Metodo Hashi. Un ponte verso Te stesso. Queste sono state le parole che mi hanno colpito di più quando per la prima volta mi sono persa nella lettura del sito di Roberto Fagnani (www.robertofagnani.com).
Stavo girovagando per internet alla ricerca di qualcuno che potesse insegnare qualcosa di arti marziali a mio figlio. Arti Marziali intese proprio come tecnica di crescita personale, non solo fisica. E “per caso”, sempre il solito caso che credo guidi i nostri passi, mi sono imbattuta in Roberto e mi è sembrato subito di aver trovato la risposta al quesito che mi aveva mosso a cercare.
“L’Arte Marziale è la Via che ho scelto per scoprire ed esprimere la mia identità” scrive Roberto nella sua presentazione. In fondo era proprio questo quello che volevo! Qualcosa che potesse aiutare il mio bambino in via di trasmutazione in uomo a trovare, in un momento così complesso e delicato come l’adolescenza, la sua centratura, ad imparare a guardarsi dentro e scoprirsi senza nessuna paura. Lavorare su di sé per poi potersi lanciare nel mondo con la forza di chi è convinto di quello che vuole ed è pronto ad affrontare ogni ostacolo perché sa, come diceva il grande stratega Sun Tzu oltre 2500 anni fa, che “sconfiggere il nemico senza combattere è la massima abilità”. Sconfiggere ogni avversità solo con la forza della propria centratura interiore e la propria padronanza sul corpo e sulla mente.
Ho conosciuto poi Roberto personalmente, ho letto il suo libro “Frammenti di una conoscenza perduta” e ho sentito con lui tante assonanze. Assonanze nella ricerca di andare oltre alle dogmatiche certezze dei nostri giorni, nella curiosità di conoscere, nella voglia di contaminarsi con l’altro, nella spasmodica attrazione verso le conoscenze perdute di altri mondi ed altre civiltà. E per questo ho pensato che non poteva non essere uno dei miei Mondi Paralleli.
Ci siamo incontrati per un caffè in Piazza del Campo in una mattina di inverno che sembrava più di primavera inoltrata. Ci siamo seduti ad un tavolo di un bar, sotto un sole più che tiepido, ed abbiamo iniziato a chiacchierare.
Roberto, un ragazzo all’apparenza come tanti, laureato in economia, con la passione per i viaggi, e lo sport. Ma fin da piccolo con un grande interesse per le arti marziali…
“Devo dire che sono nato con questa passione per l’Oriente – inizia sorridendo –. Passione che, trasportata qui nella nostra cultura occidentale, si è tradotta nelle arti marziali. Erano sicuramente lo strumento più afferrabile per un bambino. Vivendo, però, ad Asciano non ho avuto per un lungo periodo la possibilità di praticarle perché semplicemente non c’erano. Quindi all’inizio mi sono buttato sugli sport classici. Poi ho iniziato a sperimentare arti marziali intorno ai 15 anni. Contemporaneamente, in quel periodo, al liceo una professoressa ci insegnava anche degli esercizi di yoga”.
“È stata una persona molto importante per me – prosegue -. Ci faceva fare degli esercizi di meditazione in cui si affinavano delle facoltà di percezione delle nostre energie sottili. Iniziai a sentire queste sensazioni durante le meditazioni. Lo stesso mi accadeva durante l’esecuzione di alcuni kata, ossia specifiche sequenze di movimenti nelle arti marziali”.
“Ho iniziato a divorare libri – continua – e lentamente, maestro dopo maestro, mi sono avvicinato sempre più al mondo delle energie sottili, alla cultura della medicina tradizionale cinese. È stato un insieme di tessere di un puzzle che piano piano andavano al loro posto-. Si ferma Roberto, poi conclude – Ancora il puzzle è in costruzione! Probabilmente non finirà mai”.
Una grande curiosità quella di questo ragazzo. Curiosità mai sopita e mai messa da parte, nonostante gli studi universitari molto distanti da questo mondo orientale. Roberto si laurea in economia perché, come lui stesso dice, ovviamente, vivendo in questa società, era praticamente impossibile non piegarsi alle sue leggi. Dopo laureato prova con qualche “lavoro standard”, come lo definisce lui, ma non riesce a resisterci più di tanto.
“Sentivo che non ero io, non sarei potuto andare avanti a lungo. Così – riprende – ho deciso di provare a trasformare le mie passioni nel mio lavoro”.
Ci vuole coraggio per farlo….
