Domande sulla città che cambia. E sugli strumenti di democrazia non adeguatamente promossi
Accantonato il Palio di Agosto, ed in attesa di quanto verrà elaborato in tema di giustizia paliesca, sorgono alcune domande alle quali non riusciamo a dare né risposte, né ipotesi di risposte. Vediamo se qualcuno di buona volontà ci chiarisce qualche dubbio.
Intanto, in che rapporto stanno i dati sull’inflazione che mettono Siena al primo posto (vedi articolo Wall Street Journal) e che la vedono primeggiare anche per tasse e tributi con gli errori e la miopia di una mancata programmazione di area vasta, sia che si voglia chiamare Smas, o come caspita volete voi, e fino a che punto sarà possibile che i – sempre meno – residenti del capoluogo paghino spese e servizi anche per i non residenti?
Quanto è costata (e costerà) sia quella miopia di aver sabotato lo schema di area metropolitana sia la incapacità di riproporre quello, o analogo schema, con l’obiettivo di riequilibrare il sistema tariffe-servizi dei residenti nel capoluogo e ridisegnare una programmazione urbanistica più equilibrata?
Cosa ha in mente l’attuale maggioranza su questo terreno, al di là di una contrapposizione con i comuni contermini che sarebbe certo un alibi, ma per la città rappresenterebbe l’ennesimo suicidio?
Che responsabilità si assume il maggiore partito di opposizione, da tempo silente e assente, se non addirittura ostile, su questi temi, perennemente attardato in beghe interne?
Come intende partecipare il comune capoluogo al dibattito sulle elezioni provinciali, con quali rivendicazioni, con quale piattaforma, e cosa pensano i candidati occulti e palesi alla carica di presidente della Provincia?
Concordo con alcune affermazioni di Igor Zambesi nel suo commento all’intervista di Pino Di Blasio al sempre verde Starnini sulla Nazione del 8 agosto, ma mi domando nel concreto, cosa significa che il nuovo Presidente della Provincia dovrà “andare oltre le competenze della riforma, anche per riempire i vuoti lasciati dalla giunta del capoluogo, che è assente da tutti i tavoli”?
Ovvero pensano di procedere senza un’interlocuzione, rendendo il solco ancora più profondo e magari trattando ed intervenendo su temi che hanno diretta ricaduta sulla città?
Io da una parte ringrazierei sentitamente per l’alibi fornito, dall’altra, specie come cittadino, sentirei eventuali decisioni come ostili alla città, ancora una volta con l’impressione che politicamente si ritiene il territorio circostante più importante del capoluogo, confermando sia l’atteggiamento tenuto sullo Schema di Area Metropolitana sia il fastidio che emerge ogni volta qualcuno tira fuori il tema della Grande Siena, che non ha risparmiato neanche sindaci e candidati a sindaco del capoluogo.
Come se fosse un vezzo spocchioso dei Senesi gente vana e non una necessità che dovrebbe essere apprezzata anche dal territorio contermine quella di una programmazione unitaria, di una valorizzazione del capoluogo in grado di trainare anche il resto del territorio. O si pensa che sia agevole contrattare con il Governo Centrale in tema di strade, ferrovie infrastrutture, con il capoluogo ostile e per inciso affine al Governo?
A meno che non si continui a ritenere utile ragionare di un Paese con sei/sette frazioni (ndr: Siena Sud, Siena Nord, Sovicille, Monteroni etc), perché così potrebbe andare a finire, in termini di dimensioni e di qualità complessiva, credo che bisognerebbe porsi il tema e, magari cercare di affrontarlo e risolverlo. Quindi chiedo, come si intende recuperare e/o costruire un rapporto con il tessuto sociale e rappresentativo della città coinvolgendola in una ampia discussione su un tema che diverrà centrale?
Perché su ogni singolo aspetto dell’amministrare se è vero che la città non può fare a meno del territorio circostante è altrettanto vero l’esatto contrario, compreso il turismo. O si pensa che i piccoli musei diffusi abbiano la stessa potenzialità attrattiva (per fare un piccolo esempio certo non esaustivo) dei musei cittadini, anche e purtroppo, in questo stato di parziale inerzia programmatica?
Che questa assenza di dibattito su temi vitali per la città sia colpa anch’essa della crisi del Monte dei Paschi, alibi buono per tutto?
Ed infine una notazione lievemente polemica. Se non ricordo male le Organizzazioni Sindacali Confederali una volta utilizzavano la fase di concertazione del bilancio comunale per porre anche l’accento su alcuni temi di ampio respiro; e anche se la pratica della concertazione fosse tramontata, non sarebbe male sentire cosa ne pensano.
Ora, recentemente, ma può darsi che sia un mio difetto, non ho notizia di quale attività di concertazione abbiano realizzato le organizzazioni sindacali sul bilancio comunale, eppure un tempo erano molto attive ai tavoli di concertazione, talvolta con richieste che superavano lo stesso tema del bilancio e fornendo visioni prospettiche come quelle richiamate.
Ad esito della concertazione seguivano comunicati stampa in cui si illustravano i risultati ottenuti ed i punti di eventuale dissenso a seconda di quante delle loro richieste erano state accolte. Può darsi che mi sia distratto e mi siano sfuggiti gli ultimi comunicati stampa ed in caso chiedo venia per aver perso traccia di questa importante attività di intervento sociale.
Maurizio Cenni