18.5 C
Siena
martedì, Maggio 6, 2025

A Siena arriva la parola d’ordine “remigrazione”

CasaPound rilancia la campagna “Inverti la rotta”. Un’idea contraria all’integrazione e giuridicamente irrealizzabile

Anche a Siena è comparso lo slogan “Inverti la rotta”. Si tratta della parola d’ordine scelta da CasaPound Italia per promuovere, a livello nazionale e locale, la cosiddetta “remigrazione”: una proposta politica estrema che prevede il rimpatrio di immigrati, anche regolari, e in certi casi persino di cittadini nati o cresciuti in Italia.

Il movimento ha lanciato la campagna nei primi mesi del 2025 e la sta portando avanti con striscioni, raccolte firme e azioni simboliche in varie città italiane, tra cui Siena, dove è presente da tempo con una sede in via Santa Caterina, dove offre attività politiche e sociali.

- Advertisement -

La parola “remigrazione” è un neologismo mutuato da ambienti identitari, e non va confusa con il rimpatrio di persone senza titolo di soggiorno. Si tratta infatti di una proposta che non fa distinzioni tra chi ha commesso reati e chi lavora, tra chi è appena arrivato e chi è qui da decenni, tra chi è ospite temporaneo e chi è cittadino italiano. Il principio che muove questa idea è etnico-culturale, non giuridico: non conta il passaporto, conta la “radice”. In quest’ottica, l’integrazione non è vista come un obiettivo possibile o auspicabile, ma come una minaccia all’identità nazionale.

CasaPound sostiene che molte aree urbane italiane – compresa Siena – sarebbero diventate “ostaggio degli immigrati”, e che per risolvere i problemi di degrado, disoccupazione e insicurezza occorrerebbe rimandare indietro migliaia di persone. A partire dal 15 febbraio, la campagna è stata rilanciata su tutto il territorio nazionale con l’obiettivo dichiarato di “riconquistare simbolicamente e fisicamente spazi e città dove la politica ha fallito”.

Tuttavia, questa proposta si scontra frontalmente con i principi costituzionali, con il diritto internazionale e con la realtà sociale ed economica del Paese. La “remigrazione” – intesa come espulsione generalizzata su base etnica o culturale – è giuridicamente impossibile. È vietata dalla Costituzione italiana, che tutela l’uguaglianza dei cittadini e i diritti fondamentali della persona, ed è incompatibile con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e con la normativa UE. Ogni allontanamento deve avvenire caso per caso, per ragioni documentate e attraverso procedimenti legittimi: non può essere applicato in modo collettivo o discriminatorio.

Oltre a essere irrealizzabile, la remigrazione è anche una proposta profondamente ingiusta. Nella città di Siena – come in molte altre realtà italiane – lavoratrici e lavoratori stranieri svolgono mansioni fondamentali per l’economia e per il benessere collettivo. Operano nell’assistenza agli anziani, nella ristorazione, nell’agricoltura, nell’edilizia, nella logistica. Parlare di “inversione di rotta” significa, nella pratica, ipotizzare la cacciata di persone che lavorano, pagano le tasse, educano i figli, parlano italiano e si prendono cura delle famiglie italiane.

Il progetto di remigrazione non solo nega l’integrazione, ma la combatte attivamente. È una visione del mondo che esclude, che mira a semplificare con la forza le complessità della società contemporanea. È, in fondo, una risposta propagandistica a problemi reali – diseguaglianze, precarietà, crisi sociale – per i quali servono invece politiche serie, giuste e inclusive.

A Siena, la comparsa di questi striscioni non sarà un dettaglio secondario. Ci sarà spazio nostra città per queste idee? Oppure le forze democratiche sapranno riaffermare le idee dell’integrazione non come una minaccia, ma come una sfida comune? Che la dignità delle persone non può essere selezionata su base etnica?

Related Articles

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

ULTIMI ARTICOLI