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domenica, Settembre 8, 2024

Partono i Giochi, il mental coach c’è

Con il nostro dottor Paolo tocchiamo oggi doping, infrastrutture, olimpiadi, motivazione e depressioni

‘ndiamo dottor Paolo, tre giorni ai Giochi, quindi tocca parlarne. Portabandiera per l’Italia saranno Tamberi e Arianna Errigo, diciamo il nuovo e il vecchio del medagliere di sempre azzurro. Condividi?

“Devo dire la verità… ?”

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Sempre e comunque… è il bello del parlare con te!

“Queste questioni non mi appassionano. Nella mia visione transumana non c’è posto per queste cose. Tuttavia, data la rilevanza che si attribuisce a questo ruolo, penso che sia una scelta rappresentativa. Magari se ne potevano fare altre…”

C’è qualche considerazione che da collaboratore dei tecnici federali puoi fare sul fatto che lo sport d’élite italiano sembra essere decisamente… individuale. Quattrocentotre atleti che si sono qualificati per Parigi e soltanto quattro squadre, due per la pallanuoto e due per il volley, che si presenteranno ai Giochi…

“La pallanuoto sfiora i miei attuali compiti e posso confermare che c’è una grande attenzione per essa da parte della federazione; l’Italia ha grande tradizione e tu sai che comunque puoi prendere una medaglia. Se ci fai caso la pallanuoto è sempre a medaglia, o lì vicino. Il volley sembra uno sport di squadra che tuttavia è fuori dai grandi business e forse questo da noi è un bene. Poi trovo che anche nel volley ci siano un filone e una filosofia abbastanza stabili; va a cicli ma insomma resta di vertice. Calcio e basket: siamo in crisi profonda. Grandi club ma totale assenza di visione, di filosofia, di attenzione per le nazionali. Troppi soldi, troppi interessi contrastanti e Nazionali senza testa. Non so spiegarlo meglio ma io mi sono capito, spero anche tu!”

Il dottor Paolo quand’era ancora assessore allo sport del Comune di Siena

I fatti recenti della settimana ci consegnano un Berrettini che torna a vincere. Spigolando sui social un ex consigliere che sosteneva la tua giunta, ora divenuto assessore a propria volta, chiede a gran voce il ritorno del tennista nella squadra italiana. Me la cavo con “Siamo tutti allenatori in Italia” o la chiacchera sportiva è una parte speciale dei confronti istituzionali e amministrativi?

“Chiacchiere in libertà, e con poco senso. Berrettini è tornato in top 40 e ci sono tanti altri giocatori azzurri in quel novero. Un signor giocatore ma dubito sia un grande atleta… che sono concetti diversi. Forse è un po’ fragile e deve fare attenzione: il carattere e la personalità incidono poi anche sulle percezioni dell’infortunio e del recupero. Sembra che la finale di Wimbledon dove poi perse con Nole non gli abbia fatto bene nel prosieguo. Non sarebbe il primo che rimane sotto un risultato eccellente. Poi ha vinto ancora e quindi onore a lui… Ma era un ATP 250, bisognerà vedere a livelli più alti. Gli auguro il meglio. E forse chi fa l’assessore è più utile… se fa l’ assessore. Senza distrarsi”.

Da sinistra: il vicesindaco di Siena Capitani, il ministro allo Sport Abodi e l’assessore allo Sport di Siena Lorè

Sempre spigolando sui social, vediamo che ieri c’era una delegazione dal ministero dello Sport per sviluppare le infrastrutture senesi. Ma una cosa non riusciamo a capirla… E già che ci siamo te la chiediamo. Perché l’Amministrazione a Siena crede fermamente che si può solo sviluppare in corrispondenza dello svincolo dell’Acquacalda?

“Loro non mi pare che credano, semplicemente riportano il trovato. Quindi li era un punto nevralgico per lo sport ma c’è altra roba in città. Sai, date le competenze e la vicinanza al mondo sportivo, mi misi a suo tempo a loro disposizione per illustrare il progetto complessivo dove gli impianti erano la cosa più facile. Il bello doveva venire dopo. In realtà non mi considerò nessuno. Sia chiaro, fu una disponibilità privata la mia. In quanto alla visita dal ministro? Teatro! Le idee bisogna averle qui e realizzarle o provarci qui. Ora colgo dal tuo giornale di una richiesta di una consulta etc. Altra cosa…. ma sempre politica!”

Molto più fragore ha la sesta vittoria di tappa di Pogacar, oltre la classifica finale del Tour. Oltre gli omaggi a un campione sono riprese, velenose come non mai, le accuse di doping. Si denuncia ciò che ancora come doping non è qualificato dalle autorità internazionali… E’ sempre consapevole un atleta di livello degli “aiutini” che la scienza gli concede?

“La WADA oggi è davvero incombente, e gli atleti sono sempre sotto tiro. Oggi non c’è spazio per l’inconsapevolezza e almeno dove “giro io” l ambiente è sano. Su Pogacar poi chiacchiere su chiacchiere senza considerare che sono cambiate le diete, le biciclette, gli asfalti. Ho ascoltato un’intervista di Cipollini su questo dove diceva che i watt medi espressi non sono poi così diversi dal passato. Che poi qualcuno si dopi mi pare probabile ma non credo a un fenomeno sistemico come ai tempi di Armstrong. Magari sbaglio. Comunque respirare monossido per aumentare il trasporto di ossigeno mostra l’inclinazione umana a stare al limite. Per esempio nel nuoto si fanno le alture, cicli da 21 gg a nuotare a 2000 mt. Aumenta i globuli rossi quindi il trasporto di ossigeno, tutto regolare”.