“Più che altro ci vogliono anche pazienza, determinazione e costanza – continua -. Perché all’inizio, quando ho iniziato a costruirmi questo mondo parallelamente a quello diciamo standard, studiavo la notte, mi allenavo nei ritagli di tempo, partecipavo a corsi per acquisire certificazioni necessarie. Tutto in contemporanea. E non era semplice. Poi, quando ho iniziato a vivere di questo, ho comunque dovuto scendere a tanti compromessi per arrivare a fine mese. Non è facile costruirsi un nome ed una credibilità in questo settore. Ho, però, imparato tanto – prosegue -. Anche a livello personale. Alla fine non sono più solo Arti Marziali. Diventa proprio una disciplina, uno stile di vita. Che non c’entra niente con il combattere. La definirei più una filosofia che ingloba degli strumenti che provengono da un mondo diverso dal nostro e che ci aiutano a stare bene. Il punto non è tanto imparare una tecnica o una mossa quanto acquisire strumenti che ti diano la capacità di intraprendere un percorso verso te stesso. E’ una cosa di vasta gamma. Ed infatti io non parlo di stile. Io non insegno uno stile ma un metodo, che ho inventato proprio io. Questo perché non riuscivo ad inserirmi in una tecnica tradizionale”.
Il metodo Hashi, appunto. Quel metodo che mi aveva colpito alla prima lettura del sito e che in giapponese significa “ponte”. Un ponte fra Oriente e Occidente, fra passato e presente, fra scienza e metafisica. Un ponte che altro non è che un insieme di strumenti – kung fu, karate, qi gong, meditazione, zen – che Roberto trasmette dopo averli appresi dalle antiche discipline orientali. Ma adattandoli al nostro essere occidentali di questa epoca. Strumenti che ognuno può utilizzare nel suo personalissimo modo per il proprio ed unico cammino alla ricerca del Sé.
In questo momento esattamente cosa fai? Dove insegni?
“Insegno tutte queste discipline al Blue Move a Sinalunga, ho un corso di Qi Gong e meditazione a Trequanda e qui a Siena insegno Kung fu alla Gold Gym. A breve inizierò un percorso di Qi Gong un po’ in italiano e un po’ in inglese con gli studenti che vengono in Italia ad imparare italiano alla Scuola Dante Alighieri”.
Un’altra tua grande passione sono i viaggi, la scoperta del Mondo…
“Si, sicuramente! – risponde con enfasi. – Ho viaggiato molto e viaggio tuttora appena ne ho la possibilità. Sono da poco tornato da dei giorni indimenticabili in Egitto. Ho vissuto in India per 3 mesi. È stata davvero una grande avventura. Facevo ancora l’Università, ed in qualche modo questo è stato il mio tirocinio. Avrei dovuto studiare delle tecniche di agricoltura di una Green Farm, l’economia locale. In realtà però – continua sorridendo – quando sono arrivato questa Farm non esisteva proprio. Ho avuto un attimo di smarrimento; poi mi sono “riciclato” e ho iniziato ad insegnare inglese tra la giungla e i campi di cotone. Da solo. Ho fatto comunque in qualche modo le ore di tirocinio che dovevo fare e poi l’ultimo mese ho girato l’India zaino in spalla, senza un programma preciso, improvvisando. È stata davvero un’esperienza forte”.
E questa esperienza ti ha portato a fondare anche un’associazione, Exploring Earth…
“Si, al ritorno dall’India ho fondato, insieme alla mia compagna e a mia sorella, questa associazione. Si occupa di mandare studenti universitari a fare tirocini nei paesi in via di sviluppo. In realtà, purtroppo, al momento è ferma. Aveva iniziato a prendere forma prima del covid, poi con questi due anni di vuoto completo il progetto si è arenato, anche se conto di riprenderlo in mano quanto prima”.
“Nel frattempo, però – continua- non sono stato fermo neanche nel periodo del Covid. Ho scritto un libro “e mezzo”. Il primo, “Frammenti di una conoscenza perduta”, cerca di riassumere spunti che per me sono stati cruciali nella mia crescita personale e provenienti da saperi antichi. Il secondo è ancora in corso d’opera, ed è il seguito de “Il Viaggiatore”, thriller d’avventura che è stato la mia pubblicazione d’esordio, nel 2019”.
Si ferma un attimo e poi riprende: “Prima del covid avevo anche iniziato una attività di commercio, di riciclaggio con l’India – prosegue -. Stavo stipulando dei contratti con delle aziende in Italia che avevano degli scarti ancora piuttosto buoni che nel mercato indiano potevano essere impiegati. Dopo il mio viaggio ho mantenuto dei contatti con delle realtà commerciali a Nuova Delhi. Il progetto in realtà era ancora più grande: fare import/export e parallelamente fondare delle Green Farm per ospitare nuovi studenti/insegnanti in cerca di tirocini tramite la nostra associazione Exploring Earth…ma anche in questo il covid prima, la guerra poi mi hanno stoppato. Al momento è tutto fermo a causa dell’aumento dei costi di spedizioni e carburanti”.
