E’ interessante sentire sul congresso senese del Partito Democratico anche l’opinione di iscritti che non rivestono o hanno rivestito nel passato cariche politiche preminenti, ma fanno parte da molti anni del tessuto cittadino professionale. Chiediamo quindi ad Alessandro Lepri, avvocato senese, tra i fondatori del Partito Democratico in città, ma con un punto di vista più esterno rispetto alla politica attiva del Partito, alcune brevi risposte sul tema del nuovo segretario cittadino.
Dalla sconfitta elettorale ad oggi come giudichi il percorso del PD cittadino?
“Direi che il percorso del partito, sia stato un non percorso, nel senso che l’immobilità sembra sia apparsa evidente. Il Commissario, come era facile prevedere non era e non è stata una soluzione: nemmeno per gli iscritti che l’avevano chiesta e sostenuta come l’avvento di un messia. Installare un quadro del Partito, per quanto valido, dall’esterno e quindi senza che questi possa avere avuto nemmeno una vaga idea della città, ma con poteri pressoché assoluti, appariva solo nella premessa, una strategia perdente, se si pensava di raggiungere una soluzione unitaria che ricomponesse le diverse visioni interne al Partito”.
“Oggi – continua il legale senese – le molteplici candidature alla carica di Segretario, ridotte a due solo per l’applicazione cavillosa delle regole elettorali, appaiono da un lato sintomo di una vivacità e diversità di opinioni ma anche la più evidente delle sconfitte di questa pensiero. Ma comunque confido che gli iscritti sapranno scegliere, che prevalga il senso della democrazia e che venga posta fine a questa fase”.
A tale proposito, il Congresso servirà davvero a rendere chiaro che il PD si è scrollato di dosso il passato e punta dritto al futuro?
“Risponderei più volentieri a questa domanda dopo il Congresso! Il Pd porta il peso, peraltro, a mio avviso, equamente da dividere con buona parte della Città – quest’ultima vittima della propria particolare, ma profondamente distorta, visione del mondo -, di un periodo devastante, che ha profondamente cambiato il tessuto economico e sociale. Approfondire tale tema, di fronte alla Città, sarebbe stato atto dovuto da parte del Partito e dei propri organi direttivi: a mio parere ciò non è avvenuto a sufficienza e la carenza ha portato alle sconfitte elettorali di cui ben sappiamo. Sarebbe stato infatti necessario poter dimostrare, anche con un cambio di passo nelle proprie cariche direttive, che il PD era pronto per il futuro: vedremo se il messaggio sarà ora chiaro ai propri iscritti”.
Tutti vogliono l’unità, il rinnovamento, la democrazia e la partecipazione. Ma poi la realtà è a volte diversa perché non sempre le parole corrispondono ai fatti e spesso è difficile distinguere. Tu che idea ti sei fatto? La Salluce è il nuovo e quindi è il rinnovamento? Vigni l’usato sicuro e quindi l’ortodossia?
“Conosco da tempo Rossana Salluce che stimo ed ho sostenuto anche come candidata al Consiglio Comunale, e conosco molto bene e stimo altrettanto Simone Vigni: ciascuno di loro ha la propria storia personale e politica, che li rende entrambi candidati senza ombre, per essere eletti Segretario cittadino. Poiché però non credo che una persona da sola possa rispondere all’esigenza di rinnovamento che richiede oggi il momento, mi interrogherei piuttosto sui programmi portati dai due candidati e sulle persone che potrebbero aiutarli necessariamente a realizzarli”.
“Su ciò – conclude Lepri – ritengo che il programma di Simone sia molto più innovativo perché rivolto ad un vero rinnovamento, e soprattutto molto più aperto a quelle persone che davvero possono portare idee nuove nel partito. Non vedo sinceramente, a parte la candidata Salluce, molte novità nell’altra proposta. Spero e credo che a Simone Vigni possa essere democraticamente consentito di far assumere a questo Partito il giusto atteggiamento per percorrere il futuro”.