Un tempo, almeno a dar retta a uno sportivo senese morto dodici anni fa, gli atleti non avevano completa consapevolezza. In «Nel fango del dio pallone» (Kaos Edizioni) Carlo Petrini raccontò della stagione dei “siringoni” che sembra aver pesato molto – vado a memoria – sui casi di Beatrice, Lombardi e tantissimi altri. Ha letto quel libro? L’uso di “rinforzini” è da lei combattuto quando si tratta di far prevalere la testa sull’ansia?

“Premesso che non do farmaci e cercavo di darne pochi anche quando mi occupavo di clinica, i farmaci proibiti hanno un bollino che lo dice. Mi pare che la WADA abbia tolto anche la cannabis pochi giorni fa. Comunque io ho una visione chiara: i più forti sarebbero i più forti comunque”.

Supponiamo che gli atleti che ricorrono a tali sostanze siano sprofondati in depressioni. Sembra essere questa la storia che racconta Alex Schwazer che in questo mese di luglio ha visto concludersi gli otto anni di inibizione e che ha già partecipato, ritirandosi, a una 20 km. Conosce il caso? Saprebbe farci delle considerazioni?

“Una storia controversa la sua seconda storia di doping mentre sulla prima non ci furono dubbi. Gli atleti possono come tutti noi andare incontro a momenti di “rottura”. Non tutti i grandi interpreti sono di granito. Ce ne sono stati tanti che hanno sofferto durante e dopo di forme psicopatologhe e di abuso di sostanze. Bisognerebbe dedicare settimane a questo. Comunque tutti i grandi in tutti i campi hanno aree critiche che gestiscono bene ma qualcuno no. Sono esseri umani. Pensate ad altri campi e trovate persone che hanno fatto la storia che in certi momenti non sono stati così in equilibrio”.

Ai profani, in questo caso giornalisti come me, sembra che quel caso abbia comportato l’ineluttabile per l’azzurro della marcia. Forse schiacciato anche da chi doveva difenderlo e di certo schiacciata un’altra atleta – Carolina Kostner – per aver mentito a favore dell’amante. E dire che la testimonianza del coniuge fino a metà degli anni ’70 non era neanche possibile… Ma le autorità federalo a volte sono ingiuste?

“Beh, non conosco a fondo il settore ma nel doping e l’antidoping che ti colpisce le federazioni c’ entrano poco. Io ricordo un’atleta colpita per l’uso del trofodermin, una crema cutanea a base di cortisone, ed esclusa dalle olimpiadi. La Federazione prese semplicemente atto”.

Qualche tempo fa parlavamo dei record. Quello di salto in lungo è eterno… Dura dal 30 agosto 1991 (Tokyo) e prima ancora risaliva al 1978 (Città del Messico), altri invece vengono superati più volte nella stessa sessione di gare. C’è una ragione?

“Non saprei rispondere. Anche sui giamaicani della corsa c’erano ombre per i controlli. Resta il fatto che dopo Bolt nessun Bolt”.

Prima di dirci i suoi atleti della settimana… si butta in una previsione? In quali sport ci saranno i record più clamorosi, cioè quali discipline si sono sviluppate di più?

“Non saprei davvero fare previsioni. La nazionale giovanile di vela ha vinto il mondiale per nazioni qualche giorno fa. Quello che mi sento di dire è che lavoriamo molto sul mentalizzare gli atleti, profilandoli e anche trovando modalità omogenee di gestione da parte degli allenatori. Stiamo genericamente crescendo in quello secondo me. Quello che non si fa in altri settori come la scuola. Lo sport è un modello se si seguono le giuste vie”.

Perdonaci, ultimissima domanda, ti abbiamo visto al centro federale con un’atleta russa e una ucraina per gli allenamenti della squadra azzurra. Qual è la situazione? Sappiamo che “senza bandiera” a Parigi parteciperanno quindici atleti russi e sedici bielorussi, probabilmente destinati ad avere conseguenze in patria per la loro voglia di andare alle Olimpiadi. Abbiamo ancora negli occhi le immagini del film “Le Nuotatrici” di Netflix che racconta la storia di Yusra e Sara Mardini. Hai visto il fim? Hai un parere sullo sport che non sempre unisce e prevale… ?

“Le due allenatrici a Roma allenavano insieme. E’ stato un errore non ammettere i Russi. E quell’allenamento è una piccola prova. La mia posizione non c’entra con la guerra e i perseguimenti. Ma penso che le cose sporche non dovrebbero inquinare quelle pulite. Il mio atleta del giorno? Il mio tributo è per Giorgio Minisini che lascia il nuoto artistico. E’ stato un pioniere vincendo e a suon di vittorie ha abbattuto i pregiudizi. La sua esclusione dalla Nazionale è avvenuta per motivi tecnici che probabilmente sono validi. Dico “probabilmente” perché le mie competenze sono altre. Resta il fatto che mi pare che nessuna nazione abbia convocato un maschio in squadra. Dopodiché nella disciplina alle olimpiadi non esiste né il doppio misto né l’individuale maschile”.

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