Intervista a Roberto Bassan, fotografo esperto che d’agosto ha vissuto la sua prima volta a bordo pista
Roberto Bassan ciao, ci siamo. Siamo ai saluti. Da parte nostra è stata una bella esperienza, da parte tua?
“Devo dire che anche per me è stata una bellissima esperienza. Essere in prima linea e poter seguire l’evento in prima fila è stato spettacolare. Una prima esperienza mozzafiato. Devo farvi anche i complimenti per la vostra professionalità giornalistica, reattività e logistica dei post sempre accurati e precisi. E’ stato per me un onore aver potuto contornare i vostri articoli con le mie immagini”.
Siena Post ti ringrazia, ma… Ah, scusa, gli altri sanno poco. Tu hai vissuto quest’anno la prima esperienza da fotografo di Palio, noi abbiamo vissuto l’esperienza di avere un fotografo in Piazza… Secondo te come è andata?
“Come prima esperienza molto bene, non è sempre facile riuscire ad organizzare il lavoro in campo, selezione, gestione e invio file, ma spero di essere stato all’altezza della situazione. A mio avviso ci sono margini di miglioramento, ma come partenza non mi lamento”.
Allora, ci hai già raccontato che sei di Thiene, ma arrivi a Siena-Monteriggioni negli anni 2000; che hai una famiglia, istriciaiola e che fai il fotografo. Raccontaci allora delle tue due sbandate di vita. Perché il fotografo? E perché la famiglia a Siena?
“Ho sempre avuto una grossa attrazione nei confronti dei mezzi di comunicazione dalla parola alla fotografia che mi è da subito entrata nel cuore. Ho pensato per molto tempo che i video fossero un mezzo più completo; il movimento e l’audio rendono tutto più reale e diretto. La foto è un singolo frame… Ma in realtà, negli anni, guardando i lavori dei grandi maestri, mi sono roso conto di quanta potenza possa avere un’immagine. Sono arrivato a Siena nel 2001 e la storia è troppo lunga e ricca di dettagli da definirmi quasi destinato ad essere qui. Per raccontarne una, i miei genitori, nel 1971, sono venuti a Siena per il loro viaggio di nozze e mia madre un giorno mi disse “ricordo di aver comprato un fazzoletto in Piazza del campo” e andandolo a cercare mi tirò fuori il fazzoletto dell’Istrice. Un caso? Chissà”.
Con tutti gli altri fotografi hai realizzato il magazine il Tufo. Dove si trova, quanto costa, ci consigli di acquistarlo e perché?
“Collaboro da moti anni con il Tufo al cuore; si trova in edicola a 8 euro ed esce tre volte l’anno. Due edizioni escono a pochi giorni dai Palii di luglio e agosto e la terza a dicembre. E’ un lavoro di collaborazione tra giornalisti e fotografi che raccontano i quattro giorni della festa ed è arricchito da molti servizi sulla storia della città, delle contrade, curiosità e molto altro. Cerca di raccontare le emozioni in presa diretta, viste da più occhi distribuiti in tutta la piazza e non solo. E’ il frutto di un percorso profondo nella festa e cerca di portare agli occhi dei lettori dettagli speciali, conoscenza storica ed emotiva”.
Vorremmo dirti che i nostri centralini bruciano di lettori che vogliono sapere di più delle tue foto, ma non è vero. Ma… tranquillo la ragione è che non abbiamo voluto telefoni fissi in redazione… Se qualcuno davvero volesse contattarti come fa a rintracciarti?
“Dalla prima esperienza, anche se ci fossero stati, non mi aspettavo centralini impazziti, ho molto ancora da lavorare ma in primis quest’esperienza me la sono assaporata in ogni sua sfaccettatura perché, come si sa, in queste occasioni il tempo, per questioni di impegno e ritmo della festa, passa veloce e non volevo perdermi nemmeno un secondo. Io sono presente su facebook con il profilo Roberto Bassan, su instagram come robertobax e se volete su whatsapp ma solo messaggeria, raramente rispondo a numeri sconosciuti, al 3479240835… Se mi volete chiamare prima inviatemi un messaggio”.
Secondo noi in ritratti sei una forza de… l’otturatore, in scatti d’insieme si può progredire. Ma la ragione è che ti ci devi abituare o è l’impostazione di base che dai alle tue apparecchiature che poi lì per lì non puoi stare a cambiare?
“In occasioni lavorative spesso si lascia da parte il lato artistico, per questione di tempo e per comprensione nel lavoro di cronaca. Molti scatti potrebbero risultare poco consoni al progetto editoriale. Ho molte foto fatte cogliendo momenti particolari. Le macchine a livello di impostazioni sono in continuo movimento, lavorando in manuale e tutto sempre in evoluzione in relazione alla situazione, luce e profondità. Sicuramente vivere il Palio con ritmi più lenti permette molto di più seguire progetti più artistici…”
Quando sei andato in Piazza che apparecchiature avevi con te?
