La dichiarazione programmatica di Settimio Bigliazzi per la candidatura a Segretario, al Congresso di oggi Venerdì 29 novembre dalle ore 18 a Fontebecci
Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Settimio Bigliazzi, iscritto Pd, nell’approssimarsi al cogresso del circolo.
Consentitemi prima una nota autobiografia. Sono iscritto al Pd soltanto da qualche anno. Ho dovuto aspettare la pensione per riconquistare il diritto ad essere di parte, partigiano. Di tornare ad essere iscritto ad una formazione politica.
La ragione sono i quarant’anni passati al servizio della Polizia di Stato.
E sì che già al tempo della scuola superiore non solo partecipavo al movimento degli studenti ma militavo delle fila della federazione giovanile comunista italiana.
Come la militanza di allora, si sia legata al lavoro, e poi oggi alla scelta del Partito democratico, è un tema in cui almeno io, per me, per quello che mi riguarda un filo rosso lo intravedo: la scelta della legalità e delle Istituzioni. Ma è un altro tema.
Oggi e qui devo dire perché intendo candidarmi a segretario di questo circolo e quali sono in sintesi i punti programmatici su cui vorrei cimentarmi. Potrei avere del tempo a disposizione che vorrei mettere a disposizione della mia comunità. L’impegno politico di base ha sempre riscosso un fascino per me. Vengo da una famiglia dove la politica era di casa. Il babbo è’ stato un dirigente tra i fondatori della rappresentanza associativa degli artigiani della Cna in questa provincia.
Fare politica, nel territorio, mi intriga ancor più da quando a distanza di decenni ho ritrovato alcuni compagni e alcune compagne del periodo della giovinezza.
La passione è indispensabile, ma occorre anche il rigore dell’impegno, della responsabilità e dell’organizzazione.
Essere una parte non significa non considerare i beni comuni della città e anche il bene comune rappresentato dal partito. Mi muove la consapevolezza che il partito è di tutti. Dopo la competizione è sempre necessari l’unità. Ritrovare una comunione d’intenti. Uno spirito e volontà unitaria. Un programma di lavoro comune.
Il nostro circolo, così come è stato delineato dalla riorganizzazione è vasto e complesso. Praticamente il nord della città. 15 sezioni elettorali; 15.000 elettori. Il complesso degli impianti sportivi della città; sedi universitarie, il policlinico, una sede del gruppo Bmps; siti dell’industria farmaceutica; centro commerciali. La porta per Firenze, per il Chianti, per la Montagnola.
Non è poca cosa. Rafforzare la presenza dei democratici qui è parte essenziale di un progetto per ritornare ad essere non soltanto il primo partito elettorale, ma la forza propulsiva del futuro centrosinistra che vogliamo rimettere alla guida della città.
Perché questo sia possibile domani, alle elezioni del 2028, oggi dobbiamo riuscire a dispiegare nel territorio tutto il nostro ruolo di opposizione.
Per far questo abbiamo bisogno di rapportare costantemente l’iniziativa del circolo a quella del gruppo consiliare in uno scambio corrente e continuativo. Portando nel territorio l’iniziativa dell’opposizione in Consiglio; proponendo istanze del territorio da portare in consiglio comunale.
Al contempo dovremo saper declinare nel nostro territorio anche i grandi temi della politica nazionale: la pace, l’Europa, il Medio Oriente, le sfide globali come quella dell’ambiente e del clima; riuscendo magari a rendere visibile il Partito Democratico e le sue possibili alleanze politiche.
La sede del Circolo deve diventare il punto di organizzazione non solo dell’attività di tesseramento e autofinanziamento; ma anche il punto in cui si mantiene una relazione organizzata, attraverso gruppi di lavoro, con i diversi territori. Petriccio, Acqua Calda, San Miniato, Scacciapensieri, Vico Alto devono restare punti di riferimento visibili della nostra attività.
Così come non dovremo ricordarci delle sezioni elettorali soltanto il giorno delle elezioni. Bisognerà pensare a qualcosa come a una sorta di comitati di seggio permanenti. Evocare lo slogan “strada per strada” è bello, bisognerà però capire come praticarlo. Incontri e riunioni di caseggiato potrebbero essere sperimentate e inserite nel programma di lavoro.
In sostanza concludendo penso che, facendo perno sul circolo, dovremo fare una lettura dei luoghi del territorio in cui rendere visibile la nostra presenza con presidi, volantinaggi, iniziative le più varie.
Facendo appello al saper fare di iscritto elettori e simpatizzati.
Dobbiamo saper suscitare una nuova fase di volontariato da destinare alla politica. In particolare dovremo saper fare appello alla grande alle grandi potenzialità espresse dalla partecipazione delle donne.
In questo progetto di radicamento nel territorio inoltre dovrebbe far parte una riflessione sugli strumenti di comunicazione politica di base nell’era dell’intelligenza artificiale. Riuscire magari ad andare oltre alla comunicazione attraverso le chat di whatsApp.
Non basterà insomma un “semplice” Comitato di Circolo. Bisognerà far in modo che tale comitato sia appunto il motore di una “macchina volontaria” più ampia, che si proponga progetto ambiziosi di recuperare all’iniziativa politica, culturale, ricreativa (festaiola?) di spazi della città.
Dovremo per questo entrare in contatto con tutte le forme di socialità e associazionismo democratico, in particolare di quelli giovanile, che si muovono in questa parte di città.
Settimio Bigliazzi