Ricordo ancora con piacere che svariati anni fa andai a fare un’intervista ad una anziana signorina che guidava da tempo immemorabile un piccolo, ma signorile albergo nei dintorni di Siena. La trovai in giardino intenta a spiegare al maestro Uto Ughi la ricetta della torta che era stata servita a pranzo, mentre a me, durante la chiacchierata, riservò la sorpresa di un piatto di foglie di salvia fritte, una delizia (fortuna che usavo un registratore altrimenti avrei preso appunti con una … penna a olio).
Ma il particolare che mi premeva di tirare in ballo riguarda il fatto che il simpatico personaggio dell’intervista mi raccontò che pur essendo già in corso l’era dell’informatica, lei continuava nella sua crociata in favore di lettere e letterine per ogni occasione scritte rigorosamente a mano.
Il ricordo in questione e la canzone di questa settimana mi hanno fatto pensare a che tipo di reazione potrebbe avere, oggi, una fidanzata, un amico, un genitore, girando e rigirando tra le mani un oggetto misterioso come una lettera. Una notevole sorpresa, certamente, ma forse addirittura la paura di leggere chissà mai quale sventura, ora che la velocità ha la meglio sulle riflessioni e ci stanchiamo di leggere un sms se supera le sette/otto righe. Dai, un po’ di coraggio, facciamo questo piccolo esperimento, scriviamo una lettera a qualcuno che ci sta a cuore …
Dalla scrisse “L’anno che verrà” nel 1978 e la pubblicò l’anno dopo, dedicandola al suo grande amico Giuseppe Rossetti, in galera per motivi politici. Narrano le cronache che Lucio trascorse addirittura la notte di Capodanno in carcere insieme all’amico.
Siamo alla fine degli anni ’70, i cosiddetti “anni di piombo” e non c’è da meravigliarsi se si trovano versi che raccontano all’amico che “si esce poco la sera, compreso quando è festa e c’è chi ha messo dei sacchi vicino alla finestra”. La notiziona che fa gola a molti prelati è che “anche i preti potranno sposarsi”, amareggiata dal fatto che potrà succedere “solo a una certa età”, a ribadire che anche in quest’occasione in Vaticano la sanno più lunga degli altri …
Il finale ha una spruzzata color rosa, fortunatamente, perché “vedi caro amico cosa bisogna inventare per continuare a sperare …”. Forse, oggi, Lucio sarebbe stato meno speranzoso …
Alla prossima.