Un ragazzo davvero pieno di energia e di progetti Roberto. Un ragazzo che ha inseguito con forza i propri sogni e non si è fatto scoraggiare neppure da questi difficilissimi ultimi 3 anni. Il suo entusiasmo, la sua forza interiore, la sua centratura e la sua volontà sono certamente doti da portare ad esempio anche per i giovani e giovanissimi dei nostri giorni, spesso impauriti dal mondo. Proprio per questo è stato anche chiamato a fare una conferenza in cui parlava ai ragazzi di alcune scuole della Valdichiana dell’importanza delle arti marziali contro il bullismo. Arti marziali intese non come autodifesa ma come modalità di centratura, acquisizione di sicurezza e stabilità interiore.
“È proprio questo il punto – dice Roberto. – Intraprendere un vero e proprio percorso che porta chi lo pratica a centrarsi su sé stesso fino al punto di avere una presenza talmente stabile da non essere più attaccabile, sotto tutti i punti di vista. Questo per me sono le Arti Marziali e questo cerco di trasmettere agli altri. Non è la forza dei muscoli che comunque si dissipa nell’età, ma è questa forza che attraversa il corpo che non è solo fisica. È anche e soprattutto una connessione con il pianeta Terra, con la natura. Per questo io propongo quasi sempre allenamenti all’aperto, per creare proprio questa sinergia del nostro corpo con i mutamenti delle stagioni”.
Hai dei progetti a breve termine? Intendo oltre all’insegnamento, hai in programma degli eventi particolari?
“Il 28 gennaio faremo un open day al Blue Move a Sinalunga, dove chi verrà potrà provare per mezz’ora tutta le discipline che insegniamo: kung fu, qi gong, aikido, yoga, pilates, gyrotonic e respirazione consapevole. È un sabato pomeriggio dalle 16 in poi. In contemporanea ci sarà anche una mostra di quadri di una pittrice che si ispira alle antiche tradizioni sciamaniche e alla natura, in tutte le sue forme archetipe e sacre. Ci sarà poi la possibilità di fare delle sedute personali di coaching, di psicologia ayurvedica e di nutrizione”.
Il tempo, come sempre accade quando si vorrebbe che non finisse mai, fa invece da padrone. Il Campanone di Piazza suona le 12 ed io vengo richiamata alla realtà e alle incombenze quotidiane. Devo, mio malgrado, salutare Roberto e prepararmi per andare a lavoro. Ma prima di andare via arrivano per lui le mie solite ultime due domande.
Se dovessi dare un consiglio a qualcuno che, come te, ha un Sogno ma non sa da dove cominciare per portarlo a diventare Realtà, cosa ti sentiresti di dire, alla luce delle tue personali esperienze?
“La prima cosa che mi viene da dire è che se non lo fa, ora, non domani o fra un’ora, lo rimpiangerà per il resto della sua vita. Perché non facendolo perderà una parte di Sé – si ferma un attimo, riflette, poi riprende -: è praticamente impossibile dare consigli, si può solo dire ciò che ha fatto la differenza per noi nella speranza che possa servire di aiuto all’altro. Un’altra cosa fondamentale che mi sento di dire, prima di intraprendere la strada del Sogno, è che bisogna essere certi che questo Sogno appartenga a noi e non derivi da quello che ci viene propinato nel mondo in cui viviamo. È molto difficile distinguere. Anche questo richiede un grande lavoro interiore. Quindi potrei riassumere con la frase che ho scritto anche nel mio sito: Sogna in grande, dopo aver capito chi sei e qual è il tuo sogno”.
E se dovessi definire con una parola il tuo Mondo Parallelo realizzato, che parola useresti?
“Rivoluzionario” risponde di getto, con grande sicurezza e senza alcun dubbio.
Ci salutiamo facendoci una foto insieme sotto lo sguardo austero della Torre del Mangia ed accanto al chiacchiericcio festoso di Fonte Gaia.
Mi incammino a malavoglia verso le mie incombenze quotidiane. Faccio passi lenti mentre nella mente invece si susseguono, come un guizzo veloce e repentino d’acqua che sgorga da una sorgente, le tante parole che si sono intrecciate nella lunga chiacchierata con Roberto. Sono emozionata. È bello guardare il mondo pensando che non sia solo quello che appare. Sentire che c’è qualcosa che va oltre, qualcosa che è fatto di energie sottili, di vibrazioni che, sebbene richiedano allenamento per essere ascoltate, sono reali e vere come il nostro corpo di carne ed ossa. È come fare un respiro a pieni polmoni. Inalare energia e sentirla vibrare dentro sotto forma di formicolio che solletica l’anima e la fa esplodere in una fragorosa risata. È una vera vittoria senza combattere. È una centratura nel Tutto che ci circonda. È, per dirlo con la parola che mi ha lasciato Roberto, semplicemente Rivoluzionario.
Chiara Bennati