Il coraggio e l’intelligenza dell’imprenditore sono le risposte all’attuale crisi, per un nuovo possibile sviluppo Una nuova moralità economica: la cultura del lavoro e la cultura di impresa debbono tornare al centro della vita economica e sociale. Resilienza e adattabilità sono la prima necessaria reazione ai numerosi shock dei mercati. Agibilità e flessibilità sono importanti e decisivi in un mondo che deve fronteggiare anche scarsità di cibo causa la guerra in Ucraina e le sanzioni insieme a segnali di possibile recessione a livello europeo e mondiale.
Di fronte all’attuale situazione interna ed internazionale, le aziende devono affrontare e sperabilmente superare difficoltà straordinarie diverse e maggiori rispetto al passato. Perché l’imprenditoria riesca a traguardare un nuovo sviluppo e non cedere ai segni evidenti di possibili crisi occorre, crediamo, una nuova moralità economica: la forza delle sole idee e volontà potrebbe in effetti non essere più sufficiente.
Si dovrà trovare una vera e propria rinnovata cultura del lavoro come valore e motore di crescita personale e professionale, un’aspettativa importante a livello individuale e sociale, in particolare per le nuove generazioni. Insieme al concetto valoriale del lavoro occorrerà anche una vera e propria nuova cultura d’impresa: l’imprenditore deve avere la visione e la responsabilità di creare ricchezza, ma questo concetto gli deve essere riconosciuto come fondamentale.
I comportamenti “meritori”, anche a livello culturale e di comunità, sono infatti maturati negativamente, complice anche l’emergenza Covid e non solo, considerazioni comuni diverse che hanno sostanzialmente “degradato” i valori del lavoro, della produzione e dell’iniziativa economica imprenditoriale.
Siamo convinti che senza rimettere al centro e declinare i comportamenti meritevoli non sarà possibile riprendere un percorso strutturalmente virtuoso per realizzare un nuovo “patto sociale” serio, credibile e condiviso: l’auspicata manovra del cuneo fiscale può essere solo il primo tassello utile.
Per realizzare le premesse di un nuovo sviluppo occorre dunque uscire dai postulati classici, che crediamo superati, delle rappresentanze sindacali delle parti sociali che appaiono oggi contrapposti. I sindacati e gli imprenditori debbono poter trovare assieme, senza furbizie e reticenze, le condizioni di un patto sociale che questo attuale governo, prima delle prossime elezioni politiche (per quello che di divisorio rappresentano) può e deve garantire per l’autorevolezza e la responsabilità che si è assunto nel guidare il Paese.
Se mancassimo questa occasione (ed il tempo disponibile appare limitato) si perderebbe una possibilità storica che potrebbe riportare indietro non solo l’economia, ma anche gli equilibri sociali e morali di questo nostra comunità nazionale.
Certamente Governo, Parlamento e Autorità Monetarie debbono favorire tutti gli sforzi necessari, ma ognuno – senza esclusioni – è chiamato a compiere il proprio dovere, fino in fondo, senza indicare altrove eventuali responsabilità per una occasione sprecata che porterebbe inevitabilmente danni per tutti.
Le banche e le istituzioni finanziarie, che sono centrali nel nostro sistema economico fondato sulle Pmi, debbono riprendersi il coraggio di una iniziativa di sostegno reale alle imprese. Non si possono generare infatti investimenti necessari per la crescita senza il cofinanziamento da parte del sistema bancario complessivamente inteso. Le risorse umane, infine, ovunque allocate, sono indispensabili per un’azione concertata e condivisa, per un nuovo sperabile sviluppo in Italia e in Europa.
(Quest’estratto di Gianfranco Antognoli costituisce l’editoriale di Leasing Magazine del mese di luglio)