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sabato, Novembre 23, 2024

Museo del Palio, il candidato Pacciani ha le idee chiare

Dottor Pacciani non facciamo torto a nessuno se la coinvolgiamo in un discorso sul prospettato museo del Palio. Nessun suo prossimo avversario ha acquisito il titolo per confrontarsi, a parte il professor Montomoli che sul tema si è già espresso pubblicamente…

Dunque partiamo da quel che dice il per ora candidato da Azione-Calenda… E’ l’aspetto che più ci interessa: un museo per descriverci a chi non ci conosce o un museo per raccogliere ciò che ci dà più orgoglio e dignità… ma che magari non rappresenta l’elemento più spettacolare?

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“Dissento in questo da Montomoli: il Museo del Palio non serve ai senesi, non serve ai contradaioli che si riconoscono già nei propri musei o nel Comune. Non sono i senesi ad avere necessità di un museo sul Palio. Può servire invece un bel racconto sul Palio per chi viene da fuori; un racconto complesso che tra l’altro deve suscitare curiosità e voglia di approfondire ma che non deve saziare completamente il cuore e la mente. Qualcosa che sveli ma non completamente, che faccia intravedere ma che mantenga alta l’attrazione seduttiva, che induca il turista a capire che il Palio può essere compreso e interiorizzato solo se vissuto, che ha una sua magia che lo rende quasi inafferrabile, ma che per sentirlo va in qualche modo partecipato fisicamente”.

Le cronache ci parlano di molti ritocchi al progetto originale dell’architetto Milani. Comunque sembra indiscutibile che la collocazione coinvolgerà i Magazzini del Sale, privando il Comune di Siena della sua valenza a ospitare esposizioni temporanee. Cosa ne pensa? E’ la soluzione migliore o è mancata la fantasia di ipotizzare nuovi ruoli per i molti contenitori inutilizzati della città?

“La problematica del museo del Palio è di mia conoscenza dai tempi dell’amministrazione Valentini. Fu durante il suo mandato che si iniziò a parlare del museo del Palio. A mio avviso Valentini fece un errore di metodo demandando totalmente alle contrade la fattibilità o meno del museo. Errore di metodo perché con difficoltà le contrade possono, in maniera autonoma, trovare una visione e una sintesi comuni su questo tema e perché, a mio avviso, il Comune ha il diritto/dovere di ipotizzare, progettare, realizzare e CONDIVIDERE (non a caso maiuscolo) qualsiasi cosa ruoti attorno al Palio, essendo il Comune stesso l’organizzatore dell’evento”.

“Tuttavia prima di accedere all’attualità – aggiunge Pacciani -, mi consenta di premettere le mie convinzioni più profonde: è necessario che spieghi cosa è per me il Palio e credo, senza presunzione, di non essere fuoristrada rispetto a ciò che pensa o sente la maggior parte dei contradaioli. Il Palio è l’apice di un vissuto contradaiolo che si dipana nel tempo di una vita e che trova nel Palio stesso i suoi momenti di estasi. Non credo di sbagliare se paragono la vittoria del Palio ad un orgasmo, all’atto finale di un approccio amoroso quale è il rapporto contradaiolo/contrada. Può esistere la contrada senza Palio? Forse sì. Può esistere il Palio senza contrada? Senz’altro no. Già, sono domande sterili, forse capziose, ma è per far capire che il Palio senza tutto ciò che lo precede in termini di vita contradaiola vissuta in modo partecipe ed intenso diventa una bella corsa di cavalli in uno scenario fantastico ma niente di più. Come è possibile rappresentare tutto ciò in un museo? Difficile, forse impossibile ma è giusto che un’Amministrazione si ponga la domanda se a Siena, città del Palio, il Palio possa essere rappresentato e in quale modo ai visitatori/turisti”.

Chiaro. Venendo quindi all’annuncio dell’attuale giunta?