“Lavoro con due macchine la Nikon D500 con un obiettivo 18/35 f1.8 e una Z6II Nikon con il 70/200 f2.8. Mi danno la possibilità di essere pronto in tutte le situazioni che mi si presentano”.
Allora ci hai promesso una cernita di cinque foto, mostracele e spiegaci perché queste e non altre…
“La prima. I bambini sono da sempre i soggetti più ricercati perché hanno davvero la spontaneità che negli anni si perde. La bellezza dei loro occhi racconta di un mondo perfetto incontaminato ma immerso in una festa che li vede sempre curiosi e affascinati da tutto quello che li circonda. Non a caso due delle quattro mie copertine del Tufo immortalano dei bambini”.
“La seconda. La storia del palio mi ha sempre affascinato. La gestione organizzativa che persiste da centinaia d’anni è strepitosa. Ho seguito una notte anche la stesa del tufo passando una notte intera in piazza. Mi piace questo scatto perché alla fine il palio è una manciata di secondi sul tufo. Il rumore degli zoccoli, la polvere, le contrade che sfilano a velocità pazzesche, cavalli che si piegano per impostare curve mozzafiato, ma tutto passa rapidamente… queste impronte sono un segno tangibile che non è stato un sogno, qualcosa oltre le emozioni impresse nel cuore… Sono rimaste anche delle tracce in piazza”.
“La terza. I carabinieri a cavallo sono da sempre un evento immancabile che precede la prova generale e il palio. Sono sempre stato legato alla divisa dei carabinieri avendo avuto nell’Arma dei familiari e negli anni mi sono avvicinato sempre più a loro al punto di diventarne amico. Ho avuto più occasioni di andare a Roma anche su loro invito e ogni volta che vengono a Siena è come ritrovarci tra amici che non si sono mai lasciati. Sono particolarmente legato a loro perché tra loro ho trovato davvero persone di cuore”.
“La quarta. Luci e ombre, due elementi legati tra loro e fondamentali per lo scatto. I contrasti, i colori competono per una bella foto. Il pennello del fotografo è la luce. E’ con la luce che dipingiamo il nostro mondo. Siena offre degli scorci pazzeschi, ne sono innamorato. Ad ogni ora del giorno tutto continua a cambiare e i tagli di luce rendono tutto incredibile. In una frazione di secondo tutto cambia, tutto si evolve ed è tutto lì davanti a te”.
“La quinta e ultima. Il palio, visto a poca distanza è stata un’esperienza davvero strepitosa tenendo conto che da ventitre anni sono a Siena e questa è stata la prima volta che ho seguito la Festa dalla pista. Emozione doppia. I movimenti tra i canapi, il silenzio di una piazza gremita all’arrivo della busta, assurdo. Cuore a mille. Poi tutto si muove e iniziano i tre giri e in quel momento tutto si spegne. La piazza, il rumore, tutto muto. Io rimango lì a seguire i cavalli da dietro l’obiettivo. Io e il mio mondo. Io e le mie emozioni. Io e il mio amore per Siena”.
Cosa caratterizza la foto del Palio? Il movimento o la luce?
“Il palio, considerando anche le prove è caratterizzato da entrambe per questioni di cambi luce tra mattina e pomeriggio e, nei due casi di quest’anno, anche da variazioni metereologiche. Ma anche la componente movimento è rilevante. E’ un crescendo dalle prove con tutto che ha prima ritmi umani e rilassati, poi si arriva al palio con l’esplosione massima di velocità e potenza. Tutte e due le cose devono essere ben bilanciate. Luce e movimento sono due componenti legate e tutto deve essere considerato e controllato. Le prove ci aiutano a trovare le giuste misure ma all’arrivo del palio tutto cambia, tutto ha il battito più accelerato”.
Un tuo desiderio che nasce da questa tua esperienza?
“Ogni esperienza lavorativa lascia sicuramente a livello professionale una maggiore maturità nel gestire tutta la situazione ma vivo ogni cosa come una sorta arricchimento personale, un nuovo pacchetto emotivo che metto nel mio zaino e che farà sempre parte di ciò che sono. Spero un po’ meglio di ieri ma sempre con sete di nuove avventure. E’ stata una bella esperienza e spero di farne altre ma in ogni caso ora mi godo quello che ho vissuto ora, quel che sarà sarà e, se sarà, voglio essere pronto”.
Le foto di questo servizio ci sono state date da Roberto Bassan