutto quello che era in mio potere per aiutarlo ad essere libero da tanti schemi imposti che lo rendono, o meglio, ci rendono, prigionieri ed incapaci di ascoltare quello che la nostra anima ha bisogno di vivere in questa vita per poter evolvere. Ed ancora di più, fa sorgere in me la domanda: sono certa di aver capito, alla soglia di 50 anni, quale biografia voglio scrivere di me stessa? Ho mai avuto il coraggio di mettermi in ascolto fino in fondo della voce della mia anima e di seguirla?
Sono domande pesanti, difficili. Ma forse, alla fine, con una facile risoluzione. La natura; si, proprio la natura, la parola con cui Federica conclude la sua chiacchierata con me. Forse basterebbe che riuscissi ed essere completamente la mia natura, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, per poter essere certa di star scrivendo la mia personalissima, unica e irripetibile biografia. E quindi di essere coraggiosa; o meglio avere il coraggio di essere.
Complimenti bellissimo articolo! Anche io ho avuto l’occasione di conoscere questa realtà e ne sono rimasta molto colpita,un oasi per bambini e grandi che non hanno ancora rinunciato a un mondo diverso.