Se è vero che siamo quello che mangiamo, come sosteneva nell’800 il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, è altrettanto certo che ciò che mangiamo deve provenire da un’agricoltura sostenibile per il rispetto della salute e dell’ambiente.
E’ il concetto che anima la One Ealth di cui ha parlato la dottoressa Annalisa Santucci del dipartimento biotecnologie, chimica e farmacia dell’Università di Siena nell’ambito dell’incontro del Festival della Salute con gli studenti del liceo Piccolomini dal titolo “Il futuro dell’agricoltura, del cibo e dell’alimentazione”.
“E’ ragionare su una visione globale della vita sul pianeta pensando al rispetto dell’uomo, degli animali e dell’ambiente – ha spiegato Santucci -. Oggi la produzione intensiva, il consumo esagerato e i notevoli scarti mettono a rischio l’ecosistema, bisogna ragionare su un’economia alimentare circolare che porti sulle nostre tavole prodotti a basso impatto, così come bisogna cambiare le nostre abitudini ed evitare gli sprechi. Sono troppi i rifiuti alimentari che produciamo e che dobbiamo imparare a ridurre e a riutilizzare nel concetto di circolarità che dovrà portare al punto di rifiuto 0”.
Mangiare sano e consapevole è dunque la chiave per vivere bene e a lungo. Come?
“Seguendo una dieta corretta e uno stile di vita regolare” ha spiegato la dottoressa Barbara Paolini, medico chirurgo, direttore UOSA dietetica e nutrizione clinica AOU Senese. “La dieta mediterranea è appurato che sia la migliore per la salute dell’uomo. La piramide alimentare che tutti conosciamo mostra quali e quante volte alla settimana è bene consumare carne, pesce, cereali, legumi etc. L’invito è a bere molta acqua e consumare tanta frutta e verdura, indispensabili per l’organismo. Attenzione, il termine dieta non indica un regime alimentare per perdere peso ma uno stile di vita che comprende oltre al cibo, l’attività fisica e la scelta di alimenti genuini. Leggete bene le etichette quando fate la spesa ed evitate i piatti già pronti che sono ricchi di sostanze nocive. Dico no alla bistecca coltivata in laboratorio di cui si sta parlando perché è un prodotto chimico”.
Le coltivazioni e gli allevamenti intensivi, dunque, rispondono alla grande richiesta di cibo del mondo occidentale ma non sono sinonimo di qualità e fanno danni all’ambiente. L’invito degli esperti è di tornare ad una agricoltura di qualità. “I produttori bio rispettano l’ambiente – ha spiegato Giuseppe Romano, presidente dell’associazione italiana agricoltura biologica -, quando acquistate un prodotto che viene dalle nostre aziende siete certi della genuinità. Lo si riconoscono dal simbolo che accerta la provenienza. Sta crescendo la cultura per un consumo consapevole”.