“L’attuale amministrazione era partita bene: una commissione autorevole sia dal punto di vista scientifico e culturale che come sensibilità contradaiola, il giusto coinvolgimento delle contrade con rappresentanti del Magistrato e del Consorzio Tutela, ma tale processo partecipativo non è mai veramente decollato. La partecipazione e la condivisione non sono proprio nelle corde di questa Amministrazione. E concludo dicendo che un processo partecipativo vero su un tema così identitario sarebbe stato obbligatorio così come un processo che andasse a coinvolgere la parte amministrativa della città nella fattispecie il Consiglio comunale… Ed è segno di incapacità gestionale non averlo realizzato”.

Con i riaffioranti spifferi che arrivano da quella che era la grande banca-mamma, c’è da pensare che un bel po’ di spazi anche Monte dei Paschi li lascerà inutilizzati nei prossimi 5-10 anni… Vogliamo spendere ancora due parole sul tema dei contenitori: valenze incredibili in prospettiva o grandi preoccupazioni per manutenzioni e ristrutturazioni per le quali sarà impossibile trovare con facilità la finanza necessaria?

“Il problema dei contenitori è uno dei temi del programma ma sono talmente tante le potenzialità inespresse da un punto di vista culturale ed economico della città che, se la città riparte, forse non saranno neppure sufficienti”.

Scusi, la buttiamo là, conosce il Gioco della Torre? Museo del Palio o museo della Nobil Contrada del Bruco? Non risponda… è che volevamo portare il discorso su quel che esiste, la cui valenza il nuovo deve esaltare e non ridurre… Viene detto dal suo competitor Montomoli – che avrà a richiesta ampia capacità di replica – che questo museo del Palio non dovrà esser solo per turisti, ma andare oltre, fino a divenire memoriale. E le contrade, allora? Ci interesserebbe la sua opinione…

“Non concordo con Montomoli neppure quando identifica nel museo del Palio il luogo fisico del contenitore di archivi sulla Festa. Esiste un Consorzio Tutela Palio che può svolgere e già svolge questa funzione. Starà a questo organismo, detentore da tempo delle immagini del Palio, decidere come, dove e quando creare un archivio digitale o meno sul Palio. Esiste quindi l’Istituzione che si occupa di conservare le immagini del Palio ed è a questa istituzione che i contradaioli, attraverso il magistrato, possono delegare non solo la tutela ma la conservazione e il reperimento di immagini, suoni e interviste legate al Palio. E’ questa istituzione contradaiola che potrà fare accordi con l’Istituto Luce o con privati per acquisizioni o temporanei depositi di immagini”.

E non va dimenticato che di musei/esposizioni a Siena ce ne è uno “vivente”: il corteo storico, il cui decoro e la cui magnificenza oggi sono in forte degrado. Giusto spendere per una cosa che ha analogia, senza aver ancora la soluzione per il problema che sta assumendo connotati di urgenza?

“Se si riferisce alla problematica del rifacimento delle monture per il corteo storico non sono così pessimista e non lego il museo del Palio a questo evento. Ci sono segnali positivi. L’accantonamento economico che il Magistrato delle Contrade fa annualmente da alcuni anni, stornando fondi dal proprio bilancio, e il contributo straordinario, 500.000 euro mi pare, della Fondazione stanno a testimoniare una rinnovata attenzione e programmazione sia del mondo contradaiolo che delle istituzioni su questo tema”.

Quando l’abbiamo conosciuta, ci ricordò un vissuto con qualche drammaticità, ai tempi in cui venne proposta la promozione dell’intero sistema museale contradaiolo con fini prettamente commerciali. Ma i musei, sui quali le contrade hanno investito moltissimo, non godono di sostegno Mibact/BeniCulturali (p.es. https://www.beniculturali.it/luogo/museo-della-contrada-del-leocorno) e non sono vincolati ad aperture periodiche e per loro natura devono esser visibili ai turisti “profani”? Ci spiega per cortesia gli antefatti e il suo pensiero?

“L’iniziativa prevedeva che per tre mesi nei fine settimana, in alternanza, i musei di contrada fossero aperti con una bigliettazione. Aveva due obbiettivi: capire quale poteva essere l’attrattiva dei musei di contrada nei confronti di un’utenza non senese e capire se i musei di contrada avessero potuto fare rete per aprirsi a visite esterne. L’iniziativa fece scalpore. Opera laboratori fiorentini, partner dell’iniziativa, era vista, allora più di ora, come il diavolo; la parola “fiorentini” risvegliò uno spirito “montapertiano”, politici senesi declamarono che, dopo questa svendita a Firenze e a orde di profittatori, le contrade non sarebbero più state le stesse, illustri storici discettarono che l’iniziativa era poco elegante. Ricordo che in tre mesi con questa modalità di aperura, i musei furono visitati da circa 600 persone e che ci fu un priore che, nonostante la condivisione in Magistrato, all’interno della propria contrada prese le distanze dal progetto. Ricordo anche che il Cral del Monte dei Paschi, dopo aver effettuato 400 prenotazioni, coraggiosamente le disdisse tutte. Certamente l’iniziativa è servita a dare fiducia alle contrade in merito all’apertura dei propri musei. Quasi tutti adesso aprono, ognuno con la modalità che ritiene più opportuna”.

Le sei liste che compongono il Polo civico

Le abbiamo chiesto due volte il suo personale pensiero su aspetti programmatici, ma a questo punto del suo cammino dovremmo chiederle ogni volta cosa dice il programma della sua coalizione… Giusto? E magari ora vuole anche presentarci sinteticamente le valenze della sua coalizione?

“Il programma lo stiamo facendo con i cittadini tramite il percorso strada per strada che ha già realizzato 14 incontri in 7 quartieri della città e sarà reso noto a marzo quando gli incontri saranno terminati”.

State lavorando nell’ipotesi di un voto anticipato a metà di aprile e per la fine di questo mese contate di aver chiuso ogni formalità organizzativa. Quali e quante saranno alla fine le liste presentate che chiederanno il voto per lei? E ci conferma che non presenterà un proprio listino? Cosa vuol dire al momento a coloro che la stanno supportando da oltre sei mesi?

“Le liste elettorali saranno sei, quante sono le associazioni che fanno parte del Polo civico che, tra l’altro, potrebbe anche crescere ancora. Io, lo confermo, non intendo presentare una mia lista”.

Il museo del Palio, così come i cinque grandi cantieri,… Siamo nella fase in cui l’amministrazione uscente sta sciorinando le sue realizzazioni e progettazioni… Ma dopo l’arrocco del sindaco De Mossi queste opere che la città stava aspettando da un decennio non hanno chiara paternità politica… Nel senso che chi ha costretto il sindaco a farsi da parte non può assumersi meriti alternativi a De Mossi che tuttora c’è e che intende espletare la sua funzione fino a conclusione del mandato. Che ne pensa?

“Non mi piace questo fiorire di cantieri e progetti a fine mandato: è spudoratamente e scandalosamente elettoralistico, come, se ho ben capito, l’annuncio del candidato del centrodestra insieme al museo del Palio. Cosa c’entrano le due cose insieme se non al fine di una strumentalizzazione politica del Palio? Io rifuggo questi metodi che fra l’altro vogliono far passare i cittadini da allocchi”.

Con le elezioni molto probabilmente anticipate ad aprile, sfuma la possibilità per De Mossi di dare seguito alla sua idea di fare un Palio straordinario in primavera. Se ne acquisirà titolo, lo farà lei a settembre o la prossima primavera?

“Il Palio, come credo di aver spiegato, è per me un bene identitario prezioso per la nostra comunità civica. Come tale non va inflazionato. Mi fa sorridere la domanda che mi pone. Il Palio straordinario richiede un evento straordinario. Non è nella discrezionalità del sindaco, né dei capitani, né dei priori, di farlo o non farlo. Ha un iter ben preciso da seguire fin dalla richiesta per giungere all’accettazione da parte delle contrade. Ancora una volta: non va fatto per cercare consenso elettorale. Usarlo a tal fine è quasi una bestemmia”.

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